Nemmeno la morte può placare la sete di vendetta. La recensione de L’odio che uccide (Some kind of hate) di Adam Egypt Mortimer.

Lincoln è un ragazzo vessato dai compagni di scuola che, dopo l’ennesimo sopruso, reagisce con violenza e per questo viene spedito in riformatorio. Malgrado il trasferimento, i problemi continuano fino a quando la rabbia e l’odio covati dal giovane risvegliano dal mondo dei morti un’entità assetata di vendetta.

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L’odio che uccide (Some kind of hate) è un film del 2015 diretto da Adam Egypt Mortimer e distribuito dalla Midnight Factory. 

La pellicola segue molto da vicino il solco lasciato da capolavori come Carrie – lo sguardo di Satana diretto da Brian De Palma nel lontano 1976. Ovviamente il prodotto in questione non può e non vuole paragonarsi ai grandi predecessori, ma tuttavia il regista riesce a confezionare un titolo a basso costo godibile e che possiede una sua dignità.

Mortimer (già dietro la macchina da presa per un episodio del collettivo Holidays) dirige con solidità, riuscendo a mantenere sempre un discreto ritmo, aiutato da un comparto tecnico di buon livello nonostante la scarsità di mezzi a disposizione. Non male nemmeno il mix di effetti, che passa da una CGI non invasiva a dei trucchi di make-up molto funzionali.

La sceneggiatura diverte e riesce ad attirare l’attenzione dello spettatore fino alla fine. Ci sono tantissime scene ad alto tasso di sangue e violenza che faranno la gioia degli amanti del gore, anche perché il regista sa come renderle coinvolgenti. Forse il plot pecca un po’ in originalità, ma è un peccatuccio di gioventù trascurabile.

Per quanto concerne i personaggi principali, è interessante notare come sia facile entrare in simbiosi con loro, soprattutto per chi ha subito problemi simili in età adolescenziale. Spicca la personalità di Lincoln, che grazie alla musica, trova il modo per ritagliarsi un suo mondo privato e privo di torti e amarezze. Forse la caratterizzazione non è particolarmente approfondita, ma parliamo sempre di un horror che punta primariamente su altri fattori.

Indubbiamente il piatto forte della trama è Moira, entità vendicativa che ritorna dal passato per “aiutare” il protagonista ma soprattutto per prendersi la sua personale vendetta. Moira è un personaggio sicuramente riuscito, dal modus operandi molto atipico e dal grande potenziale scenico; quando appare lei sullo schermo, il film ne guadagna in termini di interesse e fruibilità e non a caso le sequenze migliori hanno proprio Moira come protagonista.

L’approccio scelto dal regista americano è un connubio fra dramma e orrore che si fondono in una miscela che non dimentica i contenuti: il tema principe è quello del bullismo e viene trattato tramite la metafora dello spirito che ritorna per regolare i conti. L’autore, inoltre, non dimentica di denunciare la totale assenza di tutela che ragazzini problematici e più deboli patiscono quotidianamente a scuola o in riformatorio. Sicuramente, e sembra anche superfluo rimarcarlo, non siamo di fronte a riflessioni profonde e filosofiche, ma l’aver inserito un sottotesto simile impreziosisce ulteriormente il prodotto.

In conclusione L’odio che uccide non è un film perfetto, ma sa difendersi nonostante alcuni piccoli difetti. Merita una visione, soprattutto da parte dell’appassionato di horror girati con pochi soldi ma dalle buone idee.

  • Titolo: L’odio che uccide
  • Titolo originale: Some kind of hate
  • Regia: Adam Egypt Mortimer
  • Attori: Ronen Rubinstein, Grace Phipps, Sierra McCormick, Noah Segan
  • Genere: horror/dramma
  • Durata: 82 minuti.
  • Anno: 2015
  • Paese: USA
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RASSEGNA PANORAMICA
Giudizio
Giovanni Mastronardo
Amante dell'arte in tutte le sue forme e aspirante autarchico (in pieno stile Nanni Moretti). La mia principale passione è ovviamente il cinema, in particolare quello horror con cui ho instaurato una sanguinosa e appagante relazione d'amore.
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