Antebellum è un film del 2020, diretto da Gerard Bush e Christopher Renz. È uscito direttamente sulla piattaforma Amazon Prime Video, saltando a piè pari la sala cinematografica a causa dell’emergenza globale del Covid-19, che ha portato alla chiusura dei cinema. Nel film che rappresenta l’esordio per i due registi, troviamo Janelle Monáe cantante/attrice molto attiva del movimento Black Live Matter, Eric Lange, Gabourey Sidibe e Jena Malone, già nota agli estimatori di The Neon Demon.
Il film uscito in home video con Eagle Pictures, è disponibile in DVD e nella versione che ci è giunta da recensire 4K Ultra HD + Blu-Ray, dotata di elegantissimo slipcase nero e con un comparto extra curatissimo comprensivo di: Making of – Di fronte alla storia, Scene tagliate, Piano sequenza iniziale, Un accenno di horror e il Trailer. Per un totale di oltre 84 minuti di materiale inedito.
La pellicola si apre con un lungo piano sequenza che sembra voler sfogliare a ritroso le pagine della storia, e che ci catapulta nella campagna americana in piena guerra di secessione o giù di lì. In una grossa magione circondata di campi di cotone e gremita di schiavi che lavorano nei campi, si sta per compiere l’esecuzione di una schiava che pare abbia tentato la fuga, i suoi aguzzini sono soldati degli Stati Confederati che controllano l’intero complesso agricolo. Dopo questo tragico evento, faremo la conoscenza di Eden, una schiava che non sembra essere una donna comune, anzi in qualche maniera intuiremo che ricopre o ricopriva il ruolo di leader tra la sua gente. Per quanto possa sembrare assurda l’idea, visto il contesto storico, pare che alcuni schiavi facessero affidamento su di lei per una possibile fuga dalla piantagione.
Non oso andare oltre nell’illustrarvi la trama, perché Antebellum è un film capace di sorprendere con un notevole colpo di scena, che però è suggerito sin dai primi minuti. L’idea per questo film trae ispirazione dall’incubo avuto da Gerard Bush (uno dei due registi), che subito dopo, insieme a Renz, ha deciso di trasporla in un racconto breve. Un’ottima storia, un thriller sorprendente dalle sfumature horror, ma anche un manifesto politico, che ci ricorda amaramente quanto sia ancora importante lottare contro quella parte di “umanità” che gode di alti privilegi, guadagnati con un sistema discriminante verso le razze e il genere femminile. Voglio togliermi subito un sassolino dalla scarpa, avvertendovi che probabilmente i detrattori lo etichetteranno come un film “moralista” o “politically correct”, o l’ennesimo “film sul razzismo” di cui non si sentiva il bisogno. Ma questi poco entusiasti dell’opera di Bush e Renz, sono probabilmente maschi caucasici annoiati da temi sociali che non li sfiorano minimamente, gli stessi che per paura di perdere il loro status da privilegiati, vi diranno che il cinema non deve essere veicolo di ideologie, ma semplice intrattenimento, ufficializzando così la loro profonda ignoranza in ambito artistico.
La pellicola comincia con un’ambientazione che vuole richiamare le atmosfere di Via col vento di Victor Fleming e lo fa con un ardito ma meraviglioso piano sequenza di 4 minuti realizzato con una stady-cam e 800 metri fatti a passo d’uomo, che ci immerge nello splendore sfarzoso delle “Antebellum homes” , e prosegue andando ancora più in profondità nell’orrore della schiavitù. Antitesi del suddetto film, racconta finalmente la verità non detta di un’epoca assolutamente spaventosa per chi nasceva con il colore della pelle “sbagliato”. Pedro Luque, direttore della fotografia, si è fatto addirittura inviare da Liongate, le lenti con cui è stato girato Via col vento per creare un’atmosfera simile, la qualità del risultato è decisamente lampante.
Attenzione inizio spoiler
La trama è estremamente originale e non sembra riproporre nulla di già visto: erroneamente si potrebbe pensare che sia in qualche modo una copia di The Village di M. Night Shyamalan, ma a differenza di quest’ultimo in Antebellum viene ricreato un mondo a parte, un “parco giochi degli orrori” dove l’aristocrazia si macchia nuovamente delle orripilanti malvagità del passato. Mentre nella pellicola di Shyamalan viene creata un’ambientazione che rievoca il passato, ma che basa la sua strategia sulla menzogna, ingannando il popolo e illudendolo che ci sia un male esterno. Allegoria del potere politico e della manipolazione che attuano i governi, che ritroviamo piuttosto simile semmai nel bellissimo Dogthoot di Yorgos Lanthimos.
Anche Antebellum non si esime però dal mandare un messaggio politico forte: infatti è un vero manifesto contro il razzismo e il patriarcato, che aggiunge elementi reali e “easter egg” emotivamente davvero pesanti, per dare alla pellicola un significato estremamente profondo. Infatti, è stato girato in una vera piantagione nel Sud della Louisiana, dove lavoravano realmente gli schiavi e dove ancora sono rimaste intatte le baracche dove dormivano. In questa location immaginate Janelle Monáe, straordinaria nella sua interpretazione della schiava. Profonda, autentica, quasi posseduta dallo spirito dei suoi antenati, recita calpestando la terra nella quale riecheggiano i “fantasmi” della schiavitù e mentre lo fa, in una scena brandisce un copriletto che fu, per volontà dei registi, quello di un vero schiavo. Quello stesso copriletto, lo ritroveremo appeso nella casa di Veronica come opera d’arte e come simbolico trait d’union tra quel passato e il presente. Un passato che non muore mai.
Ma non sono solo i “dettagli” a gridare giustizia, il film è anche molto diretto e diventa uno slogan contro il razzismo sistemico e la white supremacy, quando Veronica cita la frase: “La sola cosa che abbiamo da perdere sono le nostre catene” di Assata Shakur, attivista delle Black Panther e quando scopriremo che il libro di cui è autrice si intitola “La caduta dell’indole mite”, quell’indole che attribuisce una parte di responsabilità anche a chi tollera tale sopraffazione. L’intera pellicola è una condanna nei confronti di qualsiasi forma di razzismo e discriminazione, e regala un’immagine forte di ribellione contro un sistema razzista e maschilista profondamente radicato nella società.
In questo senso sono emblematiche due scene della pellicola: una è quella in cui Eden con una giubba da nordista cavalca in mezzo ad una simulazione di guerra, dove sembra quasi impersonare lo spirito di un pellerossa nell’ultimo grido di battaglia, e l’altro è quando dopo aver dato fuoco ai suoi aguzzini, la protagonista si allontana brandendo la fiaccola e rievocando l’immagine della Statua della Libertà, falso idolo del nuovo mondo.
Fine spoiler
Antebellum è anche un ottimo thriller, capace di creare un’ambientazione così distopica e in bilico tra il surreale e il plausibile che sfiora abbondantemente con nostro grande piacere anche il genere horror. Impeccabile in ogni suo aspetto tecnico, vi avvolgerà nella vicenda, inizialmente grazie all’ottimo piano sequenza e le scenografie, a seguire con una recitazione convincente e una fotografia che vi lascerà a bocca aperta. Se poi volete cogliere il significato sociale e politico della pellicola, preparatevi a conferire un importante riconoscimento alla coppia di registi, per la loro lotta all’uguaglianza.
Titolo: Antebellum
Titolo originale: Antebellum
Regia: Gerard Bush, Christopher Renz
Attori: Janelle Monáe, Eric Lange, Gabourey Sidibe, Jena Malone
Paese: USA
Anno: 2020
Genere: Horror, thriller
Durata : 105 minuti