La recensione di Omicidio a luci rosse, Il thriller violento e ispirato di Brian De Palma.
Uscito in Blu-Ray nella collana Passione Cinema, Omicidio a luci rosse (Body Double) è uno degli imperdibili cult movie targati Universal Pictures. Cogliamo l’occasione per parlarvene qui sulle pagine di NAQB.
Il film è del 1984, viene subito dopo Scarface e prima de Gli Intoccabili (1986). Chiaramente siamo nella fase più alta della filmografia di De Palma, che però all’uscita di questo suo “must work” se la vide abbastanza brutta, raccogliendo furiose reazioni dalla critica femminista e un’affluenza discreta ma non da urlare al successo. Ci vorranno anni per trasformarlo nel cult che è oggi. Il titolo originale è Body Double ma prima che vi affrettiate a tradurlo letteralmente in “corpo doppio” vi diciamo cosa significa: “controfigura”. Il protagonista si chiama Jake Scully (Craig Wasson) ed è un attore di B-Movie con problemi di claustrofobia. Dopo aver beccato la sua compagna a letto insieme a un altro, fugge di casa e si rintana in un bar a ubriacarsi, ricominciando un discorso con la bottiglia interrotto a fatica un po’ di tempo prima. La sua vita sembra sgretolarsi come la sagoma di un vampiro all’alba, ma per una serie di circostanze fortuite Jake si ritrova nel giro di ventiquattrore da auto-sfollato, a far da custode a un lussuoso appartamento con una super-vista sulla città.
Merito dell’attore, Sam Bouchard (Gregg Henry), suo vecchio amico. Sembra spuntare in modo provvidenziale dal nulla e tirar fuori Jake dalla peggior valanga escrementizia che un uomo possa sopportare. Sam ride, scherza e gli lascia la casa augurandogli ogni bene e incoraggiandolo a godersi la vicina discinta. Esatto, oltre la sauna, l’idromassaggio, il letto girevole, l’armadietto degli alcolici super-fornito, c’è una ragazza molto carina che, tutte le sere come un orologio, si spoglia e si masturba alla finestra della villa di fronte. Cosa chiedere di più? Magari una storia infuocata con lei? Jake non sa bene cosa sperare ma inizia a pedinare la ragazza sperando di poterla abbordare. Ci riesce e le strappa un bacio appassionato prima che qualcuno…
Come nel caso di Cronenberg, anche De Palma stave per scritturare una pornodiva per il ruolo della protagonista. Annette Haven era attiva tra i Settante e gli Ottanta e secondo il regista sarebbe stata perfetta nella parte di Holly Body; almeno sul piano fisico. Nel caso di Rabid, la scelta di Marilyn Chambers, che ci crediate o no, scaturì dalle sue doti interpretative e non dal suo curriculum spinto. Allo stesso modo De Palma si rese conto che non era necessario scritturare un idraulico per avere un’interpretazione realistica di un personaggio che lavora come idraulico. Così alla fine optò per Melanie Griffith, poco nota figlia dell’hitchcockissima Tippi Hedren (Gli Uccelli, Marnie). In ogni caso, Annette Haven, oltre a svolgere un lavoro di consulente per i dialoghi, compare in una particina assieme all’altra star del porno anni 80, Cara Lott. Quest’ultima non solo al tempo era una star del porno ma co-scrisse un anno dopo, con il nome Victoria Jackson, la sceneggiatura del “vero” porno movie Holly Does Hollywood. Il film citato in Omicidio a luci rosse, infatti, lo girarono sul serio ma non esisteva da prima, come alcuni critici hanno scritto in era pre-internet. Immaginiamo che De Palma avesse concepito questo pseudo-film come parodia del celebre Debbie Does Dallas (1978) con Bambi Woods.
A proposito di Dallas, non possiamo dimenticare la “Miss USA 1980” Deborah Shelton. Nel film di De Palma interpreta Gloria Revelle, la peep-woman della finestra di fronte, ma il grosso pubblico del tempo la conosce già come Mandy Winters, amante di J.R. nel celebre serial televisivo anni 80. Nella scena in cui questa dea prova un nuovo paio di mutande, nella boutique Bellini, la commessa, pronta a segnalare alla vigilanza la sospetta presenza di Jake, sorpreso a spiare Gloria dalla vetrina, è l’attrice yugoslava Slavitza Jovan, che solo un anno dopo segnerà la crescita sessuale di una generazione nell’interpretazione minacciosa e ambiguamente seduttiva di Gozer il Gozeriano nel film Ghostbusters.
Andando avanti con gli attori parliamo del protagonista Craig Wasson. Lui è stato molto attivo negli anni 80, anche se dal 2006 ha deciso di ritirarsi dal Cinema. È ancora vivo e si presta professionalmente come lettore per gli audio-book di Stephen King. Va ricordato sia per Omicidio a luci rosse, che il bellissimo Gli amici di Georgia di Arthur Penn. Gli appassionati di horror però devono averlo in mente anche per il ruolo di Don Wanderley, dal sottovalutato Storie di fantasmi (1981) di John Irvin.
Barbara Crampton, interprete di Carol, la compagna “cornificatrice” di Jake, è la star di molti film della ditta Gordon/Yuzna. Solo due anni dopo Omicidio a luci rosse, inizia Re-Animator con una scena nella medesima posizione sessuale.
Gregg Henry invece ha recitato nel grande cult-gore Just Before Dawn (1981) di Jeff Lieberman, che se non lo conoscete vi esortiamo a recuperare.
Tutti questi rimandi filmografici al cinema del terrore non sono così casuali. L’altro genere che infatti De Palma celebra con molta ironia in questo film è proprio l’horror. Chiaramente le luci sono rosse per via del sangue che si sparge, sia nei titoli di testa “letteralmente grondanti”, che nell’incipit sul set di un Dracula vagamente punk interpretato dal claustrato Scully/Wasson. Inoltre, la scelta di creare un assassino misterioso così inquietante e fisicamente aggressivo, fa pensare agli slasher movie anni 80, da cui De Palma deve aver attinto. Per inciso poi il brutale omicidio con il gigantesco trapano è citato molte volte dal protagonista di American Psycho di Bret Easton Ellis.
Nel 1984 De Palma è visto dalla critica come un regista di notevole talento per le scene di suspance ma che finisce per rovinare tutto con virtuosismi fini a se stessi. Più che l’erede di Hitchcock, molti lo vedono al tempo come un emulatore esasperante del regista inglese. La scelta di coinvolgere Melanie Griffith quindi innervosì molto gli appassionati vedendo, in questo rimando generazionale, segnali allarmanti da feticismo cinefilo. Non a caso, proprio Tarantino ha sempre dichiarato di essere un fan senza compromessi di De Palma e film ultra-citazionistici come Blow-Out (1982), Vestito per uccidere (1981) e Omicidio a luci rosse.
Sebbene questo titolo, in confronto a Le due sorelle (1973), Complesso di colpa (1976) e gli altri, sia forse il tripudio assoluto all’hitchcockismo di De Palma. E nonostante tutto finisce per rappresentarne anche una irriverente dissacrazione psicanalitica. Con tutto il porno e il sesso che ci stanno dentro e i rimandi al voyerismo del personaggio di Jake, le allusioni al guardonismo represso di Sir Hitch sono piuttosto palesi. L’autore di Psycho ha sempre fatto sbizzarrire gli studiosi per i sottofondi freudiani e scopofili della sua messa in scena. De Palma è come se avesse reso esplicito tutto il sommerso sessuale di La finestra sul cortile o Il delitto perfetto e l’abbia sbattuto in faccia alla critica fallocentrica. Tirare in ballo la figlia della Hedren poi è il geniale colpo di grazia, visto che è di dominio comune la passione incontrollata che Alfred Hitchcock aveva per sua madre, al punto da spingere Tippi a dichiarare di essere stata spesso molestata da lui sul set. Roba da mandare in tilt gli spioni del “tra le righe”.
Ma al di là di tutti questi scervellamenti da topi di videoteca, Omicidio a luci rosse resta soprattutto un grande thriller violento e ispirato, uno di quei titoli da non perdere, quindi se non lo avete mai visto vi consigliamo di rimediare subito e acquistarlo nella nuova edizione blue-ray della Universal Pictures.
Titolo: Omicidio a luci rosse
Titolo originale: Body Double
Regia: Brian De Palma
Attori: Craig Wasson, Melanie Griffith, Gregg Henry
Genere: Thriller
Durata: 114 minuti
Anno: 1984
Paese: USA