Celebriamo l’uscita in blu-ray di un cult horror unico e mai doppiato in italiano. La recensione di Carnival of Souls
La grande casa editrice Criterion UK ha aperto la settimana con una release della quale il mercato europeo era ancora orfana: l’edizione di Carnival of Souls, pellicola cult del 1962, finalmente disponibile nell’alta definizione del blu-ray disc. Film totalmente indipendente voluto dal regista Herk Harvey e dallo sceneggiatore John Clifford, è decisamente lontano dai canoni imposti dalle major cinematografiche dell’epoca.
La trama del lungometraggio non segue una struttura lineare ma liquida, essendo costruita essenzialmente sulle atmosfere surreali e stranianti. Una sfida di velocità fra due autovetture termina con un tragico incidente: una delle due macchine termina la sua corsa dritta in fondo al fiume. Dalle acque emerge in stato di choc, completamente infangata, l’unica superstite fra le tre presenti nell’abitacolo. La nostra protagonista, segnata dallo sconvolgente evento, cercherà dunque di trovare un suo posto “sicuro” nel mondo, perdendo però progressivamente il contatto con la realtà. Trovato lavoro come organista in una chiesa, comincerà ad avere visioni sempre più frequenti di un uomo sinistro vestito di nero (impersonato dallo stesso regista, l’aspetto del quale ricorda quello dell’Uomo Misterioso in Strade perdute di David Lynch).
L’unico gancio che tiene la protagonista ancorata al mondo dei sensi è un insistente quanto scontroso corteggiatore, ma la persecuzione dell’Uomo in nero si fa tanto soffocante da indurla addirittura in stato di trance. In seguito a una performance organistica che, prendendo le mosse dalla musica sacra, si trasforma in un ritmo dal sapore demoniaco, il parroco della chiesa si vede costretto a cacciarla in malo modo.
La colonna sonora del film merita una menzione speciale: composta da Gene Moore esclusivamente per organo, alimenta e sostiene a meraviglia l’atmosfera ipnotica della pellicola.
Carnival of Souls trae buona parte della sua forza e del suo fascino dalla centralità di una location che spicca sulle altre: il parco divertimenti abbandonato, una sorta di spazio extra-corporeo dove predominano, messe a nudo, le inquietudini dello spirito umano. Il parco viene rappresentato come un posto isolato e in stato di abbandono, lontano pertanto dalla mondanità di città e ormai svuotato dall’originaria funzione di luogo di (effimeri) divertimenti. In questo senso, nell’ultima scena è significativa la presenza del parroco di fronte a esso, di una figura cioè considerata dalla società come tramite tra il mondo corporeo e quello spirituale. Il non-luogo svanisce per lasciare posto alla realtà, che nel finale rivelerà in che modo il destino della protagonista fosse segnato già dal principio.
Il parco divertimenti è popolato da oscure figure alla stregua dell’Uomo in nero. Chi sono questi zombie? Perché la protagonista sembra esservi legata? Fra le tante scene indimenticabili della pellicola vale la pena di ricordarne una: di fronte agli occhi sbarrati della protagonista, gli zombie eseguono una danza macabra che mira a coinvolgere la giovane ragazza.
Girato nello Utah con un budget irrisorio, Carnival of Souls ebbe poca risonanza all’epoca della sua uscita nelle sale cinematografiche. Unica pellicola girata da Harvey, il film ebbe però grande influenza su George A. Romero, leggendario regista de La notte dei morti viventi (1968). Può essere a ragione considerato un precursore dei film dell’orrore indipendenti, fra i quali non può che essere citato Non aprite quella porta di Tobe Hooper, distribuito nel 1973. Questo cult assoluto vi trasporterà nel suo mondo sospeso fra i vivi e i morti.
Titolo: Carnival of Souls
Titolo originale: Carnival of Souls
Regia: Herk Harvey
Attori: Candace Hilligoss, Frances Feist, Sidney Berger, Art Ellison
Genere: Horror
Durata: 84 minuti
Anno: 1962
Paese: USA