Il Demone di Laplace – Recensione

Magia del cinema, un mystery indipendente senza tempo e senza spazio – La recensione de Il demone di Laplace

Il fisico Pierre Laplace aveva un demone, questo demone era l’idea inquietante e nello stesso affascinante di un determinismo schiacciante presente in ogni singolo aspetto dell’umano e del fisico. Così preciso e implacabile che qualsiasi evento nella storia e nello spazio sia in realtà prevedibile nella sua interezza. Solo una intelligenza demoniaca potrebbe possedere gli strumenti per poter creare un algoritmo di previsione perfetto. Eppure lo schema è lì, presente nella natura delle cose pronto ad essere decifrato.

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Questa intelligenza nel film di Giordano Giulivi è incarnata nell’invisibile figura del professor Cornelius. Ansioso di mettere alla prova le proprie scoperte a riguardo, il professore invita un team di ricerca a passare la notte nella sua grande villa situata in una isola sperduta. Molto accadrà in quella notte, dove gli stilemi tipici di un certo cinema mystery e noir avranno di nuovo luogo. Impossibile non pensare ad Agatha Christie e i suoi Dieci piccoli indiani in tutte le sue derivazioni cinematografiche: dal film omonimo di George Pollok fino a film conseguenti come …E poi, non me rimase nessuno o 5 bambole per la luna d’agosto di Mario Bava. Ma nei frame de Il demone di Laplace è ben visibile tutta una cultura estetica e cinematografica ancora più ampia fatta di classici del genere. Ovunque ci siano sfaccettature psicologiche differenti a condividere misteriosi eventi, recluse volontariamente o no in un luogo sinistro, li vivono le suggestioni di Robert Wise (Gli invasati) o di Mark Robson (Il vampiro dell’isola).

La magia del cinema è quella di saper creare mondi sempre nuovi anche su canovacci resi classici dalla tradizione. Questo è il caso di un film dalla struttura classica, intenzione inedita nel panorama avventuriero del cinema indipendente italiano, che aggirando eventuali limiti scenici (isole, oscuri e sontuosi manieri) incontra la magia ulteriore della tecnica della retroproiezione. Una tecnica da cinema degli anni quaranta, abbondantemente desueta dove le scene vengono proiettate su schermi usati come fondali di fronte ai quali gli attori reciteranno la loro parte. Ed ecco che un set di pochi metri quadrati diventa un mare sconfinato, un salone ricco di sfarzo e dettagli, un corridoio oscuro.

Ogni proiezione è frutto di uno sforzo di concepimento digitale, che perde ogni freddezza e guadagna in atmosfera nel momento in cui è immerso in un livido bianco e nero, come si confà all’atmosfera di un film di questo tipo. Perfino la misteriosa presenza ectoplasmatico-meccanica di un inquietante villain che ritmicamente viene a prendere un ospite della villa alla volta, non perde un attimo di credibilità e anzi regala vera inquietudine.
Una orchestrazione perfetta di estetica e narrazione, dove la tensione non cede mai di un momento in tutta la durata delle quasi due ore di film. Vogliamo per forza trovare un difetto o una zona scivolosa nel film? Forse una recitazione che rischia spesso di trovarsi sopra le righe ma nella magia generale non sembra affatto un difetto, anzi una sorta di aggiunta probabilmente ricercata nel tentativo di ricreare una atmosfera fuori dal tempo.

Il demone di Laplace, da non molto agevolmente reperibile in home video grazie a Home Movies, è un gioiellino del cinema indipendente italiano che mentre incontra riconoscimenti all’estero meriterebbe anche di diventare un piccolo classico anche qui in patria, nonostante le tipiche difficoltà del caso. Da menzionare il premio come film più innovativo al lungimirante Selva Nera Film Festival durante la seconda edizione. Magia vera.

Titolo: Il demone di Laplace
Titolo originaleThe laplace’s demon
Regia: Giordano Giulivi
Attori: Silvano Bertolin, Duccio Giulivi, Ferdinando D’Urbano, Carlotta Mazzoncini, Simone Moscato, Walter Smorti, Simona Valeri, Alessandro Zonfrilli
Genere: Horror, Mystery, Sci-fi
Durata: 105 minuti
Anno: 2017
Paese: ITALIA

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