Il mito di Frankenstein in un anime steampunk. La recensione de L’Impero dei cadaveri
Arriva in home video grazie a Anime Factory e Yamato Video, L’impero dei cadaveri (The Empire of Corpses) un’anime nipponico di Ryoutarou Makihara, basato sull’omonimo romanzo di Project Itoh, che debuttò in Giappone nel 2015.
Perché ci troviamo sulle pagine di NAQB a parlare di “cartoni animati”? Semplicemente perché L’impero dei cadaveri è un anime dall’ambientazione estremamente horror, che cita il cinema di genere come pochi altri.
Siamo in un’ immaginaria Europa del 18esimo secolo dove la scienza ha reso possibile la rianimazione dei morti, che resi minimamente coscienti grazie all’innesto di una anima fittizia, vengono usati come schiavi per ogni sorta di lavoro manuale e John Watson è un giovane studente di medicina che viene coinvolto in una task force del governo per sventare una cospirazione atta a sovvertire l’ordine mondiale.
L’impero dei cadaveri è un anime con un’ ambientazione steampunk davvero tetra, che sfrutta l’idea di creare un intero ecosistema basandosi sulla riuscita e la propagazione su larga scala del famoso esperimento del Dottor Frankenstein. L’intera opera è pervasa di citazioni letterarie, iniziando dal sopracitato Frankenstein di Mary Shelly per passare a Sherlock Holmes di Arthur Conan Doyle fino a Robinson Crusoe Daniel Defoe. Ma è anche estremamente forte e presente un’influenza cinematografica evidente in tutto l’anime: L’impero dei cadaveri sembra uno spin-off in costume non ufficiale della saga dei morti viventi di George A. Romero, infatti già nei suoi film i non-morti che rappresentavano le minoranze sopraffatte dal potere.
Immaginatevi un mondo dove degli zombie-camerieri vi servono il caffè al bar o dove delle orride e putrescenti colf vi fanno le pulizie di casa: in questo scenario pseudo-apocalittico dove nessun rispetto viene riservato a quei corpi che un tempo ospitavano persone, l’opera diventa metafora ormai nota ai fan di Romero delle disuguaglianze sociali.
La trama è ben scritta e intrigante, ma anche se il protagonista e il suo “maggiordomo” sono personaggi riusciti e originali, gli altri comprimari sono la riproposizione di personaggi stereotipati tipici degli anime giapponesi, ma se siete avvezzi al genere non ci farete neppure caso. Ottimi i disegni e le animazioni, che sanno valorizzare i momenti splatter e l’aspetto mortifero dei non-morti. L’intera opera tratta temi molto intriganti sull’uso della tecnologia e sui limiti morali che l’innovazione tecnologica si deve porre.
Titolo: L’impero dei cadaveri
Titolo originale: Shisha no teikoku
Regia: Ryôtarô Makihara
Attori: Clint Bickham, Anthony Bowling, Duncan Brannan
Genere: Horror, sci-fi, thriller
Durata: 120 minuti
Anno: 2015
Paese: Giappone