I 10 film horror con influenze heavy metal più significativi.
Associare film horror e musica heavy metal sembrerebbe una cosa abbastanza scontata, un binomio dal potenziale esplosivo. E in effetti le band di questo genere hanno spesso tratto ispirazione dai film dell’orrore. Iron Maiden, Metallica, Sodom e innumerevoli altri nomi sfoggiano, nella propria discografia, almeno una dozzina di pezzi che raccontano in riff, virate di doppia cassa e ululati bestiali, di Nosferatu, Il Presagio, Non aprite quella porta e compagnia terrificante.
Basti pensare che il gruppo che si ritiene abbia “creato” l’heavy metal, i Black Sabbath, presero il loro nome dal manifesto inglese del film di Mario Bava, I tre volti della paura. Geezer Butler, bassista della band e grande consumatore di pellicole horror e romanzi satanici, lo suggerì agli altri, che ne furono entusiasti. Da lì scaturì una riflessione decisiva: “se la gente paga per vedere film spaventosi, potrebbe anche farlo per ascoltare musica spaventosa!”.
L’heavy metal nasce così, per mettere paura al mondo. E il primo brano, che poi è la base assoluta di qualsiasi componimento metal, è la canzone Black Sabbath. Questo pezzo dalla struttura simile a un montaggio cinematografico mette in scena, tra rintocchi di campane a morto e pioggia scrosciante, la storia di un poveretto inseguito da una setta di adoratori del demonio che lo vorrebbero sacrificare. Se si chiudono gli occhi e ci si lascia andare alle suggestioni, si può assistere a un film degno dei bei tempi della Hammer. Merito anche del riff portante, una combinazione di note proibite dalla Chiesa, e che Tony Iommi pensò bene di utilizzare. Se volete saperne di più del famigerato tritono, potete cliccare qui.
Ma se ci sono stati ottimi risultati quando i musicisti hanno cercato di trasporre in note le immagini di certi film, non è andata sempre così bene nei casi meno frequenti in cui un regista si sia messo in testa di usare musiche metal come colonna sonora di squartamenti e inseguimenti letali; ancor meno le poche volte in cui si sia tentato di trarre ispirazione da questo genere “malefico” per creare un horror tenebroso ed efficace.
Proveremo comunque a elencarne dieci tra i più riusciti, ma prima di procedere bisogna, una parola su Rob Zombie. Non troverete nessun film diretto da lui e il motivo è semplice. Per quanto provenga dal metal e scriva e diriga i suoi film horror con uno spirito “metallaro” anticonvenzionale e feroce, a livello musicale ha sempre attinto al rock anni 70, per i suoi film, e mai a cose più estreme. Vero, ci sono anche dei pezzi appositamente scritti da lui, ma muovono più sull’atmosferico e l’industriale soft che verso il metallo putrido e malato dei suoi vecchi White Zombie o alcuni dei dischi solisti scritti con John 5.
E ora al via con i dieci film horror metal più rappresentativi di sempre.
Phenomena di Dario Argento (1985)
Il regista romano è sempre stato un grande fan del rock, in tutte le valenze più assordanti e crude. Sin dagli esordi, ha per sua stessa ammissione scritto i propri film pensando alle musiche dei Deep Purple, i Pink Floyd, gli Emerson, Like & Palmer o i King Crimson. Purtroppo i produttori di Profondo Rosso, L’uccello dalle piume di cristallo o Suspiria, non potevano permettersi di ingaggiare nomi così altisonanti della scena rock inglese. Di conseguenza Dario dovette “accontentarsi”, per i primi tre film di Ennio Morricone, e poi, tolta la parentesi controversa con il jazzista Gaslini, iniziò il sodalizio davvero esplosivo con i Goblin, ensamble di talentuosi musicisti romani, al debutto quasi assoluto. L’apice di questa collaborazione si ebbe con Suspiria, che per molti versi è una colonna sonora così rumorosa e violenta da sforare nel metal antelitteram. Ma negli anni 80, Argento cercò di attingere al metallo vero. Ebbe la pensata geniale che fosse perfetto come score delle sue immaginifiche morti piene di sadismo e sangue. Così, per le scene più violente di Phenomena usò brani dei Motorhead e Iron Maiden. (E così poi avrebbe continuato a fare per Opera) Ancora oggi, gli accoltellamenti e le immagini sordide di questo film, risultano, nella mente degli spettatori, inscindibili dalle chitarre cruente e i ritmi forsennati di queste due band britanniche.
Demoni di Lamberto Bava (1985)
Passato al ruolo di produttore, Argento suggerì al suo pupillo Lamberto Bava (figlio del Mario che ispirò proprio i Black Sabbath) di sfruttare il metal per accompagnare le trasformazioni traumatiche dei suoi mostri e gli assalti unghiuti e -“splatterosi” sulle povere vittime. E così, forse in modo un po’ casuale e non del tutto consapevole, Bava usò per il primo e il secondo capitolo della fortunata saga, Motley Crue, Scorpions, Billy Idol e altri nomi più o meno celebri del metal anni 80, con risultati non sempre felici, ma segnanti per l’immaginario filmico horror di quella decade.
Morte a 33 giri di Charles Martin Smith (1986)
L’heavy metal è legato agli 80s. Anche se ha proseguito le sue evoluzioni e involuzioni nei decenni successivi, arrivando fino a oggi, l’attitudine fatta di borchie e catene, jeans strappati e pose edonistiche resta intrecciata agli anni in cui lacca, divertimento e ribellione posticcia, raggiunsero l’apice umano. In quegli anni le band metal andavano in cima alle classifiche con grande facilità. Di conseguenza, anche nelle colonne sonore dei film horror che uscivano allora, era pieno di brani hair metal e hard rock. Una serie di processi al pudore e per fantomatiche istigazione al suicidio nascoste nei dischi in modo subliminale, portarono alcuni dei nomi più grossi del metal nei tribunali. Ne nacque una farsa contro la libertà d’espressione che per fortuna si ritorse contro gli stessi moralistici governatori, fomentati dalle mogli, che la attivarono. Twisted Sister, Judas Priest e Ozzy Osbourne, uscirono a testa alta dai processi e qualcuno pensò bene di trarre spunto per un horror definitivo in grado di coniugare leggende metal e omicidi soprannaturali. Morte a 33 giri di Charles Martin Smith, noto più per le sue capacità di attore caratterista e comprimario (Gli intoccabili) che le effettive qualità registiche, firma un pasticcio imbarazzante che nel corso degli anni, soprattutto nel giro dei metallari, è diventato però un cult indiscutibile di horror metal. Nonostante i difetti, se visto con spirito scanzonato e nostalgia per la decade d’oro del metal, può finire per essere un modo gradevole di trascorrere una serata, tra air guitar e pop-corn. Da ricordare le ironiche partecipazioni di Gene Simmons e Ozzy (nel ruolo di un predicatore anti-metal).
Heavy Metal di Gerald Potterton (1981)
Ispirato all’omonima rivista a fumetti americana, si tratta di un cartone animato a episodi. Le storie sono più dark fantasy e sci-fi che horror, e non si basano su nulla di ricollegabile al “mondo vero” del genere musicale che titola il lungometraggio. Eppure, i disegni più cupi e violenti di Heavy Metal, mescolati a una colonna sonora hard autentica e ricca di inediti illustri appositamente scritti per il film, finiscono per rendere questo lavoro, uno degli esperimenti più riusciti del matrimonio tra musica e cinema in generale, portandoci oltre i limiti filmici e sonori che trattiamo in questo articolo.
Nightmare 3 – I guerrieri del sogno di Chuck Russell (1987)
Tralasciando boiate come il misconosciuto Hard Rock Zombie o il film Rock ‘N’ Roll Nightmare, che vede protagonista Thor, cantante muscolare e oliato autore di un pessimo heavy metal, gli anni 80 hanno dimostrato che non c’era una musica più adatta ad accompagnare certe storie e immagini. Basta prendere in considerazione la serie di maggior successo della decade, Nightmare. E in particolare quello che segnò il ritorno di Wes Craven sulla scena di Elm Street. Nightmare 3 – I guerrieri del sogno vede la colonna sonora a cura dei Dokken, una delle migliori band americane del periodo, che non si limitano a incidere un brano con lo stesso titolo del film per i titoli di coda, ma cercano di aiutare Patricia Arquette a rimanere sveglia esplodendo a tutto volume dallo stereo.
Deathgasm di Jason Lei Howden (2015)
Produzione neozelandese, Deathgasm è uno dei tentativi più felici degli ultimi anni di far “suonare” assieme horror e metal. In tempi di internet e social, con la figura del metallaro inglobata da quella ben più ampia del nerd, il regista Howden si spinge laddove Morte a 33 giri non ebbe il coraggio di andare, sposando le tetre implicazioni occulte del metal con l’ironia fracassona delle commedie americane e una certa dose di epica.
Lords Of Chaos di Jonas Åkerlund (2018)
Il film parte dai fatti veri accaduti a Oslo, tra la fine degli anni 80 e l’inizio degli anni 90, cercando di essere fedele ma allo stesso tempo preferendo tradurre la mitologia delle chiese bruciate e gli omicidi del black metal in un escursus romantico degli anni della stessa adolescenza del regista svedese. C’è quindi una visione spietata, specie nella ricostruzioni degli incendi, gli omicidi e i suicidi, ma allo stesso tempo un malinconico e comprensivo romanzo di “sformazione” di un pugno di giovani emarginati, reietti, sospinti da rabbia, ignoranza e fame di successo, verso l’Inferno e la dannazione.
My Sweet Satan di Jim Van Bebber (1994)
Per chi fosse deluso dalla patina festivaliera di Lords Of Chaos, è consigliabile un giro nell’antro amatoriale di Jim Van Bebber. Grande patito di metal estremo e militante cinematografico indipendentista come pochi, il regista americano dedica uno dei suoi più riusciti cortometraggi al metal, mostrando come droghe, nichilismo, illusioni sataniche e musica violenta possano realizzare un cocktail di follia sanguinario, ripugnante e senza possibilità di redenzione mitologica.
Strangeland di John Pieplow (1998)
Diretto da John Pieplow e scritto e interpretato da Dee Snider, frontman dei Twisted Sister, questo film rappresenta un momento curioso di tutta la piccola filmografia horror metal. Colui che meglio difese la credibilità del genere davanti alle toghe nere inquisitorie dei tribunali anni 80, ha finito per ideare un lungometraggio di violenza e crudeltà, ritagliandosi il ruolo di cattivo, interpretandolo in modo davvero convincente. Il personaggio deriva da una delle canzoni più celebri dei Sister, Captain Howdy (nome anche dello spirito amico della Regan bambina de L’Esorcista). Il brano lo potete ascoltare recuperando il disco imprescindibile della band, Stay Hungry. Nella colonna sonora sono presenti Megadeth, Marilyn Manson, Pantera e tanti altri. A dispetto delle pessime recensioni e lo scarso successo, Snider per un po’ lavorò a un seguito. Sembra però che da qualche anno qualcuno sia riuscito a farlo ragionare e abbia messo da parte la cosa.
The Devil’s Candy di Sean Byrne (2015)
Trasportare il folklore metal fatto di “satanismi” e omicidi misteriosi al cinema, sembrerebbe facile ma così non è. C’è chi se la cava giocando la carta dell’ironia, vedi Deathgasm. E chi invece prova a fare le cose serie, uscendone con le ossa rotte. È il caso di The Devil’s Candy, che avrebbe tutti i requisiti per far fruttare alla grande il connubio tra horror e metal e invece finisce per essere solo un altro titolo con chitarre distorte e fantasmi cattivi. Di rilevante c’è la scelta di condurre all’interno del tessuto filmico uno dei gruppi più intransigenti e ostici del doom e drone metal: i Sunn O)))