Non aprite quella porta non è una storia vera
Non aprite quella porta – scena del film

Non aprite quella porta di Tobe Hooper è tratto da storia vera? Il dubbio permane anche dopo 45 anni dalla sua uscita al cinema. Scopriamo insieme la verità.

Non aprite quella porta è un film del 1974 diretto da Tobe Hooper, regista all’epoca semi-esordiente in grado, con pochi spiccioli, di dar luce ad una delle pellicole più iconiche di sempre. Chi non ha mai sentito parlare di Non aprite quella porta, opera tanto grezza quanto spaventosa e in grado di terrorizzare ben 3 generazioni di spettatori? Dietro al successo del film, oltre al celebre villain e alle tante scene entrate nel mito, la fortunata intuizione della troupe di dare al film un taglio semi-documentaristico, spacciando le vicende di Leatherface (Faccia di cuoio) come tratte da una storia realmente accaduta. Ma è andata davvero così? Facciamo chiarezza sulle leggende che ammantano Non aprite quella porta.

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Il plot vede 5 ignari giovani finire nelle grinfie di una famiglia di cannibali composta da 4 squilibrati capitanati dal “cuoco” e dal già citato Leatherface. All’inizio del film, una voce narrante avverte che ciò che stiamo per visionare non è altro che la fedele ricostruzione di eventi realmente accaduti. Anche la tagline della locandina originale corroborava questo concetto, con la scritta “non è solo un film, è realmente accaduto!” che capeggiava a caratteri cubitali sopra il titolo dell’opera. Questa scelta geniale garantì un’enorme riscontro economico alla pellicola, con gli spettatori da una parte incuriositi e dall’altra intimoriti da un horror che sembrava narrare fatti raccapriccianti ed incredibilmente veri. Questo espediente non era una novità per l’epoca (anche ne L’ultima casa a sinistra di Wes Craven venne utilizzata una trovata simile), ma Hooper e la crew riuscirono a sfruttare al meglio il doppio filo reale-finzione, scatenando la curiosità non solo degli spettatori più temerari ma anche di quelli meno avvezzi al genere.

Ovviamente, Non aprite quella porta non è tratto da fatti di cronaca realmente accaduti. Hooper s’è soltanto ispirato, destrutturando le verità storiche, ad alcune vicende di cronaca degli Stati Uniti, mescolandole sapientemente con la finzione scenica del suo serial killer con la faccia di cuoio. Secondo alcune ricostruzioni, la fonte ispiratrice di Non aprite quella porta è da ricercare nella storia vera di Ed Gein, assassino meglio noto come Il macellaio di Plainfield.

Gein nacque nel 1906, figlio di una madre ossessionata dalla religione e di un padre alcolizzato e violento. In questo contesto disfunzionale, il giovane Ed crebbe afflitto dalle vessazione dei genitori e dei compagni di scuola, sviluppando un carattere altamente instabile e compromesso dalla difficile infanzia vissuta. Una volta adulto, Gein perse entrambi i genitori, con la morte della madre che per molti criminologi sancì “la fine definitiva della sua sanità mentale”.

Dopo questi episodi, l’uomo diede il via alla sua mattanza e con la scoperta della “casa degli orrori”, avvenuta il 17 novembre 1957, prese corpo la tetra fama di serial killer. Gli inquirenti risalirono ad Ed Gein indagando sulla scomparsa della commessa Bernice Worden, che venne vista in compagnia dello stesso killer poco prima della sparizione. Nel tentativo di interrogare Gein, nel capanno della dimora di quest’ultimo venne ritrovato il cadavere decapitato della donna, appeso per le caviglie e mutilato in numerosi parti del corpo. Con il susseguente arresto, l’assassino venne accusato di due omicidi benché i sospetti su altri delitti permangono tuttora. Lui stesso confermò di aver commesso altri crimini fra cui è possibile annoverare la profanazione di numerose tombe, il vilipendio di cadavere e l’utilizzo di parti di essere umani per l’arredo della sua abitazione. Proprio all’interno della casa furono rinvenuti molteplici resti umani, taluni utilizzati per una sorta di travestitismo dello stesso Gein, che tentava di ricostruire il corpo della madre defunta adoperando parti di cadaveri trafugate dai cimiteri locali.

Queste macabre vicende sono alla base della sceneggiatura di Non aprite quella porta, con Tobe Hooper che attinse a piene mani dal caso del Macellaio di Plainfield per scrivere la sua storia e spacciarla successivamente per fatto di cronaca appurato e certificato. La mossa, come detto, ha ottenuto gli effetti sperati ed ancora oggi in molti non conoscono come siano andate realmente le cose durante la produzione del film.

Di Non aprite quella porta si è occupata la Midnight Factory, casa di distribuzione specializzata nel genere horror. L’edizione speciale per la collana Midnight Classic, contiene tutti gli approfondimenti che un caposaldo del cinema mondiale merita, fra ore intere di contenuti extra e ben 3 dischi divisi in versione 4K, versione blue-ray e appunto il disco dedicato ai contenuti speciali. La Midnight Factory ha anche ufficializzato l’uscita dell’edizione speciale di Non aprite quella porta parte 2, seguito canonico del primo episodio sempre diretto dall’ideatore Tobe Hooper e ingiustamente sottostimato da critica e pubblico.

In conclusione, Non aprite quella porta è un titolo imprescindibile per chiunque ami il cinema horror e non solo. Malgrado i quasi 45 anni dall’uscita, il capolavoro di Tobe Hooper continua a sconvolgere milioni di spettatori resistendo storicamente all’insindacabile giudizio del tempo, alimentando anno dopo anno il proprio inscalfibile mito fra leggenda e realtà.

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