L’epidemia passa attraverso i social network. La recensione di Antisocial 1 e 2.

Antisocial 1 e 2 - Recensione
Antisocial 1 e 2 – Recensione

Nel 2013, pochi anni dopo il boom social network, il canadese Cody Calahan decise di mettere su pellicola le sue preoccupazioni circa la deriva digitale della società moderna dando alla luce Antisocial: horror che attacca in modo esplicito il mondo delle piattaforme online di ultima generazione. Due anni dopo, lo stesso Calahan ha rilasciato un seguito diretto che approfondisce alcuni aspetti della storia ed amplia il discorso cominciato col capostipite.

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Il primo capitolo di Antisocial è ambientato durante la notte di capodanno e quasi tutti gli avvenimenti si svolgono all’interno dell’abitazione di uno dei protagonisti. Il film sin dai primi minuti introduce di peso lo spettatore nella narrazione, chiarendo già dal prologo il clima di imminente apocalisse che permea la vicenda.

Arrivati a casa di Mark, Calahan ci presenta tramite i rispettivi profili social dei sei protagonisti: una prima intuizione che già da sola veicola palesemente il messaggio di fondo dell’intera saga. Da qui alla catastrofe è questione di minuti: il film non perde tempo e nella prima metà di visione il climax cresce in modo ottimale, cogliendo nel segno e coinvolgendo lo spettatore nel dramma vissuto dai personaggi.

Purtroppo, il grande pregio di Antisocial è anche il suo grande difetto: la prima parte della storia è di buon livello ma dice troppo e subito, esaurendo di conseguenza gli argomenti della seconda parte di pellicola. Difatti, al giro di boa il plot si sfilaccia: il tutto diventa ridondante e la percezione di un regista senza più idee arriva beffarda e sardonica già a metà film. La scelta di palesare fin da subito tutti i risvolti narrativi paga ma fino ad un certo punto, costringendo la sceneggiatura a ripiegare sui cliché per portare a casa la fatidica “ora e mezza”.

Nel complesso Antisocial è un prodotto sufficiente, che critica aspramente l’imperante digitalizzazione della nostra società utilizzando la sempre calzante metafora degli zombie come immediato parallelismo fra i morti-viventi e gli utenti dei social. Certo, non ci sono riflessioni illuminanti ed è tutto molto semplificato, ma il tentativo resta da lodare. Buono il comparto tecnico, meno la recitazione, con la protagonista Michelle Mylett a regge la baracca. Come detto, una seconda parte masticata depotenzia un lavoro comunque da recuperare.

Passando al seguito, Antisocial 2 riparte dalla fine del film precedente e ripropone la stessa Mylett nei panni dell’eroina Sam. Rispetto al primo episodio, di ispirazione Carpenteriana per la location chiusa e debitore di opere come Cell (King 2006) e Ringu (Nakata 1998) per il concetto, questo sequel veleggia dalle parti di Danny Boyle e de La città verrà distrutta all’alba (Romero 1973), con la giovane protagonista che si aggira gravida per un mondo in piena epidemia e immersa nel più totale caos.

L’opera espande i confini del film originale, calcando ulteriormente la mano sul parallelismo fra utenti e zombie virando poi sul cospiratorio, con il social network RedRoom che diventa il perno principale di tutta l’impalcatura narrativa. Come già accaduto con Antisocial, Calahan si perde nelle seconda metà di narrazione: la prima parte risponde bene alle aspettative, mentre la seconda – con l’ingresso in gioco delle unità governative e del solito bambino deus ex machina – appesantisce il tutto, rendendo complicato l’arrivo al finale amaro e ben congegnato.

Come anticipato, anche in quest’occasione l’autore sfrutta l’horror a tema infetti come metafora e non ha paura di osare critiche sfacciate ai social network. Pur essendo un prodotto a basso costo tecnicamente non dispiace, mentre il livello recitativo si attesta sulla sufficienza. Tutto sommato un sequel dignitoso, che soffre di un secondo tempo troppo derivativo e fiacco per superare il primo capitolo.

In definitiva quella di Antisocial è una saga da riconsiderare, se non altro per la filosofia di base di questi tempi attualissima. Un classico esempio di contenuto che supera la forma, quest’ultima comunque da non disprezzare. Pecca di numerosi scivoloni nel già visto, errori comunque veniali per un autore ad inizio carriera.

Titolo: Antisocial
Titolo originaleAntisocial
Regia: Cody Calahan
Attori: Michelle MylettCody Ray ThompsonAdam Christie
Genere: horror, sci-fi, apocalittico
Durata: 90 minuti
Anno: 2013
Paese: Canada

Titolo: Antisocial 2
Titolo originaleAntisocial 2
Regia: Cody Calahan
Attori: Michelle MylettStephen BogaertJosette Halpert
Genere: horror, sci-fi, apocalittico
Durata: 90 minuti
Anno: 2015
Paese: Canada

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