Il primo lungometraggio di Alec Gillis, mago degli effetti speciali di Aliens. La recensione di Harbinger Down.
Harbinger down è un film indipendente americano che vuole strizzare l’occhio alla tradizione dell’horror fantascientifico nel quale, al centro della trama, ci sia una “creatura” sconosciuta. I rimandi più evidenti sono indirizzati al ciclo di Alien e a La Cosa di John Carpenter. Per quanto riguarda il primo, il regista Alec Gillis ha partecipato in prima persona alla realizzazione degli effetti speciali per il secondo e il terzo capitolo della fortunata saga sugli xenomorfi. Il legame con il capolavoro di Carpenter, invece, è direttamente evidenziato dalla trama del lungometraggio, che vi si plasma inequivocabilmente sopra; inoltre, la prima scena del film viene situata al 25 giugno 1982, esattamente la data di uscita nelle sale americane de La Cosa.
L’intento dichiarato del lavoro di Gillis è quello di offrire uno spettacolo indirizzato agli amanti del genere, di cui lo stesso regista è evidentemente appassionato. Gli elementi della storia sono i classici: un gruppo di persone, in questo caso ricercatori e pescatori a bordo dell’imbarcazione Harbinger, ritrovano fortuitamente qualcosa che al suo interno cela una creatura sconosciuta e dannatamente letale con la quale dovranno combattere.
Il citazionismo verso La Cosa di Carpenter si rivela però troppo pronunciato. Il riferimento alla data di uscita cinematografica può essere un buon omaggio, ma la struttura della trama è talmente simile da risultare una scopiazzatura mal riuscita. Il parallelismo esasperato corre lungo un doppio binario: c’è l’ambientazione unica (sempre in un luogo isolato e al gelo), e c’è l’esposizione a un organismo alieno che causa frizioni interne al gruppo dei protagonisti.
I punti deboli del film non si fermano solo alla trama, che resta comunque il difetto più grave: i più vistosi sono l’utilizzo massiccio di una CGI non impeccabile e la presenza di dialoghi poco brillanti, su tutti le giustificazioni scientifiche riguardo alle incredibili caratteristiche della “cosa” 2.0. Doveroso segnalare l’ennesima citazione del film, che questa volta riprende abbastanza a caso la celebre frase de Lo squalo di Spielberg, storpiata con un “ci servirà un secchio più grande”.
Il punto di arrivo della storia, la crescita della protagonista femminile Sadie, ora in grado di lasciarsi il passato alle spalle per sopraffare le sue paure grazie al sacrificio di una persona a lei cara, si scontra però con l’amarissima conclusione del lungometraggio.
Sia chiaro, il film non è un fiasco completo tale da essere imbarazzati mentre lo si guarda: alcuni spunti sono discreti, e il montaggio serrato consente un ritmo di narrazione rapido e scorrevole. Anche l’ambientazione, dopotutto, funziona come molla che batte nel modo giusto sul tasto “nostalgia“.
Dispiace bocciare un lavoro frutto dell’impegno di un mago degli effetti speciali artigianali come Alec Gillis, che nella sua carriera ha lavorato anche a cult come Invaders di Hooper, Tremors e molti altri ancora, oltre che alla già citata saga di Alien. La transizione all’era digitale e alla macchina da presa, evidentemente, non gli ha fatto sconti.
Titolo: Harbinger Down. Terrore tra i ghiacci
Titolo originale: Harbinger Down
Regia: Alec Gillis
Attori: Lance Henriksen, Giovonnie Samuels, Matt Winston, Camille Balsamo, Reid Collums
Genere: Horror, Sci-fi
Durata: 82 minuti
Anno: 2015
Paese: Stati Uniti d’America
[amazon_link asins=’B071D1CZBL,B075KMSQ96,B06XNNYGT5,B075DG7RPC,B073RN3MHL,B071QY86ZG,B06XPF5V11,B01LYVETKX’ template=’ProductCarousel’ store=’nonapritquest-21′ marketplace=’IT’ link_id=’3be57a9b-d7a5-11e7-b6e6-5bd45df9e795′]