Kiké Maíllo torna a Sitges con un thriller in anteprima mondiale. La recensione di A Perfect Enemy
Del filmaker Catalano Kiké Maíllo, formatosi alla prestigiosa “ESCAC”, scuola di Cinema di Barcellona, avevamo apprezzato Eva (2011), suo lungometraggio di esordio, toccante storia fantascientifica che filosofeggiava su ciò che rende l’umanità umana e nutrivamo quindi molte aspettative per il suo nuovo lavoro: A perfect enemy, adattamento per lo schermo del romanzo “Cosmetica del nemico”, della scrittrice Belga Amélie Nothomb.
La storia vede l’affermato architetto Jeremiasz Angust (interpretato dall’attore Polacco Tomasz Kot), tenere una conferenza a Parigi dinanzi a un folto pubblico, dopo avere preso un taxi per l’aeroporto, in una giornata di pioggia, viene avvicinato da una ragazza dal bizzarro nome di Texel Textor (Athena Strates, che sembra avere una predilezione per la “perfezione”, avendo preso parte lo scorso anno a L’inganno perfetto, al fianco di Helen Mirren e Ian McKellen) che gli chiede un passaggio per l’aeroporto. Chiacchierona e distratta, Texel dimentica la valigia sul marciapiede e per recuperarla fa perdere il volo ad entrambi; nella sala di attesa dello scalo aereo Jeremiasz non riesce a liberarsi della petulante giovane, che sembra conoscere oscuri particolari del tormentato passato dell’uomo (la moglie è scomparsa 20 anni prima) e quello che sembrava solo un gioco di seduzione assume ben presto i contorni di un sinistro piano criminale.
Maíllo, rispetto al libro della Nothomb, arricchisce la sceneggiatura con flashback e dettagli del passato dei due personaggi della storia, che in origine si svolge tutta nella hall dell’aeroporto ed è costruito come un lungo dialogo drammatico tra i due e cambia il sesso dell’antagonista di Angust (nel romanzo era un uomo), cercando di virare la vicenda in un thriller psicologico. “Ci sono alcune tematiche che mi interessano molto, come il senso di colpa, i fantasmi del passato e le cose che cerchiamo di nascondere agli altri, ma che in un modo o nell’altro vengono sempre fuori. Nel bene o nel male, non possiamo sfuggire alla nostra natura”, ha dichiarato il regista riferendosi ai cambiamenti introdotti; Purtroppo, nonostante la buona prova dei due protagonisti, gli affascinanti titoli di testa (una costante di molti suoi lavori) ed alcuni efficaci effetti speciali, il materiale da cui parte Kiké Maíllo per imbastire il suo film è un po’ scarno e non gli è di aiuto nel costruire un thriller che riesca a catalizzare l’attenzione dello spettatore. Il libro della scrittrice Belga è infatti un racconto di appena 112 pagine, claustrofobico, ambientato interamente in un unico luogo, con soli due protagonisti che dialogano per tutta la vicenda. Dopo la curiosità iniziale in cui cerchiamo di capire cosa Angust e Textor stiano nascondendosi, A perfect enemy, appesantito da una mancanza di azione, non riesce a mantenere vivo l’interesse dello spettatore ed anche il colpo di scena finale è intuibile con largo anticipo.
Nella sua conferenza all’inizio del film, Jeremiasz Angust cita lo scrittore Francese Antoine de Saint Exupéry (famoso autore de “Il piccolo Principe”): “Si raggiunge la perfezione non quando non c’è nient’altro da aggiungere, ma quando non rimane nient’altro da togliere”, ecco, forse il regista Catalano ha preso un po’ troppo alla lettera questa affermazione, aggiungendo troppo poco e togliendo troppo al suo lavoro!
Titolo: A Perfect Enemy
Titolo originale: A Perfect Enemy
Regia: Kiké Maíllo
Attori: Athena Strates, Dominique Pinon, Tomasz Kot, Marta Nieto
Paese: Spagna, Francia, Germania
Anno: 2020
Genere: Thriller
Durata : 89 minuti