In bilico tra sogno e terrore in un horror tra l’apocalittico e il metafisico. La recensione di Everybloody’s end.
Prima o poi doveva succedere, che la new wave dell’horror indipendente, la quale vive un’indiscutibile momento d’oro, incontrasse definitivamente la grande storia dell’horror italiano in maniera concreta. Everybloody’s end (Crucified) rappresenta quel momento cruciale. È stato un film molto atteso, che ha girando parecchio nei festival (vedi il grande successo al festival di Sitges) e che recentemente è finalmente arrivato home video grazie alla Digitmovies.
Claudio Lattanzi fa parte di quella schiera di registi che ha dalla loro una solida esperienza di set cinematografico e che appartiene all’epoca d’oro del cinema horror italiano. Oltre alla regia dello stracult Killing birds, lo vediamo accreditato in storiche produzione come assistente alla regia (La chiesa, Deliria, La casa 3) e anche come sceneggiatore (La casa 4).
Appena dopo un anno dal suo documentario su Michele Soavi, Acquarius Visionarius, riporta il suo bagaglio di esperienza dietro la macchina da presa per Everybloody’s end.
In un desolato scenario post-apocalittico dove il mondo è piegato da una misteriosa infezione, i pochi superstiti sono braccati dal gruppo paramilitare degli sterminatori.
Dietro tutto questo però c’è qualcosa di molto più oscuro che travalica le barriere del tempo.
Una atmosfera cupa avvolge l’intero film, dove nero e luci notturne sono le basi sulle quali costruire architetture claustrofobiche. Nella forte connotazione fotografica si vede la mano di Ivan Zuccon qui presente appunto come direttore della fotografia.
Nel film convivono parecchie voci dove attori più giovani come Veronica Urban (Herbert West:Re-animator), il più noto come regista Lorenzo Lepori (Catacomba, Notte nuda) e Nina Orlandi (La terra dell’abbastanza) sono affiancati da attori storici come Giovanni Lombardo Radice (Paura nella città dei morti viventi, Cannibal ferox) Cinzia Monreale (L’aldilà, Buio Omega) e Marina Loi (Demoni 2, Zombi 3). Il grosso del peso recitativo è sorretto proprio da questi ultimi che regalano un notevole spessore al film e inoltre rappresentano davvero una sorta di dream team per ogni horror fanatic di qualsiasi angolo del mondo.
In particolare Cinzia Monreale, indimenticabile Emily ne L’aldilà di Lucio Fulci, avvolge di ambiguità un personaggio che attraversa con decisione l’evoluzione della storia conducendola poi verso un terreno sempre più tetro e onirico, fino ad un finale totalmente metafisico che sfonda il muro del cinema di genere per portarlo al piano del cinema autoriale.
Nonostante nel cuore di Everybloody’s end si nasconda un omaggio al cinema horror più classico e in termini più ampi al sogno stesso del cinema, si assiste ad un film tutt’altro che passatista o manierista. Lattanzi gira un film con ritmo e gusto perfettamente moderno e con una originalità che guarda al futuro. E proprio del futuro ne incarna le ansie e le paure, salvo scoprire che sono paure senza tempo. Eventuali limiti di budget vengono cancellati da un montaggio serrato, da pulitissimi interventi digitali e da un sound design che non teme confronti con le grandi produzioni.
Everybloody’s end potrebbe rappresentare un nuovo slancio per il cinema horror indipendente. Forse un film destinato a dividere il pubblico, trovando magari una parte di esso abituato a prodotti di più semplice e immediata fruizione. Di certo è un film che può insegnare molto proprio a quella parte di pubblico ed è altrettanto certo che si farà ricordare da chi invece non attendeva altro che qualcosa di intenso.
Titolo: Everybloody’s end
Titolo originale: Everybloody’s end
Regia: Claudio Lattanzi
Attori: Cinzia Monreale, Giovanni Lombardo Radice, Marina Loi, Veronica Urban, Lorenzo Lepori, Nina Orlandi
Genere: Horror, Mistery
Durata: 73 minuti
Anno: 2019
Paese: Italia