Scopriamo tutti i film che compongono la saga di Halloween
Sebbene Michael Myers rappresenti il prototipo del serial killer cinematografico (maschera e coltellaccio) le vere origini di questa figura si trovano in Sei donne per l’assassino, Psycho e Non aprite quella porta. In questi tre casi filmici c’è già la tendenza a celare il volto con un travestimento rituale, che si tratti di un manichino, o le facce delle proprie vittime. Bisogna ammettere poi che la tendenza a un simile stratagemma per non lasciarsi identificare, rendendosi però fin troppo vistosi, non è molto frequente nella vita vera, che di maniaci alla Myers pullula da secoli. Vengono in mente l’incursore domestico BTK e il meno famoso Martin Ney, pedofilo tedesco, colpevole di tre omicidi.
Ma il protagonista di Halloween non è semplicemente un pazzo in libertà con la passione dei coltellacci e l’inclinazione alla vendetta da represso in un mondo in balia del sesso. Si tratta in realtà di un’essenza malvagia che trascende il corpo ospitante, fino a trasformarsi in uno spirito invasore e addirittura sparendo del tutto, come avviene nel capitolo 3.
La carrellata che ci apprestiamo a fare assieme a voi, ci aiuterà a mettere in risalto questo cammino evolutivo tra carne e spirito di qualcosa che, parafrasando lo stressatissimo Dottor Loomis (Donald Pleasence) rappresenta “il male, nient’altro che il male nella sua forma più pura e devastatrice”.
Halloween – La notte delle streghe (1978, John Carpenter)
Haddonfield – Notte di Halloween del 1963. La piccola comunità è sconvolta dall’omicidio di una ragazza, Judith Myers, massacrata a coltellate dal fratellino Michael di soli sei anni. Quindici anni più tardi, il piccolo assassino è un ragazzo forte, spaventoso e in fuga dal manicomio criminale in cui è stato recluso per tutto quel tempo. Il suo piano è quello di tornare a casa e riprendere a uccidere chiunque gli rammenti la sorella. Il dottor Loomis, che l’ha avuto in cura fin dal suo ricovero, è sulle sue tracce, armato di pistola.
Già dal primo film di John Carpenter, che senza enfasi ribadiamo essere il picco assoluto e incontrastato dell’intera saga, è evidente il cambiamento che conduce un bimbo innocente in una irrefrenabile macchina slasher-gore. Il passaggio dall’umano all’inumano però è graduale. Nella fuga di Michael dall’ospedale psichiatrico lui ruba la macchina al dottor Loomis e all’infermiera, solo che non uccide nessuno dei due. La stessa sorte non l’avrà l’incauto sconosciuto a cui Myers toglierà la tuta da camionista. La maschera indossata da Michael è quella del Capitano Kirk di Star Trek e a interpretare l’assassino saranno ben tre attori, Tony Moran, Nick Castle e il non accreditato Tommy Lee Wallace. Quattro se contiamo anche il giovane Will Sanden nel prologo. Carpenter firma una colonna sonora impareggiabile.
Il signore della morte – Halloween II (1981, Rick Rosenthal)
Michael Myers è ancora vivo. A nulla è valso il tentativo del dottor Loomis di vuotargli addosso l’intero caricatore della sua pistola, scaraventandolo fuori dalla finestra del secondo piano di una casa. L’uomo mascherato si rialza e continua a seminare panico per la cittadina. La giovane Laurie Strode, ricoverata in ospedale in preda allo shock dopo essergli sopravvissuta, dovrà ancora vedersela con lui. Una rivelazione aiuterà a capire come mai, Myers ce l’ha tanto con la ragazza. Il dottor Loomis è il solo che può tentare di fermarlo.
Il secondo capitolo non è diretto da John Carpenter, che in coppia con Debra Hill, si occupa comunque della sceneggiatura, la colonna sonora e la produzione. I discorsi del dottor Loomis diventano sempre più farneticazioni su una minaccia malvagia che supera l’aspetto banale del maniaco. Siamo al cospetto di un’entità imprendibile e inarrestabile? Il film è diretto da Rick Rosenthal, che sa dargli un buon ritmo e traghettare con mestiere gli spettatori fino all’alba della più lunga notte di Halloween della storia del cinema.
Il signore della notte – Halloween III (1982, Tommy Lee Wallace)
La Silver Shamrock Novelties è una fabbrica californiana di maschere di Halloween. In seguito a uno strano suicidio, il dottor Dan Challis (Tom Atkins) e la figlia dell’uomo che si è tolto la vita indagano l’accaduto fino a scoprire qualcosa di sconvolgente attorno alla Silver.
Secondo Carpenter e la Hill non sarebbe stato credibile e nemmeno così interessante proseguire con le gesta di Michael Myers (poveri ingenui) e così, dato il successo del secondo episodio, i due preferiscono considerare la notte di Halloween come una sorta di contenitore stregato in cui scrivere ogni volta una storia diversa, trasformando in modo definitivo l’ente che ha reso un bimbo in brutale omicida in una sorta di maledizione che vaga per il creato e cerca ogni volta un contesto adatto in cui imperversare. Per certi versi anticipano i serial True Detective e American Horror Story. Il pubblico del 1982 però non è pronto a una simile virata. Vogliono la continuità e soprattutto l’assassino mascherato. Inoltre la trama del terzo episodio non è così irresistibile e la regia di Tommy Lee Wallace, futuro regista del televisivo It nonché scenografo dei due capitoli precedenti e interprete non accreditato dell’assassino nel primo film, non va oltre il compitino. Nonostante tutto, Halloween III presenta spunti polemici contro il consumismo che andrebbero approfonditi.
Halloween IV – Il ritorno di Michael Myers (1988, Dwight H. Little)
Laurie Straude è morta in un incidente stradale assieme al compagno. Michael Myers invece è ancora vivo ma in coma. Quando gli giunge all’orecchio la notizia che la ragazza ha lasciato una figlia di dieci anni, la piccola Jamie (Danielle Harris), si sveglia e si mette sulle sue tracce con intenzioni poco amorevoli. Il dottor Loomis è ancora attivo, sempre più folle e disperato che ricomincia a dargli la caccia.
Carpenter si tira fuori dal progetto che è gestito interamente da produttore Paul Freeman e Moustapha Akkad. I due incaricano lo sconosciuto Dwight H. Little per dirigere il ritorno di Myers, nella speranza di poter raccogliere stavolta gli incassi mancati con il terzo capitolo senza l’assassino che il pubblico chiedeva ancora a gran voce. Le cose andranno meglio di Halloween III ma non saranno all’altezza del successo ottenuto con i primi due capitoli. Il regista sarà sostituito da John Carl Buechler, creatore di effetti speciali che aggiungerà alcune “scene forti”, dopo che la produzione avrà visto e giudicato il girato di Little troppo leggero. Il quarto Halloween non è un capolavoro (lo sceneggiatore Alan B. McElroy scrive il copione in undici ore) ma sviluppa ulteriormente il concetto di Myers, che all’apparenza è un corpo deambulante pronto a sferrare coltellate a tutto quello che gli si mette davanti, in qualcosa che può andare oltre. Curioso che i tentativi di abbandonare le spoglie del ragazzone di Haddonfield trovino una resistenza passivo aggressiva nel pubblico, incapace di seguire il discorso al di là delle fattezze originarie dell’assassino.
Halloween 5 – La vendetta di Michael Myers (1989, Dwight H. Little)
Tra Michael Myers e la piccola Jamie (sempre interpretata da Danielle Harris) le cose non sono per nulla concluse. L’assassino, dopo essere precipitato in un pozzo e aver subito le pistolettate in massa dei poliziotti e gli abitanti della città, sopravvive grazie all’intervento di un eremita che vive in una grotta assieme a un pappagallo (sic). L’assassino mascherato è ancora determinato a ritrovare la nipotina e riservarle il consueto trattamento famigliare. Tra i due ci saranno sviluppi sentimentali inattesi.
Il regista svizzero Dominique Othenin-Girard dirige il quinto capitolo della serie in un periodo tutt’altro che favorevole al cinema slasher. Il produttore Akkad aveva però pianificato un altro capitolo della serie ai tempi del quarto, di conseguenza il progetto si fa, con la supervisione ufficiosa di Debra Hill. Il film risulta assai più violento degli altri ma per molti versi ancora più stanco e povero di idee. Il dottor Loomis/Don Pleasence è sempre in carreggiata, stanco e derelitto ma per nulla determinato a mollare la presa.
Halloween 6 – La maledizione di Michael Myers (1995, Joe Chappelle)
L’assassino mascherato diventa il centro di un culto druidico misterioso! Anche la giovane Jamie (interpretata stavolta da J.C.Brandy) è sequestrata dalla società magica formata da politici potenti e dottoroni. Il progetto è sconvolgente: reincarnare Myers nel corpo della nipote…
Dobbiamo continuare? Eppure questo sesto e improbabile capitolo vede anche John Carpenter responsabile del soggetto assieme allo sceneggiatore Daniel Farrands. Regia di John Chappelle, che un anno dopo dirigerà senza essere accreditato Hellraiser: la stirpe maledetta. Pensare che per il sesto Halloween si era proposto persino Quentin Tarantino. Ultima apparizione di Donald Pleasence, al quale il film è giustamente dedicato.
Halloween – 20 anni dopo (1998, Steve Miner)
Laurie Straude non è morta davvero, come si era venuto a sapere nel quarto capitolo. Vive sotto falsa identità. Si chiama Kari Tate ed è la preside di una prestigiosa scuola privata in cui studia anche il figlio. Purtroppo per lei Michael Myers è ancora vivo e il solo a conoscere la verità sull’identità di Laurie. Riparte l’inseguimento ma stavolta l’ex ragazza virginale, ormai donna matura ricostituita, è pronta a difendersi.
Noto anche come Halloween H20, il film tenta un riallaccio con i primi due capitolo, rinunciando a un tentativo iniziale di rendere coerente l’intera saga, quindi aggiungendo rimandi anche ai capitoli 4 e 5. Sebbene il film non sia un successo, l’esperta regia di Steve Miner, lo rende ancora oggi uno dei migliori sequel del prototipo carpenteriano. Continuano ad affastellarsi le identità anagrafiche della protagonista, che nel primo capitolo era conosciuta come Laurie ma in realtà nel secondo si riapproriava del suo vero nome: Cynthia Myers e che qui è costretta a cambiare ancora in Kari Tate. Anche qui andrebbe analizzato meglio questo aspetto “reincarnante” che la serie di Halloween riserva non solo a Michael ma anche a Laurie.
Halloween – La resurrezione (2002, Rick Rosenthal)
Laurie è convinta di aver decapitato il fratello Michael ma il corpo non appartiene all’assassino. Giudicata colpevole di omicidio, la donna viene internata. Dopo tre anni Myers entra nell’ospedale e uccide la sorella. Una volta compiuto il sogno di una vita, il crudele psicopatico torna alla casa dove tutto ebbe inizio. Nel mentre un gruppo di ragazzi partecipano a un reality show che consiste nel trascorrere la notte di Halloween nell’abitazione di Michael Myers!
Laure/Cynthua/Kari muore una seconda volta. E sembrerebbe quella vera. Questo colpo di scena è spiegabile: per contratto Jamie Lee Curtis doveva partecipare all’ottavo film della saga, anche solo per 30 secondi. E così l’attrice decide di togliersi il dente sperando di voltare pagina con la saga. Il film è diretto da Rick Rosenthal, che torna a gestire la saga dopo più di vent’anni.
Halloween – The Beginning – (2007, Rob Zombie)
Il giovane Michael sembra un ragazzo affettuoso e pacioccone. Peccato che nel tempo libero si diverta a vivisezionare animali e uccidere i compagni di classe. La propensione per l’omicidio è un talento naturale che conduce Michael a massacrare quasi tutta la famiglia e che gli costerà una vacanza a vita in un manicomio criminale da cui un bel giorno uscirà, ormai adulto, grosso come un armadio e letalissimo. Il dottor Loomis (Malcolm McDowell), lo psichiatra che si è preso cura di Michael costruendosi un fama mondiale attraverso lo sfruttamento editoriale della vicenda, è il solo che potrebbe riuscire a fermarlo. La giovane Annie (interpretata da Danielle Harris) è una delle due sole persone sopravvissute alla strage del giovane Michael. Per ora.
Il remake/prequel di Rob Zombie in parte sorprende e in parte delude. Il primo tempo del film, in cui si restituisce Michael Myers a una dimensione fisica e a un’identità complessa e molto realistica rappresenta forse il momento più felice dell’intera filmografia del regista rock-star. Purtroppo, la scelta di trasformare il ragazzino angelico e paffuto in una specie di wrestler capellone in stile Conan il barbaro spezza l’intensa atmosfera e rende poco credibile il seguito della storia, che passa dall’essere un sentito ritratto del male fanciullo in una riproduzione spenta del primo capitolo di John Carpenter. Il film ha incassato bene, legittimando un seguito.
Halloween II (2009, Rob Zombie)
Dopo aver sparato al fratello, la povera Annie Brackett è in stato di shock. La ricoverano in ospedale, in cura presso il controverso Dottor Loomis, ancora una volta interpretato da Malcolm McDowell. Intanto Michael, creduto morto, si rimette sulle tracce della ragazza, uccidendo chiunque lungo il suo cammino.
Zombie non era intenzionato a dirigere questo newquel, ma poco tempo dopo che gli viene fatta la proposta inizia ad avere delle idee su come gestire il film e alla fine si convince. Tenta di restituire a Myers quella dimensione realistica e brutale che il personaggio perde nel momento stesso in cui entra nei classici panni dell’assassino ideato da Carpenter. Purtroppo il risultato non convince e il secondo capitolo della nuova saga si rivela un flop al botteghino, chiudendo le velleità seriali della Dimension Films e provocando un brutto colpo alla carriera di Zombie come regista.
Halloween (2018, David Gordon Green)
Dopo quarant’anni dai fatti di Haddonfield, due giornalisti decidono di incontrare Michael Myers per intervistarlo. Il maniaco è in manicomio criminale da allora e rifiuta di parlare a chiunque. Intanto Laurie vive la sua vita nel perenne intento di prepararsi a un nuovo scontro con il maniaco. Scontro che ovviamente avverrà.
A chiudere, per ora, la saga di Halloween c’è un sequel-reboot dagli esiti interessanti prodotto da Miramax-Bloomhouse. Jamie Lee Curtis torna ancora una volta a vestire i panni di Laurie in un film che fa tabula rasa di tutti i capitoli della saga, (incluso il secondo) e riparte dal capostipite. Uno dei due interpreti di Myers è Nick Castle, lo stesso attore che interpretò, anche lì dividendo la parte, il ruolo del maniaco nel film di Carpenter. Di sicuro non è facile fingere che dopo il volo di Michael dalla finestra della casa, trivellato di colpi dal dottor Loomis, nulla sia accaduto: reincarnazioni, assenze ingiustificate, remake e morti apparenti sono impresse nella memoria di chi ha amato e continua ad amare il vecchio Michael. Di certo, tra tutti i finali possibili, questo capitolo è probabilmente il più dignitoso e filologicamente credibile. John Carpenter, che già tre anni prima aveva dichiarato di voler produrre un “terzo Halloween”, rendendolo il lavoro più spaventoso della serie, si limita qui alla produzione esecutiva e a curare attivamente la colonna sonora. Il film ha incassato 250 milioni risultando il maggior successo economico dell’intera saga. Questo ci autorizza a pensare che non sia finita qui per Michael Myers.