Vincitore del premio Un Certain Regard a Cannes, premio l’Oscar come miglior trucco e Migliori effetti visivi al EFA. La recensione di Border – Creature di confine.
È la prima volta che decido di ospitare la recensione di un film non horror su NAQB, ma la natura soprannaturale della trama trattata e l’estrema bravura registica di Ali Abassi mi hanno spronato a farlo.
Border – Creature di confine è un film drammatico, fantasy e che fondamentalmente parla di amore. Quel sentimento così forte da spingerci a fare ogni sorta di pazzia e a sopportare qualsiasi tipo di dolore. Amore figliale, amore paterno, amore per la vita, amore per sé stessi, istinto di conservazione.
A dirigere l’opera, tratto dal racconto Gräns dello scrittore John Ajvide Lindqvist, troviamo Ali Abassi, regista svedese che sembra quasi saltare fuori dal nulla e che al suo attivo ha solo un horror del 2016 intitolato Shelley.
Tina è una donna tanto brutta fuori, quanto bella dentro. Così meravigliosa da far dimenticare la deformità del suo viso e le rocciose forme del suo corpo. L’attrice che la interpreta, una Eva Melander truccata magistralmente, ha solo il suo triste e desolante sguardo per trasmettere la profonda solitudine che la protagonista prova. Il risultato è toccante.
Tina lavora alla dogana, ed è dotata di un olfatto incredibile, sente l’odore delle emozioni: paura, rabbia, vergogna. È così che riesce a smascherare trafficanti di droga o peggio ancora, pedofili che trasportano file abominevoli. L’incontro con Vore, un individuo che pare essere vittima delle sue stesse malformazioni, gli permetterà di scoprire l’amore e la sua vera natura.
Una regia asciutta insieme ad una magistrale capacità di raccontare il mondo del soprannaturale in modo assolutamente credibile e originale, fanno di Border un esempio di come il cinema fantastico andrebbe trattato. Un centellinato uso della CGI e la magistrale cura del make-up gli sono valsi addirittura L’Oscar come miglior trucco (Academy Award for Makeup), ed in precedenza il premio Migliori effetti visivi al EFA e come miglior film a Cannes nella sezione Un Certain Regard. Non che io sia un fan di medaglie e riconoscimenti, ma tutti questi premi fanno sicuramente accendere l’attenzione su questa pellicola.
Ali Abbassi ci racconta una storia fantasy con l’occhio dello zoologo e la curiosità dell’antropologo. Si, perché gli esseri protagonisti della vicenda sembrano quasi svelati dall’occhio di una telecamera del National Geographic, soprattutto durante una scena di sesso che vi lascerà sbalorditi e sarà una doccia gelata sulle vostre tiepide e ordinarie convinzioni. Il regista usa la mitologia norrea come “scusa” per raccontare la brutalità animale ancora intrinseca nell’essere umano, che si scontra con le infrastrutture della società civilizzata.
Border – Creature di confine è un film meraviglioso, stupefacente, brutale e a volte disturbante, capace di raccontare l’incredibile in modo credibile, e far riflettere sui temi esistenziali che da sempre accompagnano l’evoluzione del genere umano. Possiamo scegliere chi essere o la natura, la razza, il dna hanno il sopravvento sul nostro libero arbitrio?
Titolo: Border – Creature di confine
Titolo originale: Gräns
Regia: Ali Abassi
Attori: Eva Melander, Eero Milonoff, Jörgen Thorsson
Genere: Fantasy, drammatico, sentimentale
Durata: 110 min
Anno: 2018
Paese: Svezia, Danimarca