Zombie movie d’atmosfera ambientato in un’Inghilterra distopica. La recensione de La ragazza che sapeva troppo.

Il sottogenere zombie è indubbiamente uno dei più apprezzati dai fan dell’horror e di conseguenza uno dei più prosperosi. Proprio per questo, non è raro avere una fastidiosa sensazione di déjà vupassando da un titolo all’altro di questa categoria.
La ripetitività del solito canovaccio viene spezzata qua e là grazie a buone idee in grado di reinventare il tema. Basti pensare al black humor di Zombieland (2009) o alle riprese in prima persona di Rec (2007).

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La ragazza che sapeva troppo (2016) è un film di questo tipo, innovativo. E l’innovazione principale riguarda i ritmi, le atmosfere e soprattutto le tematiche del film, molto introspettive e frutto di una trama decisamente ben scritta. Non sorprenderà quindi sapere che il tutto si basa su un romanzo omonimo del 2014, di discreto successo.

Il film è ambientato in un’Inghilterra distopica, dove un’epidemia causata da un fungo sta tramutando le persone in zombie. La tipologia delle creature infette è la stessa già incontrata in film come 28 giorni dopo (2002): veloce e scattante.  Inoltre questi zombie sono estremamente sensibili, oltre che ai suoni, anche agli odori.

Da ultimo il dettaglio più importante, ovvero la facoltà di pensiero. Un gruppo particolare di zombie, infatti, ha tutte le capacità intellettive e relazionali di un normale essere umano. Anzi, una di loro, Melanie, è una ragazzina particolarmente intelligente e curiosa. Come può essere? Non si sa per certo, ma sta di fatto che la seconda generazione di zombie è ben diversa dalla prima generazione, animalesca e violenta.

Proprio per questo motivo Melanie e un gruppo di altri bambini zombie dello stesso tipo sono oggetto di studio da parte della dottoressa Caldwell, sicura che la strada per arrivare a una cura contro l’epidemia passi attraverso l’analisi di questi straordinari giovani.
Ma la convivenza non è così semplice. Mentre Melanie è sempre cortese con chiunque, la dottoressa Caldwell e tutti i membri del progetto, tra cui il duro Sergente Parks, sono diffidenti e freddi nei confronti dei giovani zombie, che vengono tenuti immobilizzati e sotto controllo per la maggior parte del tempo. Tutto ciò per via del fatto che il carattere aggressivo non è completamente assente in Melanie e negli altri, ma semplicemente latente. E basta veramente poco perché si attivi, anche solo la percezione dell’odore della carne umana.

Un’eccezione a questa ostilità, però, c’è. Ed è Helen Justineau, l’insegnante di Melanie e degli altri ragazzini. Solo lei infatti li tratta con la dovuta umanità ed empatia, raccontando loro storie della mitologia greca. Sarà proprio una di queste storie ad ispirare Melanie, ovvero il mito di Pandora, il cui nome significa “la ragazza con tutti i doni” (da cui il titolo originale “The Girl with All the Gifts“, molto più azzeccato della sviante traduzione italiana).

Questi sono gli ingredienti di base del film, che seguirà quindi il percorso travagliato di Melanie. I ritmi sono lenti ma mai noiosi, perché la tensione è sempre alta. Le atmosfere che si respirano sono le stesse presenti in film come il già citato 28 giorni dopo, nella serie The Walking Dead o nel videogame The Last of Us. Ma ciò che rende La ragazza che sapeva troppo unico rispetto a tutti questi titoli è la tematica dello zombie pensante, per di più giovanissimo. La presenza di questi elementi porterà a diverse riflessioni in più parti del film e soprattutto nel suggestivo finale.

Come per ogni film che si basa su un buon libro, se fosse possibile sarebbe meglio prima leggere la storia e poi vederla su schermo. E se proprio non si riuscisse, andrebbe bene anche leggerlo dopo, perché è davvero un romanzo meritevole.

Per quanto riguarda invece le differenze tra libro e film, va detto che è stato fatto un buon lavoro, lasciando da parte elementi non necessari allo sviluppo della trama che effettivamente avrebbero reso il film troppo lungo. D’altra parte, però, son state prese delle scelte abbastanza insensate per quanto riguarda i protagonisti. Melanie nel libro è bionda e dalla pelle chiara, in netto contrasto col nome che porta, mentre Helen Justineau è descritta più e più volte con la pelle nera. Nel film invece è l’esatto contrario. Un po’ come se, nel trasporre Harry Potter dal libro al film, avessero deciso di rendere Harry pel di carota e Ron coi capelli neri e magari pure occhialuto. Chiaramente non c’è differenza per chi segue la storia per la prima volta tramite il film, ma per tutti coloro che arrivano dalla versione scritta è un dettaglio importante.

Cosa simile, ma meno rilevante, per quanto riguarda il Sergente Parks. Nel libro viene descritto con una vistosa cicatrice sul volto, mentre nel film non ve n’è traccia. Inoltre il carattere duro e scontroso del personaggio su carta si perde un po’ nel film.
Tra tutti, la dottoressa Caldwell è il personaggio per cui la scelta dell’attrice è stata più azzeccata.

La ragazza che sapeva troppo è un buon film, in grado di dare un po’ di freschezza al genere degli zombie movies. Da vedere assolutamente se piacciono le atmosfere di 28 giorni dopo o i complicati rapporti umani di The Last of Us.

Titolo: La ragazza che sapeva troppo
Titolo originale:  The Girl with All the Gifts
Regia:  Colm McCarthy
Attori:  Sennia Nanua, Gemma Arterton, Paddy Considine, Glenn Close, Fisayo Akinade
Genere: Horror
Durata: 111 min
Anno: 2016
Paese: Gran Bretagna, USA

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