I 6 film horror più belli tratti dall’immaginario di H. P. Lovecraft.
Mentre attendiamo trepidanti l’uscita del nuovo horror “The void“, che a quanto pare deve molto all’immaginario di uno dei miei scrittori preferiti, Howard Phillips Lovecraft (1890-1937), ecco qui una carrellata di alcuni tra i migliori film che hanno portato sul grande schermo le suggestioni del “Solitario di Providence“.
Castle Freak (Stuart Gordon, USA, 1995)
“Castle freak” è un prodotto della Full Moon Pictures di Charles Band, che ha investito spesso dollari e energie sui progetti di Stuart Gordon, che ha girato varie trasposizioni dei racconti di Lovecraft per il cinema. In questo caso in realtà non siamo di fronte a un vero e proprio adattamento, ma piuttosto a una trama originale ricca di suggestioni direttamente derivanti dai racconti dell’orrore. La vicenda inizia quando una famiglia americana (Jeffry Combs, Barbara Crampton e Jessica Dollarhide) si trasferisce in Italia in un castello appena ereditato, dove scopriremo che vive un essere deforme. Benché la trama non presenti moltissimi colpi di scena tocca tutti i temi tipici della produzione di Lovecraft: partiamo dal castello misterioso appena ereditato, passiamo per le strane manifestazioni sovrannaturali, arriviamo allo spettro della follia e infine alla creatura deforme che vive nascosta da tutto e da tutti. Forse non un capolavoro, ma questa pellicola merita sicuramente una visione.
La fattoria maledetta (David Keith, USA, 1987)
In questo caso siamo di fronte a un film che riprende esplicitamente uno dei più bei racconti di Lovecraft, “Il colore venuto dallo spazio“. In questa storia, così come nel film, la caduta di un meteorite è la causa di una specie di infezione che distruggerà una fattoria e la famiglia che vi abita. “La fattoria maledetta” è un tipico B-movie, la regia è abbastanza televisiva e gli interpreti non sono il massimo, ma gli effetti speciali sono curati e di sicuro impatto. Le mutazioni che colpiscono prima le piante e gli animali e poi i componenti della famiglia sono mostrate sempre nel dettaglio: assistiamo inizialmente alla vera e propria esplosione di una mucca e in seguito all’impressionante trasformazione fisica della madre del giovane protagonista (Wil Wheaton). Nonostante i difetti ho apprezzato questa pellicola, perché, anche se in modo decisamente poco raffinato, riesce a ricreare abbastanza bene l’atmosfera malsana tipica dello scrittore di Providence.
Il seme della follia (John Carpenter, USA, 1994)
“Il seme della follia” è sicuramente uno dei film più riusciti tra quelli che attingono all’immaginario creato da Howard Phillips Lovecraft. La trama vede il protagonista John Trent (Sam Neil), un investigatore per una compagnia di assicurazioni, recarsi in un paese fin troppo simile a Innsmouth per indagare sulla scomparsa (vera o presunta) dello scrittore Sutter Cane (Jurgen Prochnow). Fin qui la trama è piuttosto semplice e lineare, ma più il film prosegue più diventa un vortice in cui è quasi impossibile distinguere la realtà dall’immaginazione e dalla follia. Quest’ultima è la vera protagonista del film (il titolo originale infatti è “In the mouth of madness”), il motore scatenante dell’intera vicenda e il destino di molti dei protagonisti. Tra salti temporali, mostri e mutazioni oscene lo spettatore attento potrà trovare decine di riferimenti a Lovecraft: il protagonista affronta il percorso lucidità-follia tipico di molti personaggi di carta, come Randolph Carter o Charles Dexter Ward; Hobb’s end è la fotocopia di Innsmouth; la proprietaria dell’albergo si chiama Pickman e alcuni titoli dei libri di Cane sono gli stessi di alcuni racconti. Pellicola consigliatissima, inquietante, ben fatta e ben recitata.
La città dei mostri (Roger Corman, USA, 1963)
“La città dei mostri” è uno dei molti film girati da Roger Corman con protagonista Vincent Price, ma è l’unico ad essere tratto da Lovecraft anziché da Edgar Allan Poe. I riferimenti principali sono “Il caso Charles Dexter Ward” e “La maschera di Innsmouth“: Price si reca in una località isolata per prendere possesso di un castello appena ereditato. Qui si scontrerà con gli abitanti della cittadina, che lo attaccano a causa della somiglianza con l’odiato antenato, accusato di aver maledetto la città. Questa maledizione si manifesta nell’aspetto mostruoso dei cittadini metà uomo metà pesce, con i volti sformati da orrende escrescenze. Purtroppo viene dato poco spazio a queste tristi creature, che possono vantare un trucco davvero impressionante e ben curato.
Road to L (Federico Greco e Roberto Leggio, Italia, 2005)
Questo film è stata davvero una sorpresa decisamente piacevole. Lo spunto della vicenda è decisamente interessante: il ritrovamento di una lettera di Howard Phillips Lovecraft a proposito di un viaggio in Italia spinge alcuni ragazzi a girare un documentario per scoprire se, ma soprattutto cosa, ci sia di vero dietro ai racconti del “Solitario di Providence”. La pellicola è davvero inquietante, ben fatta, ben scritta e ben recitata, e riesce a spaventare soprattutto con il “non detto” e il “non visto”, raggiungendo vette davvero notevoli. Road to L è ispirato all’intero immaginario lovecraftiano; riprende infatti situazioni e immagini ben note dello scrittore, raggiungendo così la particolare alchimia tra realtà e sogno tipica della sua opera. Se siete fan di Lovecraft non perdetevi questo film, riuscirete facilmente a perdonare a questo mockumentary qualche momento noioso.
Re-Animator (Stuart Gordon, USA, 1985)
Come non parlare di quest’altro classico di Stuart Gordon, che si cimenta di nuovo con Lovecraft ma questa volta prende come riferimento un racconto preciso: “Herbert West, rianimatore“. Per questo progetto Gordon unisce per la prima volta le forze con Brian Yuzna, altro grande nome dell’horror-splatter, creando un film tipicamente anni ’80, colorato, scorretto e innaffiato da un gran numero di liquidi e liquami dai colori brillanti. Qui Herbert West è uno studente di medicina con l’ossessione per la rianimazione e la vita eterna: sono questi i motivi a spingerlo a studiare e creare un siero con la capacità di resuscitare i morti. Come è facile prevedere questo avrà conseguenze nefaste che, se sulla carta restano appena accennate e del tutto affidate alla fantasia del lettore, qui vengono mostrate senza remore e con un certo compiacimento. Si passa dagli arti mozzati alle teste che esplodono, da iniezioni di un inquietante liquido giallo fosforescente al delirio finale nell’obitorio: se non avete mai pensato che si potessero unire Lovecraft e lo splatter più indiavolato affrettatevi a recuperare questa pellicola.