Per evitare svenimenti continua a ripetere, è solo un film …Solo un film. La recensione de L’ultima casa a sinistra
Se pensate che L’ultima casa a sinistra, sia un pessimo film e un’opera di poco conto, avete preso un abbaglio. Infatti la pellicola d’esordio del maestro dell’horror datata 1972 è un esempio semi-involontario di cinema d’avanguardia, importante dal punto di vista sociologico. The Last House on the Left, questo il titolo originale, è un film a basso budget scritto e diretto da Wes Craven e prodotto da Sean S. Cunningham, noto per essere stato regista e produttore due anni dopo della famosa e ormai iconica pellicola Venerdì 13.
Il film racconta la storia della diciassettenne Mary Colingwood e di come dopo essere stata ad un concerto con un’amica, entrambe vengano rapite, violentate e uccise da Krug e la sua banda. Delinquenti evasi, in grado di macchiarsi delle più aberranti nefandezze. Dopo le violenze la banda di criminali troverà rifugio ospite proprio nell’abitazione dei coniugi Collingwood, genitori della sfortunata Mary.
Il film, che si presenta praticamente come il remake de La fontana della vergine di Ingmar Bergman, divise la critica tra chi lo considerava un coraggioso tentativo di rappresentare la violenza nell’horror moderno e chi lo riteneva un semplice esempio di violenza gratuita. Ma di gratuito non c’è nulla, anzi, siamo di fronte ad uno dei primi e rarissimi casi in cui l’horror espone la violenza in modo diretto e senza sconti, contribuendo a cambiare per sempre la concezione di genere horror da quel momento in poi.
Lo stesso Craven racconta di come le immagini provenienti dalla guerra in Vietnam lo abbiano segnato a tal punto da influenzare le scelte stilistiche del film: all’epoca infatti nei telegiornali arrivavano immagini raccapriccianti e drammatiche che il cameraman riprendeva in modo giornalistico, seguendo il focus della scena, senza voltarle mai le spalle nonostante fosse estremamente drammatica. Allo stesso modo, L’ultima casa a sinistra insiste puntando l’occhio della cinepresa sull’atto violento senza indugi e senza pudore, in perfetto stile documentaristico. Il tema della guerra lo ritroveremo in una delle scene di Sotto shock, dove sullo sfondo vediamo un televisore che manda immagini delle esplosioni di napalm in Vietman.
L’opera mette l’accento su come la violenza sia profusa in tutta la società e pronta a mostrarsi in caso le circostanze le siano favorevoli. Una povera ragazza viene violentata e uccisa solo per aver incontrato le persone sbagliate, con un richiamo al fenomeno serial Killer americani, una famiglia borghese e buonista massacra gli assassini della figlia, attuando una vendetta che sembra inneggiare alla lex talionis: tema che ritroviamo in Nightmare dal profondo della notte, con il regolamento dei conti tra i genitori dei bambini morti e il Sig. Krueger, o la sedia elettrica riservata al diabolico Horace Pinker in Sotto Shock. Una violenza quella degli uomini, da cui nessuno ci può proteggere, neanche la polizia che qui è dipinta come una macchietta comica, inerme e impotente di fronte ai fatti che si succedono.
Grazie a Midnight Factory è uscita l’edizione limitata per la collana Midnight Classics contente il film in versione uncut, l’unica da considerare se si vuole dare un parere sul film. L’opera contiene evidenti errori: come i rozzi salti temporali nella sceneggiatura o alcune pessime prestazioni attoriali (nel cast sono presenti attori provenienti dal porno). Tra questi, il produttore di film hard Fred J. Lincoln che a quanto riporta Marc Sheffler, un’altro attore del cast, era colui che per via della sua esperienza nel cinema per adulti, sapeva meglio di tutti (pure di Wes) come muoversi tra luci, cavi e telecamere.
Una discreta consapevolezza nell’uso della cinepresa e nella scelta delle inquadrature è già evidente e, come anticipato sopra, l’obbiettivo indugia sulla cronaca della violenza con cinica perseveranza, come in un macabro documentario antropologico sugli istinti più gretti del genere umano.
Il più grande strafalcione del film sta nella colonna sonora, totalmente scentrata. Laddove nelle scene la tensione è forte ed evidente, non si possono sentire certe musichette funky rock anni ’70 che lo fanno sembrare per l’appunto un filmetto porno.
Detto ciò, L’ultima casa a sinistra ha una grande valenza evolutiva nell’ambito del genere horror, anticipando di due anni Non aprite quella porta di Tobe Hooper nell’ esplicitare la violenza sullo schermo e nello sconvolgere il pubblico in sala. Si parla di gente che vomita durante la proiezione, mancamenti e persone adirate che assalgono il proiezionista per distruggere la copia del film. Per quegli anni erano immagini sconvolgenti, per questi anni sono ancora immagini tremendamente disturbanti e segnanti. Non a caso la tagline del film proclamava: “Per evitare svenimenti continua a ripetere, è solo un film …Solo un film …Solo un film …Solo un film”
Titolo: L’ultima casa a sinistra
Titolo originale: The Last House on the Left
Regia: Wes Craven
Attori: Sandra Peabody, Lucy Grantham, David Hess
Genere: Horror, thriller
Durata: 84 minuti
Anno: 1972
Paese: USA