Voglio allontanarmi dal solito genere, parlando dei Thriller; i quali credo abbiano molto più mercato degli horror. Diciamo la verità, piacciono di più proprio perché sono ispirati a qualcosa di reale, ai criminal cases che sentiamo quotidianamente e che ci fanno tremare. Infatti analizzando il significato del termine “to thrill”, vuol dire appunto rabbrividire. Gli elementi che tanto contraddistinguono questo genere sono: suspense, tensione, ritmo incalzante, imprevedibilità.
Personalmente sono del parere che i thriller per antonomasia sono quelli firmati da Alfred Hitchcock, i cosiddetti classici per intenderci. Poi ci sono quelli psicologici, come il Sesto senso (1999) o Memento (2000), senza contare quelli di impronta poliziesca, quelli più che si indirizzano sul mistero o sull’horror più puro, insomma c’è ne è per tutti i gusti, ma ovviamente qui sarebbe difficile menzionarli e sviscerarli tutti quindi ci soffermeremo solo su quelli divenuti veri e propri cult della cinematografia.
(Attenzione contiene SPOILER)10. MISERY NON DEVE MORIRE (1990)- di R. Reiner. Ovviamente è ispirato al romanzo di Stephen King e rappresenta un intrigante riflessione sul difficile mestiere dello scrittore, protagonista della storia. Un thriller indemoniato. Realmente angosciante la descrizione di un’apparente tranquilla signora di provincia chiamata Bates, colta da furia omicida, che si trasforma da fan in paranoica sequestratrice tenendo letteralmente in pugno il protagonista, tutto questo perché Misery, personaggio dei suoi romanzi, non può e non deve morire. Insomma un’ammiratrice che nessuno scrittore vorrebbe mai incontrare…
9. SHINING: 1980- di S.Kubrick. Thriller lucido caratterizzato da un’introspezione pazzesca. Una pellicola che palesa apertamente quanto sia pericolosa l’irrazionalità umana soprattutto quanto sfocia in pazzia, come un germe inarrestabile che si ciba della nostra mente, annientando ogni residuo di razionalità. Film non apprezzato dallo scrittore S. King in quanto considerato irrealistico e non fedele all’omonimo romanzo. Beh forse Kubrick, artisticamente parlando, ha voluto personificarsi proprio nel protagonista Torrance, mostrando quel declino umano favorito da liberazione dalle responsabilità con conseguente annientamento di tutti i presunti ostacoli e quindi, come a volerci guidare verso questa consapevolezza, ci propone nella scena finale la fotografia in bianco e nero, datata 1921, di Torrance insieme agli altri invitati alla festa.
8. IL SILENZIO DEGLI INNOCENTI: 1991 – di J. Demme. Questo film si è aggiudicato ben cinque Oscar quindi vuol dire che Hollywood, nonostante sia satura di pellicole, abbia riconosciuto a questo film un qualcosa di decisivo rispetto alla cultura di questi anni. Basato sull’omonimo romanzo dello scrittore T.Harris, il film risulta carico di tensione già dalle prime scene, alcune di esse poi sono rimaste nell’immaginario collettivo come la maschera da tortura medievale di Hannibal.
7. SEVEN: 1995 – di D.Fincher. Un classico del thriller anni ’90, ricco di atmosfere cupe e tormentate, in grado di rendere palese quanto sia senza confini l’atrocità umana e allo stesso tempo quanto sia sottile il filo tra ragione e irrazionalità. Ottima interpretazione del combattuto Brad Pitt che fino alla fine vorrebbe uccidere l’assassino ma non ci riuscirà mai neanche di fronte alla morte della sua giovane moglie (interpretata da Gwyneth Paltrow). In lui potremmo vedere ognuno di noi, quando siamo presi dalla rabbia più accecante di fronte al bivio tra il barlume della ragione e la vendetta quella più sanguinaria che ci accomunerebbe ad un serial killer.
6. MANHUNTER – FRAMMENTI DI UN OMICIDIO: 1986 diretto da M. Mann. Si tratta della prima apparizione ufficiale sul grande schermo dello psichiatra antropofago Hannibal Lecter (chiamato Lecktor), e qui interpretato da Brian Cox. Forse molti di voi non sapranno che il soggetto di questo film, probabilmente della maggior parte delle pellicole di questo genere, è tratto dal romanzo “IL DRAGO ROSSO” DI THOMAS HARRIS. La storia la conosciamo tutti e ruota intorno alla personalità di un efferato serial killer ricostruita grazie alla tenace e travagliata indagine del poliziotto che ne è alla caccia. Insomma che dire una bella storia resa ancora più realistica per la descrizione profondamente psicologica del pluriassassino quasi a giustificare la natura umana.
5. I DIABOLICI: 1955 diretto da Henri-Georges Clouzot. Questa pellicola è basata sul romanzo “Celle qui n’était plus” (1952) di P. Boileau e T. Narcejac e può essere definito un diabolico thriller, molto articolato e ricco di tensione che ha saputo fornire tantissimi spunti arricchendo tutto il thriller a livello globale, soprattutto quello italiano che prenderà il via con La ragazza che sapeva troppo (1962) di Bava. Il regista Clouzot è stato persino definito l’Hitchcock francese anche se purtroppo la sua carriera non è stata così fortunata, risultando in molti casi poco convincente per il grande pubblico. In ogni caso, con I Diabolici ha saputo arricchire il genere thriller fino ai giorni nostri. Questo è un film per il quale meno si parla della trama meglio è, altrimenti si andrebbe a rovinare il cosiddetto effetto sorpresa che non deve mai mancare in una pellicola di questo calibro. Da autore di romanzi devo ammettere che quello che ho più apprezzato in questo film è la presenza dello humour che non guasta mai, e soprattutto che il racconto non viene mai forzato o accelerato con scene eccessive che in ogni caso avrebbero forse eliminato l’ attendibilità narrativa.
4. IL BUCO: 1960 di J. Becker. Considerato un capolavoro del cinema carcerario. Il film inizia con la scena in un’autofficina all’aperto in cui un uomo chino sul motore di una Citroen 2 CV col cofano alzato molla gli arnesi, si avvicina alla telecamera e dice: «Buongiorno, il mio amico Jaques Becker ha ricostruito una storia vera: la mia». Pellicola ricca di tanta suspense di narrazione, dove il regista punta su una messinscena realistica, affidandosi ad una macchina da presa statica ma non immobile pronta a cogliere gesti, movimenti, espressioni e sguardi.
3. GLI UCCELLI: USA 1963 – di Alfred Hitchcock. Il film propone una storia di apparente catastrofismo ecologico portando sul grande schermo un ritratto apocalittico del mondo. Questa pellicola viene considerata da molti un capolavoro invece per altri rappresenta l’inizio della decadenza di Hitchcock. Beh, a parte le critiche discordanti, chi non ricorda la famosa scena in cui Melania durante la traversata della baia viene ferita da un gabbiano (segno dell’inizio di un imminente minaccia da parte dei volatili), forse l’insita paura in noi di essere attaccati quando un volatile si avvicina dipenderà proprio da questa scena entrata ormai nell’immaginario comune?
2. LA FINESTRA SUL CORTILE: USA 1954 – di Alfred Hitchcock. Questa pellicola mi ha sempre fatto pensare che in fondo “siamo tutti un po’ guardoni”. Scherzi a parte, la trama in generale non sembra delle più interessanti, tutto ruota intorno al punto di vista del protagonista James Stewart, azzoppato e direi quasi costretto a subire lo spettacolo che il suo binocolo registra dalla sua finestra rendendolo consapevole di tutto ciò che accade nel suo vicinato quasi a violare quelle intimità segrete e scheletri nascosti. Il film rappresenta un appassionante indagine investigativa in perfetto stile da detective su un presunto omicidio a cui James crederà di aver assistito dalla sua finestra che coinvolgerà anche la sua fidanzata interpretata da una giovane ed elegante Grace Kelly.
1. PSYCHO: USA 1960 – di Alfred Hitchcock. È una delle pellicole più apprezzate ed osannate dalla critica mondiale, ed in effetti merita, in quanto ha creato un modello estetico che ancora oggi non ha smesso di essere imitato. Infatti lo spettatore si sente letteralmente inchiodato alla poltrona proprio per l’incalzare tra tensione e suspense. Poi non manca un finale a dir poco raccapricciante con quella sagoma travestita che è molto più spaventosa dei mostri digitali di oggi, alla stregua lo sguardo alienato e angosciante di Norman Bates che forse oltre a chiederci un po’ di complicità vuole svelarci cosa realmente si cela nella mente umana.
Cult o meno, i thriller fanno parte delle nostre paure quotidiane, ci aiutano a superarle ed a porci domande su come ci comporteremmo noi in determinate situazioni.
Quindi per usare una frase anglosassone direi: “good bless the thriller!”