Il Bad Taste teutonico di Olaf Ittenbach sbarca in Italia . La recensione di Black Past.

Può un film cominciare con una bambina che viene colpita da una mannaia che le spacca in due il cranio? Si, se parliamo di Black Past, film d’esordio di Olaf Ittenbach girato nel 1989.

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Quando si parla di violenza, il teutonico genio degli effetti speciali non va per il sottile: non c’è spazio per bigotti, perbenisti e schizzinosi, questo è… l’ultra gore tedesco. Parliamo di un genere di horror iper violento, che anche ai giorni nostri nessuno avrebbe il coraggio di proporre agli spettatori.

Veniamo alla trama: un giovane ragazzo si è appena trasferito in una nuova casa con la sua famiglia e scopre in soffitta un libro e uno specchio che si rileveranno in seguito essere maledetti. Queste sono le premesse di una trama molto semplice, ma funzionale allo scopo, che ha tantissimi richiami ai cult horror anni ’80, come La Casa di Sam Raimi o Demoni di Lamberto Bava, una sorta di tributo.

Capelli col mullet e vestititi eighties, fanno da sfondo a un film girato con poco “mestiere”, ma molta passione (Olaf all’epoca aveva solo vent’anni). L’opera inizia infatti con una certa lentezza, necessaria a dare corpo alla trama e senso alla storia. Un preambolo atto a introdurci nell’inferno di violenza ultra gore della seconda trance della pellicola, la più bella, quella che rende Black Past un piccolo cult per gli amanti del genere splatter. Una macelleria umana, una vera carneficina, dove nessuno viene risparmiato. Ogni parte del corpo umano viene trucidata senza pudore. La violenza dissacrante di Olaf Ittenbach non ha rivali. Devo ammetterlo, Black Past è riuscito a disgustarmi (in senso positivo).

Ma non ci saranno solo mutilazioni e squartamenti, in Black Past assistiamo anche a trasformazioni demoniache, che vista la carenza di mezzi, non hanno quasi nulla da invidiare a film come Un lupo mannaro americano a Londra di John Landis  o L’ululato di Joe Dante. Gli effetti speciali “casalinghi” sono tra i più convincenti che abbia mai visto, decisamente più efficaci degli sterili effetti in CGI che vediamo spesso nelle produzioni odierne.

La fotografia di Black Past è “inesistente”: ogni sforzo estetico è inficiato dall’estrema povertà dei mezzi. L’intera opera è girata con videocamere VHS in formato 4:3, aspetto che la fa sembrare un filmino amatoriale ingiallito, cosa che gli dona un curioso e riuscito effetto “mokumentary“.

I mezzi sono quello che sono, rozze telecamere con una qualità davvero horror, ma nonostante ciò Olaf Ittenbach riesce a creare una storia che fila dritta: grezza, mal recitata, un po’ trash, ma che ha il sapore di piccolo cult underground. Il Bad Taste germanico, che riversato su cassetta, passa di mano in mano. Un piccolo cimelio da custodire, conservare e vedere tra amici amanti del cinema “diversamente bello”.

Per la prima volta distribuito in Italia da Home Movies, trovate Black Past in una splendida edizione DVD magistralmente illustrata da Giorgio Credaro. In lingua tedesca con i sottotitoli in italiano e con l’introduzione di Alex Visani (curatore della collana Spasmo Video), le featurette Splatterfest, FX Master, trailer e l’imperdibile episodio 1 dello speciale German UltraGore curato da Silvia e Jason di Horror Dipendenza.

Titolo: Black Past
Titolo originale: Black Past Regia: Olaf Ittenbach
Attori: Olaf Ittenbach, Andrea Arbter, André Stryi, Sonja Berg, Susanne Nebbe, Alfons Sigllechner
Genere:
horror, splatter, ultra-gore
Durata: 
75 minuti
Anno: 
1989
Paese: 
Germania
Produzione: 
Home Movies

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