Le novità dell’horror italiano e l’intervista a Daniele Misischia, regista di The End? L’Inferno fuori
Il cinema italiano non ha da offrire solo cinepanettoni, e la rassegna Extramondi tenutasi a Roma, dal 27 al 29 settembre, a cura di Matteo Scarfò, Francesco Castracane e Lucia Patrizi, ce lo ha dimostrato: per tre sere, al Teatro Flavio, proprio nel cuore della capitale, è stata proiettata una raccolta di corti e film italiani di argomento e\o genere fantastico.
La prima sera si è parlato della fantascienza, la seconda sera dell’horror e la terza del grottesco.
Tre serate, tre generi, tre diverse collezioni di opere in tema, tutte made in Italy.
Abbiamo presenziato la seconda sera, la notte horror, assistendo anzitutto alla proiezione di due cortometraggi: il primo, L’ora del buio, di Domenico Emanuele De Feudis, un horror dal taglio classico, in linea con l’iconografia della paura che risale fin dai tempi della letteratura gotica; c’è una bambina, una strega cattiva, una casa senza via d’uscita, e il resto è tutto da scoprire guardando il cortometraggio. L’ora del buio è ben realizzato tecnicamente, intrattiene e soprattutto spaventa, ed ha aperto al meglio la serata horror di Extramondi.
Poi è stato presentato il corto Grandma’s remedy, di Isabella Noseda, la quale era in sala con noi e ci ha parlato in prima persona del suo lavoro. Questo cortometraggio è parte di un film antologico intitolato Sangue misto, oggi acquistabile in DVD o bluray distribuiti da Home Movies.
Lo scopo del film, ideato da Davide Scovazzo, è quello di raccontare, attraverso le diverse voci di vari registi, la realtà e le paure di alcune delle minoranze etniche che vivono sul suolo italiano.
Isabella Noseda nel suo corto ci racconta la comunità africana nella città di Torino, portandoci a scoprire da vicino il mondo del voodoo e della santeria con un stile che riesce ad essere raffinato e brutale assieme.
Infine, prima e dopo la proiezione di The end?-L’inferno fuori hanno dialogato col pubblico il regista e lo sceneggiatore del film, Daniele Misischia e Cristiano Ciccotti; si è parlato del film e della sua genesi.
Gli autori hanno dovuto lavorare più di un decennio su The end? prima di poterlo girare, ed è comunque stato realizzato con un budget limitato: e nonostante tutto il risultato, c’è da dirlo, è sorprendente.
The end?-L’inferno fuori è di certo un buonissimo film che fa accendere le speranze per il futuro dell’horror italiano, che forse si sta ridestando da un torpore nel quale era stato costretto a scivolare negli ultimi anni poiché nessuno -almeno a livello della produzione- era interessato a realizzarlo.
Abbiamo parlato con Daniele Misischia del suo film e gli abbiamo chiesto la sua in merito al cinema horror nostrano:
Zombie a Roma: di sicuro un connubio insolito. Quanto volevi rendere la città protagonista?
Reputo che The end? sia un film che poteva venir ambientato in qualsiasi grande città di potere. Poi io ho la fortuna di vivere a Roma, la città più bella del mondo, e quindi per quel poco che potevo farla vedere abbiamo pensato di omaggiarla. Dal punto di vista commerciale poi, sul mercato straniero un film italiano vende molto di più se possiamo dire che al suo interno si vedrà Roma, perché ovunque nel mondo alla gente piace vedere Roma.
Come mai avete scelto Alessandro Roja come protagonista e com’è stato lavorare con lui?
La scelta del protagonista è stata difficile, serviva naturalmente un attore di certo talento ma non volevamo un volto troppo noto perché non ritenevamo fosse adatto per il film. Un Favino che imbraccia il fucile a pompa sarebbe risultato grottesco.
Abbiamo trovato Roja solo due settimane prima dell’inizio delle riprese, gli abbiamo mandato la sceneggiatura e gli è piaciuta moltissimo. Si è dedicato molto al progetto e credo questo risulti nel prodotto finale; il film è stato girato in ordine cronologico e questo è stato largamente facilitato dal lavoro di Alessandro, che conosceva alla perfezione la propria parte tanto da farci portare a casa dieci, quindici pagine di sceneggiatura in una sola giornata di lavoro. Inoltre trovo che la sua recitazione molto enfatizzata si adatti benissimo alla storia di The End: in Italia siamo un po’ troppo abituati alla recitazione hollywoodiana e al doppiaggio, a interpretazioni composte, ma nella realtà penso che davanti a degli zombie le reazioni sopra le righe di Roja siano molto più credibili.
Quali sono stati i tuoi modelli nella realizzazione del film?
Io e Cristiano Ciccotti ci siamo ispirati molto a 28 giorni dopo (di Danny Boyle, ndr), i miei zombie sono sicuramente legati a questo filone più moderno -lo zombie infetto- che al morto vivente di Romero, emerso dalla tomba.
Altri miei modelli sono Sam Raimi e Lamberto Bava, soprattutto il suo Demoni.
Perchè ultimamente l’horror italiano è andato a rilento?Da un certo periodo in poi i produttori hanno cominciato a vedere l’ horror come qualcosa di seconda categoria, un gioco per ragazzini, preferendo cinema autoriale più serio che però non intrattiene (né la critica né il pubblico). Questo tipo di cinema adesso però sta marcendo e ha fatto in modo che venga fuori più cinema di intrattenimento.
Come vedi il futuro dell’horror italiano?
Vedo che rispetto a qualche anno fa oggi ci sono più possibilità di portare al cinema horror italiano, quindi in futuro potrebbero emergere nuovi giovani autori del genere, come dovrebbe sempre accadere nell’arte in generale. Qualcosa sta cambiando sicuramente, perciò sono ottimista. Anche se c’è da dire che io sono ottimista di natura.
Se avessi completa libertà decisionale e infinite risorse, quale film ti piacerebbe davvero fare?
Mi piacerebbe tanto realizzare un film fantascientifico cyberpunk, tipo Blade Runner, ma in Italia è ancora presto per parlarne.
Quali sono i tuoi progetti per il futuro?
Sono impegnato in un nuovo lavoro, del quale per ora non dico niente per scaramanzia, ma si tratta comunque di un horror, questo completamente diverso da The End?.
Insomma, è con ottimismo che Daniele Misischia guarda al futuro dell’horror italiano, un ottimismo che, almeno dopo la rassegna Extramondi, dopo aver assistito a progetti innovativi come Sangue misto e a pellicole riuscitissime come The end?-L’inferno fuori, ci sentiamo di condividere pienamente: non ci resta che augurare lunga vita all’horror italiano.