Oggi provo a confrontare due delle figure più leggendarie della storia che hanno ispirato romanzi e pellicole; contribuendo non poco a creare curiosità e miti attorno alle cosiddette “creature sanguinarie”.
Sto parlando ovviamente del Conte Vlad III di Valacchia (alias Dracula) e la Contessa Elizabeth Bathory (detta anche la Contessa Sanguinaria, di cui già vi ho parlato qualche tempo fa, considerata la più crudele serial killer della storia). Secondo archivi storici, il numero delle sue vittime accertate si aggira tra le 100 e le 300, anche se su un suo diario (non si sa se autentico), ne sono riportate all’incirca 650. Prima di prolungarmi oltre, vi premetto che in questo articolo intendo concentrarmi non tanto sulla biografia di questi due personaggi, bensì sul sadismo dei loro atti.
Infatti della storia biografica del conte ne siamo tutti a conoscenza, basta far riferimento al termine “Impalatore” per comprendere che tipologie di pratiche egli attuava. È risaputo che per noi tutti Dracula rappresenta l’esempio emblematico dell’orrore puro, di quel male più profondo a cui può arrivare la depravazione umana, ma che allo stesso tempo suscita quel fascino oscuro e misterioso che fa dire al giovane Harker (uno dei protagonisti del romanzo di Stoker): «Che sorta d’uomo, o che sorta di creatura in sembianza d’uomo è mai questa?». In effetti il conte Vlad era solito organizzare festosi banchetti invitando tutti quelli di cui intendeva sbarazzarsi. Poi, dopo aver allestito il suo palazzo di pali acuminati, adorava contemplare dall’alto della propria fortezza il martirio dei nemici.
Una delle tante leggende che hanno incrementato il suo mito di vampiro, racconta della sua mania di impalare giovani vergini, da cui veniva spillato il sangue che veniva conservato in una ampolla fra i boccali di vino. Pare che il conte lo amasse bere durante le notti di luna piena e che amasse offrirlo ai suoi ospiti. Non mancano neanche riferimenti a riti di cannibalismo. Ma se la vita di Vlad fu un «bagno di sangue» in senso figurato, quella di Elisabeth Bathory lo fu nel vero senso: infatti torturò e dissanguò centinaia di ragazze, convinta che bagnandosi nel loro sangue potesse raggiungere l’eterna giovinezza. La sua crudeltà fu un po’ diversa da quella del conte Vlad III che uccise molti nemici di battaglia (le cui uccisioni in quel periodo assumevano un significato diverso, visto che la causa scatenante era da ricondursi al campo di battaglia). Bathory uccideva per puro piacere, per capriccio. Anche se l’efferatezza e la depravazione accomunano la storia di entrambi.
Elisabeth infatti, aiutata dal nano di palazzo Ficzkó, un essere deforme, iniziò a punire con torture indescrivibili le sfortunate vittime che facevano parte della servitù. Alle ragazze venivano inflitte torture di ogni tipo: alcune venivano cosparse di miele e legate agli alberi della foresta, dove venivano sbranate dagli animali selvatici, altre venivano mutilate con particolare predilezione per i genitali; spesso venivano strappate loro le labbra vaginali, o bruciato il pube. Le giovani serve così mano a mano svanirono nel nulla, e ben presto si dovette ricorrere alla loro sostituzione con ragazze dei villaggi poverissimi più vicini, dai quali esse erano ben felici di scappare, attratte dalla possibilità di migliorare le proprie condizioni di vita.
È facilmente intuibile come tutta la storia del Conte Vlad e della Contessa Bathory sia intrisa dei classici stereotipi dell’horror gotico: antiche famiglie nobili dell’Est Europa, giovani donne seviziate e uccise, astio viscerale nei confronti degli oppositori, giochi erotici perversi e incestuosi. Insomma per entrambi vigeva la regola: mai contraddirli, e molti loro tratti, se non fosse per la veridicità di molte fonti, potrebbero tranquillamente andare ad arricchire il genere fantasy ottocentesco. C’è da dire, per concludere, che essi hanno arricchito lo stereotipo per antonomasia dell’immaginario vampiresco rispettivamente al maschile e al femminile. Va anche sottolineato che vissero a pochi decenni l’uno dall’altra… Molti miti e leggende fomentano ancora oggi la loro fama di creature immortali; infatti, alcuni sostengono di aver visto vagare il fantasma della Bathory nella sua dimora nei Carpazi, forse, alla ricerca di sangue.