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Il Ritorno dei Morti Viventi: 5 curiosità che forse non conosci

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Scopri i segreti de “Il Ritorno dei Morti Viventi”, il grande cult di Dan O‟Bannon

Chiunque ami gli zombie movie non può mancare di conoscere questo titolo, diventato ormai un grande classico del cinema horror anni ’80. Scritto e diretto da Dan O’Bannon, “Il Ritorno dei Morti Viventi” è un film dell’orrore rimasto negli annali per aver affrontato il mondo degli zombie con un approccio fresco, caratterizzato da una fulminante ironia.

Non è certo l’unica opera che combinò humour e morti viventi. Basti pensare al nostrano “Io zombo, tu zombi, lei zomba” (1979) o il più recente “L’alba dei morti dementi” (2004). Tuttavia, l’opera di O’Bannon lo fece con uno stile nuovo e sagace, che colpì gli spettatori dritti al cuore.

Figlio illegittimo della saga romeriana, la sua potenza sta proprio nel rinnovare lo zombie movie e nel prendere le distanze dai morti viventi di Romero, pur strizzandogli l’occhio in maniera metacinematografica.

La sua trama è assai nota! Ai magazzini di forniture mediche Uneeda, da un bidone dell’esercito fuoriesce per errore una sostanza tossica, chiamata Triossina 204, capace di resuscitare i cadaveri. Il disastro è già preannunciato. La Triossina, sottoforma di pioggia contaminata, non tarderà a infettare il cimitero limitrofo, risvegliando frotte di zombie. Brutti guai all’orizzonte per un gruppo di punk che dovrà affrontare un’inaspettata festa di morte!

Se avete amato anche voi questa pellicola, allora sappiate che dietro alla sua produzione c’è un universo che aspetta solo d’essere scoperto! Queste che vi propongo sono 5 curiosità che non mancheranno di stupirvi.

Cinque chicche che sono solo un assaggio del mio nuovo saggio “Il Ritorno dei Morti Viventi – Alla scoperta del film cult di Dan O’Bannon”, targato Ebook Scheletri. Il libro, scaricabile gratuitamente, contiene oltre centro pagine di retroscena! Fra queste troverete tantissimi segreti, come ad esempio dettagli piccanti sullo striptease integrale della scream queen Linnea Quigley; memorabili incidenti che hanno stroncato carriere; aspri contrasti tra George A. Romero e la produzione; e molto altro ancora!

Inoltre, non mancano interviste esclusive e inedite, tra cui quella al mitico Allan Trautman, ossia Tarman, lo zombie di catrame in persona. Cominciamo subito allora! Che agli zombie non piace aspettare…

Ti va un po’ di cervello?

Sappiamo bene che lo zombie come lo conosciamo oggi deve i suoi natali al geniale regista George Romero e al suo capolavoro “La Notte dei Morti Viventi”. Eppure nella sua saga, se ci pensiamo, c’è una famosa caratteristica zombiesca che gli è del tutto estranea.

Sto parlando della fame di cervelli! Eh, sì, gli zombie di Romero non fanno complimenti quando si tratta di carne: mangiano tutto degli esseri umani!

La nota fissa gastronomica verso i cervelli nasce proprio ne “Il Ritorno dei Morti Viventi”. Per evitare di plagiare Romero, O’Bannon riscrisse la figura dello zombie, rendendolo nettamente diverso da quello classico. I suoi morti sono indistruttibili, intelligenti, parlano e… corrono! Un’idea che anticipa di vent’anni “L’alba dei morti viventi” (2004) e “28 giorni dopo” (2002).

Ma perché quest’ossessione per i cervelli? Per O’Bannon gli zombie sono come dei “drogati” e la materia celebrare è l’unico modo per ritrovare lucidità e placare il dolore che gli provoca essere vivi. Il segreto sarebbe racchiuso nelle endorfine, antidolorifici naturali prodotti dal cervello a cui gli zombie non potrebbero resistere.

Beffa vuole che per anni gli horror nerd meno informati abbiano ossessionato spesso Romero con questa storia dei cervelli, chiedendogli addirittura la dedica “Eat Brains!” insieme alla firma. Dico solo che Romero non ne era tanto contento… Soprattutto perché il film di O’Bannon gli provocò diversi disagi (anche legali) durante la sua produzione.

The Zombie Chainsaw Massacre

Prima che O’Bannon prendesse il timone de “Il Ritorno dei Morti Viventi”, la produzione aveva chiamato a dirigere il film Tobe Hooper, il famoso regista di “Non aprite quella porta” (1974) e “Poltergeist” (1982).

Anzi, fu proprio Hooper a suggerire il nome di O’Bannon per sceneggiare la pellicola, che all’epoca non aveva altro che il titolo. Difatti, la storia fu completamente inventata e scritta di sana pianta dallo sceneggiatore, deciso sia a prendere le distanze da Romero sia a creare un film che rispecchiasse di più gli horror anni ‘80. L’artista, però, conoscendo lo stile di Hooper, scrisse lo script tenendo conto dei suoi punti di forza come regista.

Tuttavia, a causa degli innumerevoli ritardi durante la preproduzione, il film sembrava non riuscire mai a partire. Per questa ragione, a sorpresa Hooper decise di tirarsene fuori, lasciando il posto vacante. Questo gli diede l’opportunità di dedicarsi a “Space Vampires” (1985), scritto sempre da O’Bannon, insieme a Don Jakoby.

I produttori, disperati, decisero allora di lasciare la regia all’unica persona che conosceva a fondo lo script, ossia proprio il suo sceneggiatore: Dan O’Bannon. Per l’artista significava finalmente coronare il suo sogno di firmare la sua prima regia! Chissà però come sarebbe stato il film se Hooper fosse rimasto.

La Notte dei Morti Viventi 2 di John Russo

Si sa che “Il Ritorno dei Morti Viventi” non fa parte della saga di Romero. Nondimeno, in principio non era proprio così.

In origine la sua storia fu creata da John Russo, amico di Romero e cosceneggiatore de “La Notte dei Morti Viventi”. Ne scrisse la sceneggiatura nel ’72, insieme a Russell Streiner e a Rudy Ricci, altri ex collaboratori e sempre amici di Romero.

Tuttavia, il trio non trovò nessuno che fosse deciso a produrla, così Russo la trasformò in un romanzo. La storia originale, però, è davvero molto diversa rispetto a quella che avremmo visto al cinema. Più vicina ai toni forti e politici de “La Notte”, di cui era davvero un sequel.

Ambientata dieci anni dopo il primo capitolo dei Morti Viventi, la trama ruotava intorno a una cittadina rurale, radicalizzata da una setta religiosa che vedeva gli zombie come una punizione divina.

Alla fine degli anni ’70, finalmente Russo avrebbe trovato un produttore interessato a trasformare il libro in un film. La storia originale però fu completamente scartata! E dell’opera di Russo non ne rimase che il titolo.

Traumi da set

Tutti noi ci ricordiamo le grandi risate fatte davanti a questa zombie comedy. Quelli però che hanno riso davvero poco sono le persone che l’hanno realizzata. Regista compreso!

Infatti, sono stati moltissimi i problemi che hanno accompagnato la sua produzione. Per non parlare dei disagi sul set, per lo più causati dal “caratteraccio” di O’Bannon, esacerbato dai ritardi e dai continui problemi legati al budget.

Il regista litigò praticamente con tutti. Ad esempio, sono storiche le quasi scazzottate sul set con l’attore Clu Gulager (il volto di Burt), a causa delle divergenze creative.

Si può dire che il set fu tutt’altro che sereno. Per non parlare degli incidenti! Uno dei più famosi è sicuramente la caduta dalle scale di Beverly Randolph, l’attrice che interpretava Tina.

Incidente che fu addirittura immortalato e lasciato nel film. Infatti, quando vediamo Tina scappare per le scale con Tarman alle calcagna, per poi volare di sotto a causa della scalinata rotta… Beh, si tratta di una vera caduta!

Un episodio che a detta del cast e della stessa attrice sarebbe stato provocato da O’Bannon in persona.

La scena in questione prevedeva che la Randolph corresse per le scale e calpestasse uno scalino fallato. Tuttavia, allora diciannovenne, per l’attrice “Il Ritorno” era il suo film d’esordio e, data la sua inesperienza, aveva davvero paura di cadere e non riusciva a calpestare con naturalezza il gradino. Perciò, la sua corsa per le scale non sembrava “realistica”. O’Bannon allora, esasperato, a insaputa della ragazza, fece spostare lo scalino e le mentì, affermando di averlo fatto togliere per provare ancora la scena. Ovviamente, fiduciosa, la Randolph corse e con noncuranza pestò il gradino difettoso, cadendo davvero giù per le scale e rischiando di rompersi una gamba.

Giustamente, l’attrice non si fidò più della parola di O’Bannon, da cui ricevette un vero mobbing durante le riprese. Infatti, questo incidente fu solo l’ultima goccia di una serie di disagi.

Dopo tutto quel che le accadde durante “Il Ritorno”, alla fine la Randolph lasciò la carriera d’attrice.

In questa copia di lavorazione originale della scena potete vedere la scena della caduta:

La musica dei morti!

“Il Ritorno dei Morti Viventi” può vantare una delle colonne sonore più epiche del genere Horror. Sembra di vedere un bellissimo videoclip in salsa zombie.

La soundtrack conta alcune canzoni delle più note band hard punk e death rock dell’epoca, tra cui The Cramps e The Damned. Tra queste spicca poi “Partytime” dei 45 Grave, pezzo forte che contribuì a rendere leggendaria la sua colonna sonora.

Quello che in pochi sanno è che il cult di O’Bannon ha ispirato addirittura un genere musicale, chiamato Zombiecore. Si tratta di un filone che combina il thrash metal, il grindcore e l’hardcore punk.

Send More Paramedics

D’altro canto, uno dei suoi massimi esponenti è il gruppo inglese dei Send More Paramedics, il cui nome omaggia una delle battute più famose del film. Le opere di Romero, di Lucio Fulci e lo stesso “Ritorno dei Morti Viventi” sono al centro di tutti i loro pezzi che cantano ai concerti vestiti addirittura da zombie.

Un genere musicale che tutti gli amanti dei film horror dovrebbero conoscere!

Vi sono piaciute queste chicche? Ciò è solo l’inizio. Vi aspetto fra le pagine del mio nuovo libro “Il Ritorno dei Morti Viventi – Alla scoperta del film cult di Dan O’Bannon”. Lasciatevi divorare… dalla curiosità!


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