A 14 anni di distanza dall’originale arriva il remake di Cabin Fever con la regia di Trevis Zariwny e prodotto da Eli Roth.
Che la mente di Eli Roth non fosse propriamente normale lo si era capito subito, quando, ben prima di Knock Knock (2015) e The Green Inferno (2013), egli esordì alla regia con il morboso Cabin Fever.
Era il lontano 2002 e, sebbene siano passati ormai quasi quindici anni da quel giorno, nel corso dei quali sono stati sviluppati sia un sequel che un prequel, il regista statunitense non smette di sorprenderci per i suoi azzardi. L’ultimo di questi, cronologicamente parlando, è sicuramente quello di aver dato il consenso per la realizzazione di un remake del suo primogenito. Anzi, di diventarne addirittura l’executive producer.
Tantissimi cultori di cinema, presunti o tali che siano, hanno subito storto il naso davanti a questo (ennesimo) sacrilegio: i pilastri del genere non si toccano, devono star lì, sotto una campana di vetro ad essere ammirati nel corso dei secoli dei secoli. Amen. La stessa reazione la hanno avuta alla notizia del rifacimento di un altro lavoro intoccabile, Suspiria (1977) di Dario Argento, che vedrà la luce il prossimo anno sotto l’attenta regia del – peraltro bravissimo – Luca Guadagnino. Come dargli torto, d’altronde il prodotto del cineasta statunitense, lungi dall’aver rivoluzionato alcunché, ha di certo il merito di aver incasellato un altro bel tassello nel mosaico del genere. Dietro questo scetticismo preventivo, questa nostalgia cronica che trasforma l’arte in una sorta di mausoleo della venerazione, si cela molto spesso un enorme limite di fondo: quello di aver paura di sperimentare interessanti riletture, aggiungendo o sottraendo dettagli, delle varie opere che hanno segnato la nostra strada di spettatori. Fatta questa (non di certo) dovuta premessa, non ci resta che entrare nel merito del prodotto in sé per capire – per quanto possibile – quali siano effettivamente meriti e demeriti del remake di Cabin Fever.
Intanto è necessario sgomberare il campo da qualsiasi tipo di fraintendimento: a livello puramente narrativo il film si discosta pochissimo dall’originale, il che è senza dubbio un punto a suo favore. Complice e colpevole Randy Pearlstein, che è stato co-sceneggiatore del primo e ha curato interamente la scrittura del secondo. La trama recupera in blocco una delle situazioni più sdoganate nei classici horror: un’allegra comitiva composta da fustacchioni e belle fighe decide di passare una vacanza sul lago, dentro una baita, all’insegna del sesso e dell’alcool; gli eventi precipitano quando, durante una notte, bussa alla loro porta un uomo sanguinante e fisicamente deturpato che chiede il loro aiuto.
Alla regia questa volta c’è invece un certo Travis Zariwny, decisamente poco noto ai più, che trasforma il prodotto di Roth – patologicamente disturbato, come siamo ormai abituati – in un popcorn-movie plastificato ma sicuramente spendibile. Gli elementi per tenere alto il livello di intrattenimento infatti rimangono invariati, ad iniziare dai fiumi di sangue fino alla lampante ostilità degli abitanti del luogo o ai corpi sfigurati e bruciati vivi delle povere vittime. L’aggiunta di qualche chicca, come il bambino con una maschera da coniglio che morde la mano di uno dei ragazzi, o il cane che ringhia con la bava alla bocca, non sorprende di certo ma non sottrae niente al film originale. Insomma, il lavoro di Travis Zariwny non si prende mai sul serio e non vuole scimmiottare il suo primigenio, ondeggiando tra momenti di astuta ironia ed altri, invece, fortemente splatter. Adatte a questo sono le interpretazioni dei protagonisti – Gage Golightly, Matthew Daddario, Samuel Davis, Nadine Crocker e Dustin Ingram – su cui nessuno spicca e che, con la loro scarsa esperienza, divengono pedine perfette per l’imbruttimento dei loro fisici scultorei.
Se Cabin Fever (remake) perde in parte la dimensione squilibrata dell’originale, riesce comunque a fare bene il suo lavoro, confezionando un prodotto capace di divertire e svagare senza mai rallentarne i ritmi. Zariwny, d’altro canto, lo aspettiamo al varco, curiosi di sapere se sarà in grado di imboccare la strada che da Deodato passa per Tarantino per poi approdare alle qualità indiscusse del grande Eli Roth.
Titolo: Cabin Fever
Titolo originale: Cabin Fever
Regia: Travis Zariwny
Attori: Gage Golightly (Karen), Matthew Daddario (Jeff), Samuel Davis (Paul)
Genere: Horror
Durata: 109 min
Paese: Usa
Anno: 2016