I 5 elementi più Inquietanti di ‘Cimitero Vivente’: luoghi, scene e messaggi che ci ricordano la transitorietà della vita.
A volte è meglio essere morti – è la cupa riflessione che introduce il viaggio angosciante di Cimitero Vivente, il film del 1989 diretto da Mary Lambert e basato sull’omonimo romanzo di Stephen King. Nel cast troviamo Dale Midkiff, Denise Crosby, Fred Gwynne, Miko Hughes e Blaze Berdahl. Per i fan di lunga data, così come per chi si avvicina a questo classico per la prima volta, il film è stato rilasciato in una speciale edizione 4K Ultra HD, creata per celebrare il 35° anniversario. L’edizione, completa di uno slipcase rigido, un digibook, il poster originale e 6 cartoline da collezione, include anche una ricca selezione di contenuti extra.
La pellicola racconta la storia della famiglia Creed, che si trasferisce in una “tranquilla” cittadina del Maine. La loro casa è vicina a una strada dove passano molti tir a velocità elevata, ma anche a un antico cimitero indiano. Dopo la tragica morte del gatto di famiglia, Louis, il padre, decide di seppellire l’animale tanto amato nel misterioso cimitero. L’evento causerà il ritorno in vita dell’animale, ma il suo comportamento inquietante sarà il primo campanello d’allarme. In seguito, anche un membro della famiglia verrà a mancare, e Louis sarà tentato di commettere lo stesso errore fatto in precedenza.
La morte tormenta tutti i membri della famiglia Creed in Cimitero Vivente. La pellicola, oltre a ricordare a noi e ai protagonisti l’inevitabilità della morte, ci avverte di quanto la sua negazione possa essere distruttiva. Ecco cinque elementi e momenti chiave del film che rafforzano l’inquietante senso di morte, contribuendo a rendere la pellicola un cult del genere horror.
[da qui CONTIENE SPOILER]
La strada e il cimitero
La strada di fronte a casa, trafficata da grossi e terrificanti camion che sfrecciano a tutta velocità, rappresenta la fatalità e inesorabilità della morte: qualcuno, prima o poi, su quella strada morirà. Il cimitero degli animali è la versione “domestica” del luogo dove anche gli uomini finiranno per riposare in eterno. Tutti i protagonisti dovranno confrontarsi con questi due luoghi e fare i conti con la morte.
La profetica telefonata
Louis riceve una telefonata dalla famiglia lontana e parla anche con il figlio più piccolo, Gage. In quel momento, si sente strano e rimane immobile, spaventato, come se stesse ascoltando la voce di un morto. Un altro presagio della morte, perché il bambino morirà successivamente.
La sorella malata di Rachel
Rachel confida al marito Louis un orribile episodio legato alla morte, risalente a quando aveva solo 8 anni. A quell’età, si era trovata a dover prendersi cura della sorella maggiore, malata di una grave malattia degenerativa che le causava dolori insopportabili e deformava il suo corpo, rendendola un “mostro” agli occhi spaventati della giovane Rachel. Questo evento ha generato in lei una profonda paura della morte, associata alla sofferenza estrema, e ha scatenato un inguaribile senso di colpa, facendole credere di essere responsabile della morte della sorella.
Il terribile incidente
Preannunciato tanto agli spettatori quanto ai protagonisti, arriva uno degli eventi più sconvolgenti: la morte di un piccolo e splendido bambino, avvenuta in modo atroce, investito da un tir. Probabilmente la scena che più ha colpito l’immaginario collettivo e le paure della gente, rendendo questo film uno dei più scioccanti dell’epoca.
La bara che si apre
Dopo aver visto il figlio investito e ucciso, il povero Louis, durante il funerale, viene aggredito dal suocero che, in preda alla disperazione, perde il controllo. Nella colluttazione, la bara del bambino cade, aprendosi in parte e permettendo a Louis di intravedere la mano di Gage. Una scena che fa precipitare Louis in un abisso di dolore e colpisce profondamente il cuore degli spettatori.
Cimitero Vivente non è privo di imperfezioni, e la regia di Mary Lambert, pur non brillando per originalità, si rivela piuttosto ordinaria e funzionale. Tuttavia, la Lambert riesce a creare un’atmosfera funerea che avvolge l’intera pellicola, catapultandoci in un dramma amaro e cinico, capace di lasciarci con un profondo senso di sconfitta e ineluttabilità.