Un’esperimento tra nomi storici ed outsider dell’horror tedesco. La recensione di German Angst.
I film a episodi sono sempre un bel giocattolo. Una scatola delle meraviglie dove c’è sempre qualcosa di divertente dentro, o meglio quasi sempre. La Midnight Factory sembra avere preso a cuore questo tipo di operazioni e tra i suoi titoli propone un curioso esperimento tedesco presentato nel 2015 al festival di Rotterdam, ovvero German Angst. Già dal titolo si intuisce che si mira ad entrare nel ventre molle berlinese creando da subito il rischioso bivio tra follia divertente e pretenziosità.
Quando si parla di Germania vengono subito alla mente alcuni nomi esteticamente radicali come Ittenbach o Buttgereit. E infatti è il gran maestro di Nekromantik ad aprire con il primo dei tre episodi che compongono German Angst. Final girl è uno sguardo vagamente poetico su di uno scenario urbano dove una ragazza si trascina tra riflessioni e contemplazioni in un appartamento dove un uomo giace nel letto di una stanza legato e imbavagliato. Su di esso si svolgeranno freddamente diverse torture. Un suggerimento di rape and revenge porta in fondo un breve cortometraggio un po’ svogliato dove succede poco e che si lascia dimenticare in fretta.
Nonostante tutto, la mano del maestro si nota nella sottile condensa di malattia che si respira nell’aria, ma è solo un breve esercizio di stile.
Esprimi un desiderio è l’episodio di Michal Kosakowski, regista poco noto e videoartista che sembra avere una predilezione per il voyerismo sadico dato il suo precedente Zero killed, ed è anche il momento più debole di tutta l’operazione.
Una coppia di sordomuti di origine polacca si imbatte in un gruppo di sbandati che dovrebbero essere un mix tra hooligans e skinhead in piena arancia meccanica. Un amuleto magico però sarà in grado di rovesciare i ruoli. Spesso le produzioni tedesche, come si può vedere anche nella fiction catacombali che girano nel pomeriggio nelle varie reti televisive, soffrono di scarsa attenzione alla credibilità del cast e nella ricerca estetica puntuale ai fini della caratterizzazione. Gli skinhead in questione sono tra i meno credibili che si possano ricordare sullo schermo come anche i soldati nazisti presenti nei flashback del passato dove viene spiegata la storia dell’amuleto, imbolsiti e avvolti in improbabili divise mimetiche. A parte la retorica riguardo gli scontati temi di violenza e minoranze all’ombra dell’innominabile passato della Germania, si vuole probabilmente girare il coltello nella piaga anche dal punto di vista autobiografico viste le origini polacche di Kosakowski e si sa che i rapporti tra Polonia e Germania nella storia si sono incrociati pesantemente. Appare quindi inevitabilmente una ombra allegorica che risulta essere una carta difficile da giocare.
La vicenda si arrotola attorno alla violenza brutale ai danni della sfortunata coppia. L’unica ragazza tra gli sbandati non smette un attimo di urlare come una troglodita e questo aiuta a non vedere l’ora che tutto finisca. Detto questo si tratta di un corto che potrebbe incontrare il favore di una parte di pubblico attratta da questo tipo di tematiche e situazioni disturbanti. Ma il resto risulta essere pretestuosamente fuori fuoco.
Alraune di Andreas Marshall è invece il capitolo vincente del tris.
Un uomo in cerca di emozioni forti si imbatte in un club privé dove tra sesso estremo e droghe psichedeliche si troverà di fronte ad esperienze terrificanti.
Marshall già creatore di artwork per band come Obituary e Sodom riesce ad addensare una vera storia di perversione vagamente Lovecraftiana tra mostruosità al lattice e neon dalla luce tenue a illuminare bassifondi umani, tutto tipicamente Gaspar Noè. L’esperienza di grafica estrema in contesti musicali altrettanto estremi ha il suo peso nel gusto estetico del cortometraggio che risulta essere una esperienza avvincente.
German Angst non è esattamente un film memorabile, ma il solo Alraune regge tutta l’operazione. Anche rivedere Buttgereit all’azione è piacevole anche se dura poco. Si tratta ad ogni modo di cinema indipendente di buon livello anche tecnico che merita certamente una visione e una analisi. Un esperimento curioso ed evocativo che riesce a metà. Lode invece alla Midnight e al suo impegno nel non lasciare mai nessuna strada inesplorata anche quando sembra in salita.
Titolo: German Angst
Titolo originale: German Angst
Regia: Jörg Buttgereit, Michal Kosakowski, Andreas Marshall
Attori: Lola Gave, Annika Strauss, Désirée Giorgett
Genere: Horror
Durata: 112 minuti
Anno: 2015
Paese: Germania