I 5 cult horror imperdibili che potere trovare su Infinity
Infinity TV è il servizio di streaming online che ci permette di scegliere, in qualunque momento, il film o la serie tv che ci va di guardare. La piattaforma mette a disposizione in modo legale la visione di opere di cui ha acquistato i diritti di diffusione.
Lanciato sul finire del 2013, il servizio comprende una buona selezione di titoli horror, pane per i denti di NAQB e dei suoi lettori. Tra questi, segnaliamo in una mini-classifica 5 cult horror che possono essere trovati sulla piattaforma e dovrebbero essere visti da tutti gli appassionati del cinema dell’orrore. Per queste ragioni Infinity TV, può diventare un ottimo mezzo per avvicinare anche i più giovani ai capisaldi di questo genere.
Ecco i 5 cult horror da vedere su Infinity:
L’esorcista (1973)
L’horror di possessione demoniaca per eccellenza, diretto magistralmente da William Friedkin. Il più famoso e uno degli antesignani del genere a raggiungere un pubblico vastissimo, generò grande controversia al momento della sua uscita nelle sale cinematografiche. Il tema trattato e le scene raccapriccianti sbattute con violenza in faccia allo spettatore destarono all’epoca grande impressione. Il film, vincitore di due premi Oscar, è stato seguito da altri due titoli meno conosciuti in Italia.
Al centro del lungometraggio si trova il demone Pazuzu, antico spirito maligno babilonese di cui viene rinvenuta una statuetta presso il sito archeologico di Ninive. L’entità sovrannaturale, che riesce a farsi evocare con l’inganno dalla piccola Regan, prende possesso del corpo della dodicenne. Strani avvenimenti e i comportamenti squilibrati della ragazzina celano una presenza oscura e inafferrabile alle indagini mediche. La madre della dodicenne, di fronte al continuo manifestarsi di episodi sempre più anormali, si convince ad affidarsi a padre Karras per un esorcismo…
Venerdì 13 (1980)
Altro classico dei classici: lo slasher di Sean S. Cunningham darà vita a una fortunata saga che appassiona ancora oggi un pubblico enorme. Il “cattivone” della serie, Jason Voorhees, è riuscito nell’impresa di diventare per i fan un’icona del cinema horror, alla stregua dei colleghi di sangue Leatherface, Michael Myers e Freddy Krueger. Sebbene influenzato dalla gemma di Carpenter “Halloween” (1978), che aveva aperto le porte del successo allo slasher, lo stesso “Venerdì 13” diventerà un punto di riferimento nella costruzione delle regole del genere e ispirerà pellicole molto simili (ad esempio “Sleepaway Camp”, uscito solo tre anni dopo e ricalcato sulla trama del film di Cunningham).
Venerdì 13 giugno 1979. Il campeggio Crystal Lake apre le sue porte a un gruppo di giovani ventitré anni dopo essere stato sconvolto da un terribile incidente. Il piccolo Jason Voorhees era infatti annegato a causa della noncuranza degli animatori, due dei quali sarebbero stati trovati morti di lì a poco. La scia di sangue aveva dunque imposto la chiusura del campeggio, ma nessuno poteva prevedere che, una volta riaperto, la serie di decessi sarebbe continuata. Il susseguirsi di tremende brutalità rende evidente la presenza di uno spietato assassino a Crystal Lake: chi è il misterioso killer? La risposta è in bilico fra il razionale e l’ultraterreno.
Poltergeist – Demoniache presenze (1982)
Il lungometraggio girato dal grande Tobe Hooper è un horror sovrannaturale che ha guadagnato ottima fortuna sin dalla sua uscita nelle sale. Prodotto da Frank Marshall e Steven Spielberg, il film ha attraversato negli anni un controverso dibattito riguardo alla sua paternità. Sebbene sia Hooper a essere accreditato nel ruolo di regista, sono in molti a segnalare invece come fosse stato lo stesso Spielberg (anche sceneggiatore) a prenderne le redini dopo aver constatato l’inadeguatezza del cineasta di Austin nel gestire una produzione ad alto budget.
«They’re here!», il grido della piccola Carol Anne sconvolge la tranquilla vita dei Freeling. In un crescendo inarrestabile, strani avvenimenti turbano la quiete domestica fino alla sparizione di Carol Anne, risucchiata in un portale extra-dimensionale. L’unica traccia della bambina viene dalla televisione, dalla quale i genitori riescono a udire la sua voce. L’intervento di una squadra di para-psicologi e di una medium proverà a far luce sul mistero, dichiarando la presenza di alcuni poltergeist nell’abitazione. I genitori della piccola proveranno in tutti i modi a strappare Carol Anne dal limbo nel quale è sospesa, ma non sarà facile opporsi alla forza del trascendente.
Gremlins (1984)
Cult indiscusso diretto da Joe Dante, “Gremlins” è una commedia dell’orrore che unisce magistralmente la risata alla mostruosità. Il doppio binario viene costruito con accuratezza e si intreccia sempre al momento giusto: non un film horror in senso stretto, ma uno dei primi esempi riusciti di contaminazione fra due generi che non potrebbero che sembrare più distanti l’uno dall’altro.
L’eccentrico inventore Randall Peltzer è alla ricerca di un regalo di Natale che sorprenda il figlio Billy. Chinatown nasconde proprio quello che cercava: un mogwai, piccola e pelosa creatura che dimostra grande intelligenza ma che richiede l’osservanza di tre tabu ben precisi: non deve essere esposto alla luce; non deve entrare a contatto con l’acqua; non deve mangiare dopo la mezzanotte. Puntualmente, tutte le regole vengono infrante nel giro di poco tempo, con conseguenze devastanti per la cittadina nordamericana nella quale è ambientata la vicenda. Il contatto con l’acqua, in particolare, fa sì che siano generati spontaneamente altri mogwai… che non si rivelano amichevoli come sembrano. Controllate le vostre abitazioni, potreste trovare un gremlin proprio vicino a voi!
Amore all’ultimo morso (1992)
Lungometraggio meno conosciuto rispetto ai titoli precedentemente elencati, può essere a buon diritto apostrofato come “cult”. Anche questa pellicola è il risultato di una grande contaminazione fra generi: horror-romantico-poliziesco-commedia, miscela di difficile gestione che si rivela però vincente. Diretto dal mitico John Landis (“Animal House”, “The Blues Brothers”, “Un lupo mannaro americano a Londra”), cala la figura del vampiro nella società moderna. Sebbene sia evidente l’influenza di “Fright Night” (1985), la pellicola prende invece le distanze dai precedenti “Le notti di Salem” o “Count Yorga, Vampire”, ma anche da “Martin” di Romero, che affronta il vampirismo con approccio differente.
La questione morale tocca perfino i vampiri: la bella Marie, infatti, ha deciso di cibarsi esclusivamente di persone cattive. La città di Pittsburgh, per sua fortuna, abbonda di elementi simili e la vampira trova terreno fertile fra gli scagnozzi dei mafiosi italo-americani. Le circostanze dei sanguinosi omicidi, però, sembrano celare ben più di misere rappresaglie fra bande rivali. L’agente in incognito Joseph Gennaro si troverà di fronte all’incredibile quando Marie fallirà, suo malgrado, nell’omicidio del boss Salvatore Macelli.
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