Home Folklore e leggende Inni al demonio

Inni al demonio

Possiamo chiamarlo Belzebù, Lucifero, Mefistofele, Pazuzu o più comunemente Satana. Di fatto il Signore degli Inferi resta il protagonista indiscusso alla base di ogni racconto, leggenda o pellicola cinematografica che ha a che fare con la paura più atavica. In sostanza il male, nella sua forma più pura, dalla notte dei tempi affascina l’uomo e in particolare modo noi di NonApriteQuestBlog.

Il bene e il male, l’amore, l’odio, il dolore, il potere, la follia; sono i temi che da Milton a Dostoevskij, da Goethe a Thomas Mann hanno attraversato la letteratura mondiale nel segno del più inquietante personaggio dell’immaginario collettivo: il Diavolo appunto. Dalla malinconia dell’Angelo decaduto ai temi del doppio essere, dalle persecuzioni delle streghe all’avvento dell’Anticristo. Insomma il diavolo è, ed è stato sempre onnipresente, l’unica differenza è che, oggi più che mai, come cita il detto, sembra essere meno brutto di come lo si dipinge e magari senza corna!

Persino la Chiesa oggigiorno parla di Lui in modo diverso da quello di un tempo, ad esempio, del seicento, quando lo vedeva praticamente ovunque, quell’epoca fu famosa per la caccia alle streghe.
Nel 1600 Friedrich Von Spee, un gesuita, in un suo saggio dichiarò che la vera opera del demonio era proprio la caccia alle streghe, con quelle confessioni estorte con la tortura e avallate da illustri teologi.

Attualmente si parla del diavolo con uno stile perfettamente conforme al periodo, nel quale ci si sofferma sulle tentazioni e sui tormenti di chi è tentato, senza indugiare su chi è Satana o, peggio ancora, sul suo aspetto fisico. Così, la Chiesa cerca ora di “aiutare” tutti gli uomini a discernere su cosa è bene e cosa è male. Ma se pensate a quanto questa stessa istituzione abbia utilizzato a sproposito parole come ‘libertà’, ‘amore’, ‘tolleranza’, in nome delle quali sono stati commessi crimini non meno gravi di quelli che vengono imputati ad altre credenze e popoli. La sagacia dell’inganno diabolico sta proprio nel convincere le persone di avere agito in nome dell’amore, della libertà e della tolleranza anche quando, invece, si fa il perfetto contrario.
Ma non intendo prolungarmi troppo su questi discorsi attraverso i quali metterei in scena tutto il mio disaccordo con le istituzioni terrene che si arrogano il diritto di parlare per nome di chi credono che sia stato ad “armare” i loro cuori! Nonché perderei il filo del discorso…

Invece, vorrei proporvi un articolo un po’ diverso riguardante gli influssi del diavolo nella letteratura, in quanto lui non è solo il soggetto principale della cinematografia ma prima di tutto di romanzi e saggi che sono, in molti casi, molto più intriganti delle pellicole stesse. Gli scritti di mio interesse sono una serie di opere che si sono susseguite nel corso del tempo, come sonetti, versi, odi che enfatizzano la figura di Satana (anche il buon Giosuè Carducci compose un’opera chiamata “Inno a Satana”).

Detto questo, vorrei iniziare con una storia, forse una delle più antiche e blasfeme riguardante un sonetto composto niente poco di meno che dal diavolo “in persona”.

Intorno al 1800, ad Ariano Irpino (in provincia di Avellino), due celebri predicatori domenicani furono invitati ad esorcizzare un ragazzo di appena dodici anni. Allora si discuteva ancora fra i teologi sulla verità dell’Immacolata Concezione, che fu poi proclamata dogma di fede circa trent’anni dopo. Ebbene, i due frati imposero al Demonio di dimostrare che Maria era Immacolata; e per di più, gli ingiunsero di farlo mediante un sonetto di quattordici versi endecasillabi. Da premettere che il dodicenne era analfabeta; ma alla richiesta dei due scaltri sacerdoti non tentennò un momento prima di pronunciare questi versi (che non vi propongo in versione integrale):

«Vera Madre son io di un Dio che è Figlio
e son figlia di Lui benché sua Madre.
Ab aeterno nacque Egli ed è mio Figlio,
nel tempo io nacqui eppur gli sono Madre….»

Confermando loro la sua esistenza. Effettivamente i testi biblici sono pieni di storie simili, ma questa ha destato la mia attenzione perché non pone in evidenzia il classico confronto tra Satana e Dio, in modo molto generico, come semplicemente siamo abituati a vedere e sentire, ma bensì in una maniera più singolare, si mette in evidenzia il confronto con la Madonna, la quale tra l’altro nella prospettiva dell’esorcismo cattolico ha un’importanza primaria, la quale sembra dal diavolo perfino più “temuta” di Dio stesso.

Ed è proprio il demonio a metterlo in evidenza con le sue risposte rabbiose quando viene a contatto con il bene sotto forma di questa immacolata creatura. Egli, in questo modo, fa maggiormente risaltare quel bene che specificatamente consiste, appunto, nel materno ed amorevole intervento della Madonna in favore dei suoi figli.
Sottolineando tutto l’odio che il demonio nutre per Maria proprio perché Madre di Dio in terra e senza peccato, insomma sembra essere l’unica creatura in grado di vincere Satana completamente.

Ma c’è dell’altro, ad esempio il romanzo che ha destato più interesse e scalpore sul tema è stato “I versi satanici” (The Satanic Verses) di Salman Rushdie contenente una rivisitazione romanzata in chiave onirica dell’episodio dell’ispirazione diabolica di Maometto, che valse all’autore una fatwa (parere consultivo) di Khomeyni, che ne decretò la condanna a morte per bestemmia. In effetti quest’opera fu veramente una vera e propria condanna per tutto il male che ne scaturì dalla sua pubblicazione. Infatti, coloro che ebbero a che fare con questo libro fecero una brutta fine o passarono dei brutti momenti. Come ad esempio il traduttore italiano, il quale venne pugnalato nella sua abitazione pur se non a morte; il traduttore giapponese che venne ucciso a Tokyo e l’editore norvegese che fu ferito a colpi d’arma da fuoco.

Insomma l’esempio emblematico di come sia pericoloso avere a che fare con il Diavolo e soprattutto confrontarsi con i nuovi diavoli della nostra società, quelli che ci privano della libertà, si impadroniscono della nostra coscienza, quelli che, come detto prima, sotto mentite spoglie, non mostrano più le corna, ma fanno altrettanto paura.

1 commento

Exit mobile version