Il tema del Cannibalismo al cinema ha stimolato sempre grande interesse dalle pellicole più “romanzate” come Il Silenzio degli innocenti, fino al tanto atteso The Green Inferno; d’altronde conoscete qualcosa di più brutale e agghiacciante del mangiare carne umana?
Fin quando parliamo di pura finzione c’è poco da spaventarsi (col tempo ci siamo talmente abituati a zombie, vampiri e licantropi, che forse se li incontrassimo realmente manco li prenderemmo sul serio!). Invece, parlare di gruppi “incontattati” di cannibali con i quali potremmo trovarci faccia a faccia durante un’escursione turistica casomai negli angoli più incontaminati del globo, è tutt’altro discorso.
Sicuramente non è facile districarsi tra eventi storici e cronaca spesso distorta; ma indubbiamente è da riconoscere, come più e più volte nei miei articoli ho ribadito, che gli eventi ispirati alla realtà sono quelli che meritano di essere presi in considerazione, per quanto “realmente” spaventosi. Quante volte guardando un film vi siete chiesti: i Cannibali esistono sul serio? E la certezza è arrivata quando li avete visti su National Geographic. Secondo gli studiosi, il cannibalismo non è un fattore da associare alle esigenze alimentari, anche se nel corso della storia si sono verificati episodi di cannibalismo alimentare sopraggiunto per necessità o sopravvivenza e non altro; esiste anche un cannibalismo sessuale con diversi assurdi episodi che vanno ben oltre l’umana concezione, e coloro che lo praticano sono definiti come malati mentali patologici, in quanto trattasi di una pratica di egregi assassini.
Invece il cannibalismo rituale per le credenze indigene, è quasi sempre legato all’idea di assumere insieme al corpo anche lo spirito del condannato. La massima concentrazione di questo tipo di tribù, si trova nella foresta amazzonica e nel cuore dell’Africa, il quale è stato lo scenario più recente di episodi del genere, le leggende nere su alcuni leader o aspiranti tali hanno messo nella lista dei più cannibali il centroafricano Bokassa, l’ugandese Idi Amin Dada e il suo compatriota Joseph Kony, ma vere o false che siano, queste storie fortunatamente non hanno mai prodotto fenomeni d’emulazione sensibili, se non in circostanze estreme.
Per noi che apparteniamo al cosiddetto “mondo moderno” ci appare assurdo come possano esistere ancora popolazioni che non hanno mai avuto alcun contatto con la civiltà, come gli indigeni delle foreste pluviali, abituati a cacciare con arco e freccie per mangiare, per loro la presenza di un uomo bianco molto spesso è apparsa come una strana preda da catturare.
Recenti avvistamenti hanno portato alla scoperta di una tribù chiamata Mashco Piro i cui membri hanno vissuto nella giungla in Perù per almeno 600 anni, senza mai essere avvicinati. Negli ultimi anni sono stati avvistati con tanto di macete alla ricerca di cibo in prossimità di luoghi civilizzati. Le autorità, per motivi di sicurezza, hanno vietato il contatto con essi. Vi basta fare qualche ricerca sul web per comprendere la veridicità dei fatti.
Secondo un filmato girato in Amazonia e reso pubblico dalle autorità peruviane, un gruppo di viaggiatori si imbatte in questa tribù, una reale testimonianza di un incontro ravvicinato avvenuto con un gruppo di indigeni “incontattati” lungo la sponda di un fiume. Nel video i viaggiatori prima si avvicinano, poi si allontanano con le loro barche a motore. Alcuni indigeni brandiscono archi e frecce, e uno di loro si prepara persino a colpire l’imbarcazione, segnale della ferocia di questi gruppi. Questo alimenta la fantasia delle persone nel definirli “cannibali” nei confronti dell’uomo bianco.
Nel maggio 2011, un individuo di Mashco Piro ha attaccato la comunità nativa Machiguenga di Shipetiari, uccidendo un giovane uomo con una freccia,e solo grazie all’intervento di altre persone non sono stati in grado di portare via il corpo per farne chissà cosa. Sempre nello stesso anno questa tribù ha ucciso un altro uomo del posto e ferito un ranger. Ad oggi si gioca ancora, o sempre più, sul mistero in merito, probabilmente per attirare quei turisti intenti a provare l’adrenalina estrema. Ma in realtà, non esistono (almeno secondo i sondaggi e le ricerche) gruppi o tribù dove il cannibalismo sia una pratica sociale accettata, per quanto feroci essi possano sembrare. Infatti, nel cuore dell’Africa il rischio correlato al cannibalismo non è quello di essere mangiati, bensì di essere accusati di cannibalismo e stregoneria, con conseguente linciaggio, anche se il confine tra riti ammissibili e quelli che puzzano di demoniaco zolfo è ovviamente molto sottile.
Dal nostro punto di vista, ci piace immaginare nella maniera più adrenalinica, il timore di essere inseguiti e sfuggire dall’ipotetico banchetto fatto con la nostra pelle. Ma tutto questo va bene fino a quando ci troviamo nel nostro mondo iper-tecnologico, sdraiati sul divano di pelle a mangiare ogni tipo di animale fritto; lontani dalla loro ipotetica minaccia, anche se poi c’è da chiedersi: per noi loro rappresentano davvero una minaccia? O molto probabilmente viceversa?