Una teenager alle prese con una madre ex tossicodipendente e una misteriosa fattucchiera. La recensione di Don’t Knock Twice.

Non si sentiva di certo la mancanza di un lavoro sull’argomento, perché Don’t knock twice – letteralmente: “non bussare due volte” – non è altro che l’ennesima, insulsa storia sulle streghe. Sulla strega che rapisce i bambini, per la precisione. A risvegliarsi se le si bussa in casa due volte (“toc toc”, “chi è?”), così racconta la leggenda, è una vecchia fattucchiera che vorrebbe vendicarsi per le accuse rivoltele in passato.

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A pungolare la megera è Chloe (Lucy Boynton), una adolescente che assieme al fidanzato sfida la sorte senza sapere a cosa esattamente andrà incontro. A ciò si incrocia il difficile rapporto con la madre – Katee Sackhoff: viso noto agli amanti degli horror per Oculus, White Noise, Halloween La Resurrezione – ex tossicodipendente che ha stravolto la sua vita per divenire una famosa artista, la quale aiuterà la figlia nell’arduo compito di fermare la strega.

Purtroppo il lavoro scritto da Mark Huckerby e Nick Ostler, diretto da Caradog W. James, non spicca di certo per originalità e gusto estetico. Eppure esistono pellicole recenti – basti pensare a The Witch (2015) ed in parte a Blair Witch (2016) – che dimostrano l’esatto contrario. Il soggetto su cui ruota la vicenda di Don’t knock twice riflette invece la mancanza di idee degli sceneggiatori, dalla dimora diroccata della vecchia alle sue fattezze fisiche, fino ad arrivare ai trascorsi che la hanno riempita d’odio e rancore: tutto non si discosta mai dal già sentito o dal già visto.

A ciò va ad aggiungersi, non di certo come contorno ma anzi come elemento centrale, il rapporto tra la ragazzina e la madre, la prima trascurata e cresciuta per questo sempre al limite, la seconda divorata dai sensi di colpa e conscia delle sue mancanze. Nonostante il legame tra le due venga ben costruito nei momenti iniziali, per mezzo soprattutto della buona interpretazione della Sackhoff e di alcuni dialoghi di spessore, il lavoro perde il nesso metaforico che avrebbe voluto creare tra la sofferenza dell’abbandono genitoriale ed il desiderio di possesso che la megera rantolante ha nei confronti di Chloe. Se in altre pellicole, infatti, questo rapporto tra la dimensione psicologica e paranormale è accentuato – il riferimento al Babadook della Jennifer Kent è d’obbligo – nel film di Caradog W. James passa del tutto in secondo piano.

Non bastano quindi alcuni momenti di tensione o qualche balzo sulla sedia per cambiare il giudizio su un prodotto che, anche sul finale, tenta di ribaltare le carte in tavola con un twist che va ad aggiungere più punti interrogativi rispetto a quelli che risolve.

In compenso, apprendiamo la notizia che la Wales Interactive (la quale si occupa di videogiochi, e non di film) ha lanciato questo aprile l’anteprima di un videogame in prima persona che è la trasposizione videoludica di Don’t knock twice. Il lancio del gioco omonimo era previsto per l’inizio del 2017, in una doppia natura, sia VR che non, disponibile per PC, Xbox One e Playstation 4.

Titolo: Don’t Knock Twice
Titolo originale: Don’t Knock Twice
Regia: Caradog W. James
Fotografia: Adam Frisch
Sceneggiatura: Mark Huckerby e Nick Ostler
Attori:Katee Sackhoff, Lucy Boynton, Richard Mylan, Javier Botet, Nick Moran, Pooneh Hajimohammadi, Jordan Bolger, Callum Griffiths, Ania Marson, David Broughton-Davies, Lee Fenwick.
Genere: Horror
Durata: 93 minuti
Anno: 2017
Paese: Gran Bretagna

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RASSEGNA PANORAMICA
Giudizio
Riccardo Scano
Scrittore abortito, direbbe qualcuno, dalla polvere di questo pianeta. Visita il mio blog personale Phoboshorama.
dont-knock-twice-recensioneDon't Knock Twice è l'ennesima, inutile storia sulla fattucchiera mangia-bambini che viene fatta risvegliare assieme alla sua colera. Al netto di alcuni dialoghi e qualche interpretazione, un prodotto senza connessioni e con un finale non risolutivo.