Un bianco e nero che omaggia il cinema del passato. La recensione di Parasite black & white
Parasite è un film del 2019 diretto da Bong Joon-ho, presentato alla 72ª edizione del Festival di Cannes, che ha vinto la Palma d’oro e in seguito anche ben quattro Premi Oscar, tra cui: miglior film, miglior regista, migliore sceneggiatura originale e miglior film internazionale.
La trama racconta la storia di Ki woo, un ragazzo che vive nella povertà insieme ai suoi genitori e sua sorella, ma nonostante ciò, basta scroccare un wi-fi, e la sgangherata ma molto unita famiglia sembra non preoccuparsene. Un giorno al ragazzo sarà offerto di fare ripetizioni alla figlia di una coppia estremamente benestante, da lì partirà un losco piano per far assumere tutta la parentela di Ki Woo come collaboratori, ma le cose non andranno tutte secondo i piani.
Gli amanti del cinema di genere si ricorderanno di Bong Joon-ho per Snowpiercer, una spietata pellicola sci-fi dall’ambientazione distopica, dove in qualche maniera venivano rappresentate le disparità sociali tramite una originalissima “scala dei vagoni”, una micro-società che si sviluppa lungo un treno sempre in movimento, e dove nei vagoni sul fondo vivono in schiavitù i poveri e nei vagoni iniziali alloggia l’élite, nell’agio più totale. Parasite non è da meno, infatti anch’esso non si limita a raccontarci una dinamica e intrigante storia dalle sfumature thriller, ma mette l’accento anche sulle disparità sempre più evidenti nella società. Entrambi i film sembrano voler denunciare che il sistema sociale oppressivo che vediamo oggigiorno non funziona, e che quindi dovrà prima o poi sfociare in un cruento conflitto di classe.
Per quanto riguarda i thriller invece, c’è un film sempre di Bong Joon-ho intitolato Memorie di un assassino, che ho apprezzato molto più di Parasite e che avrebbe meritato di consacrare questo regista ben 17 anni prima che fosse ricoperto di illustri riconoscimenti. Film che viene finalmente distribuito e scoperto dal grande pubblico, grazie all’effetto gregge (social proof), scaturito dalla vittoria degli Oscar da parte di Joo Ho.
Per quanto riguarda Parasite, tutti gli aspetti che lo compongono cinematograficamente sono curati e di ottima qualità, ma spiccano su tutti una brillante sceneggiatura e un’autorevolissima padronanza del linguaggio cinematografico, con tempi e inquadrature che sanno decifrare i punti chiave della storia in modo sapiente. Per quanto sia una pellicola di comprovato valore, non mi azzarderei a definirla un capolavoro, dato che qualche reminiscenza hitchcockiana la conservo ancora, e non mi sembra di intravedere nulla di nuovo per quanto riguarda la gestione della suspense. Colpisce però in modo particolare che una tale consapevolezza cinematografica arrivi da un Paese come la Corea del Sud, che mai è stato sotto i riflettori e che negli ultimi anni invece sta vivendo il suo risorgimento cinematografico dalla portata non indifferente (Mademoiselle, A Taxi Driver, Train to Busan).
La nota positiva è infatti che il buon cinema non sia più una prerogativa solo di alcune nazioni o realtà (Hollywood), ma che possa arrivare da paesi orientali capaci di creare prodotti godibili e dal respiro internazionale. A confermare questo vento di cambiamento, anche l’annuncio della designazione di Joon Bong Ho come presidente di giuria della 78ª Mostra internazionale d’arte cinematografica di Venezia.
Grazie all’edizione home video in DVD di Parasite che Eagle Pictures ci ha inviato, sono venuto a conoscenza della versione in bianco e nero del film che accompagna quella a colori con un secondo disco all’interno dell’amaray. Ho scoperto anche in seguito che la Parasite Black & White Version fu presentata in anteprima al Far East Film Festival il 25 giugno scorso e che questa versione alternativa del film fu realizzata grazie ad un lungo lavoro di color correction effettuato fotogramma per fotogramma, curata direttamente da Joon Bong Ho ben prima che Parasite (a colori) fosse presentato in anteprima.
Rivederlo in bianco e nero è stato quasi come guardare l’anima del film. Incredibilmente, spogliato dei suoi colori, il racconto appare nudo e crudo, più intenso e coinvolgente che mai. Assumendo così anche il portamento di un film d’epoca, raccontato come una fiaba a tratti onirica e surreale.
Joon-ho, rimasto probabilmente “innamorato” dall’aspetto surrealista e classico che la sua creazione assume tramite la scelta stilistica del bianco e nero, la ripropone per omaggiare le origini del cinema, quando quella era tecnologicamente l’unica opzione per realizzare un film. In conclusione, dato che ritengo Parasite uno dei migliori film usciti negli ultimi anni, suggerisco caldamente la visione agli amanti del cinema e una seconda visione in black & white agli estimatori di questa pellicola.
Titolo: Parasite
Titolo originale: Parasite
Regia: Bong Joon Ho
Attori: Kang-ho Song, Lee Sun-kyun, Cho Yeo-jeong
Paese: Corea del Sud
Anno: 2019
Genere: Thriller, commedia
Durata : 132 minuti