La straniante e desolante tragedia di Yorgos Lanthimos. La recensione de Il sacrificio del cervo sacro
Il sacrificio del cervo sacro è un film del 2019 diretto da Yorgos Lanthimos (Dogtooth, Alps, The Lobster), scritto dallo stesso regista insieme a Efthymis Filippou, con protagonisti Colin Farrell, Nicole Kidman, Barry Keoghan e vincitore del Premio Miglior Sceneggiatura al Festival di Cannes 2017.
Steven è un brillante cardiochirurgo, con una vita perfetta che condivide con la moglie Anna, anche lei medico, e i due figli Kim e Bob. Un giorno le loro vite vengono stravolte dall’arrivo di Martin, un ragazzo figlio di un paziente deceduto di Steven.
Se ci si chiede quale sia il significato di quest’opera, basti pensare che Il sacrificio del cervo sacro è la trasposizione in chiave moderna del sacrificio di Ifigenia, una tragedia greca. E lo scopo della tragedia è mettere in luce tutti gli aspetti dell’animo umano dal più gretto al più nobile. Lanthimos ha raccontato una storia simile dove però Steven non incarna per nulla l’eroico Agamennone, e dove la vendetta diventa energia soprannaturale generata da un atto deplorevole che si ritorce contro colui che l’ha compiuta. Tutto torna: se fai del male quel male ti tornerà indietro e la circolarità di questo dogma è ripreso in tutto il film, con simboli grafici orbicolari e allegorie di ogni sorta sulla ciclicità della vita, come l’arrivo del ciclo mestruale della figlia di Steven, o il film che Martin guarda insieme al “carnefice” di suo padre, “Ricomincio da capo”, pellicola di Harold Ramis con Bill Murray che vede il protagonista condannato a rivivere lo stesso giorno all’infinito.
Tralasciando i significati reconditi della pellicola o della tragedia di Ifigenia, quello che interessa al regista è sfruttare l’occasione per mettere in scena quasi una pièce teatrale, dove i personaggi mettono in mostra le mille sfaccettature delle loro personalità con atti d’amore, alternati a inezia e egoismo, fino al più eroico: il sacrificio a cui si offre la figlia ravveduta per il bene della famiglia.
In quest’opera di indubbia bellezza estetica, mi interessa evidenziare come Lanthimos abbia messo in scena situazioni dove la colonna sonora diverge totalmente dalle immagini e le immagini “distorte” aumentano il senso di solitudine dei personaggi, in modo da creare un senso di disagio anche dove la scena non lo provocherebbe. Questo crea un costante senso di instabilità emotiva causata dalla mancanza di punti di riferimento che una narrazione più consueta di solito genera. Colin Farrelll e Nicole Kidman giganteggiano con la loro grande prova, impreziosendo una pellicola già di per sè bella e sofisticata. Vera rivelazione del film è Barry Keoghan, un giovanissimo attore irlandese che regala una performance da applausi nel ruolo di Martin.
Anche se molti spettatori hanno provato un forte disagio e profondo odio nei confronti dei protagonisti, credo tuttavia che questo sentimento debba attenuarsi di fronte ad una rappresentazione metaforica e poco realistica come questa. Nonostante la scena finale dell’ assurda e atipica roulette russa sia piuttosto inquietante e lasci sgomenti per il suo epilogo.
Il sacrificio del cervo sacro rientra in quella categoria di film horror autoriali come Midsommar, Climax e The Lighthouse, che stanno riscrivendo gli stilemi moderni di questo genere e che probabilmente con il tempo diventeranno dei veri e propri cult.
Titolo: Il sacrificio del cervo sacro
Titolo originale: The Killing of a Sacred Deer
Regia: Yorgos Lanthimos
Attori: Colin Farrell, Nicole Kidman, Barry Keoghan, Raffey Cassidy, Sunny Suljic
Genere: Horror
Durata: 121 minuti
Anno: 2017
Paese: Irlanda, UK