Niente di peggio di una donna umiliata! Ecco la recensione dell’undicesimo episodio di American Horror story: Cult: Great Again.
[Attenzione! L’articolo può contenere spoiler!]
Alla fine, è successo. L’allievo ha superato il maestro: Ally ha tradito Kai. Lontani sono i giorni in cui bastava l’innocuo volto di un clown per terrorizzare la donna. La paura è diventata furia, la furia vendetta e Kai Anderson ne è stato travolto. “Non esiste niente di peggio al mondo di un uomo umiliato.” aveva detto Kai molto tempo fa. Beh, non aveva fatto i conti con l’ira di una donna.
Da vittima a carnefice, Ally distrugge la setta dei Clown del Caos. Era prevedibile fin dall’inizio che il culto di Kai prima o poi, come ogni setta, avrebbe avuto una fine violenta, ma il “come” sia avvenuto è stato davvero perturbante. Il veder sorgere e cadere questo culto è stato tremendamente reale.
Forte nella sua vittoria, Ally non solo ricomincia a vivere, ma con Kai in carcere è lei stessa che si getta in politica, sfruttando la sua nuova notorietà. Tuttavia, il “marchio” che Kai le ha lasciato addosso è un’arma a doppio taglio. Ally è la sopravvissuta, è ancora la vittima di Anderson agli occhi del mondo e questo non sarà sufficiente per vincere. La donna, però, ha imparato un’altra importante lezione dal suo “maestro”…
E Kai? Ha accettato così tranquillamente la sua sconfitta? Certo che no! Il carcere non lo ha certo fermato a creare un nuova setta fra le sue mura. Anzi, Anderson sembra più deciso che mai a portare a termine la sua vendetta.
Il confronto finale tra Ally e Kai è ormai alle porte. Chi sarà a dominare: la furia dell’uomo o l’ira della donna?