Al Trieste Science+Fiction Festival arriva l’attesissimo sequel di Train to Busan. La recensione di Peninsula
Peninsula, conosciuto anche con i titoli Train to Busan Presents: Peninsula e Train to Busan 2, è un film del 2020 diretto da Yeon Sang-ho uscito ad agosto in Corea del Sud e presentato il 4 novembre al ventesimo Trieste Science+Fiction Festival.
Sequel di Train to Busan, questa pellicola racconta la situazione 4 anni dopo il diffondersi della pandemia di infetti sorta proprio nella provincia di Busan. La Corea del Sud è ormai zona rossa e Jung-seok, un determinato e abile soldato dell’esercito, si sta dirigendo con la sorella, il cognato e la nipote, su una delle ultime imbarcazioni diretta ad Hong Kong che li condurrà fuori dalla zona di pericolo. Le cose però non andranno secondo i piani e Jung-seok dovrà tornare presto sui suoi passi.
In un contesto da zona in quarantena, il nostro eroe dovrà tornare nella Penisola, catapultandoci in un grandissimo deja vu che ricorda molto 1997: Fuga da New York di John Carpenter, con la differenza che qui la sceneggiatura è più elementare di una lista della spesa. Insomma, la motivazione per cui i “nostri eroi” devono tornare nel merdaio non regge, ed essendo poco credibile rende ogni passo a seguire noioso e per nulla intrigante. A differenza del primo film di Sang-ho, qui i personaggi non vengono delineati e approfonditi a dovere, rendendo molto difficile l’immedesimazione e la connessione con il pubblico. Peninsula vuole essere uno zombie-movie ultra-action senza fronzoli, dimenticando però che sono proprio i particolari e la preparazione ciò che hanno reso Train to Busan un film riuscito dal punto di vista del coinvolgimento.
Una debolissima sceneggiatura e personaggi appena abbozzati, non sono però gli unici colpevoli del tracollo di questo sequel: infatti, a rendere tutto posticcio e a frantumare prepotentemente la sospensione dell’incredulità c’è una CGI realizzata così male da far accapponare la pelle. Lo si evince nei lunghissimi e spettacolari inseguimenti in auto che sembrano un mix tra Fast and Furious per la frenesia e Cars per la resa poco realistica delle auto e della fisica. Sorvolando sui fondali fittizi, non si può però chiudere un occhio sulla realizzazione degli zombie, che quando sono in digitale (troppo spesso) si muovono in modo ridicolo e hanno un fisico super deformed che ricorda Gollum de Il Signore degli Anelli.
Smarriti tutti gli elementi di forza del primo capitolo, Peninsula propone solo vecchi e nuovi stereotipi, andando ad attingere dai classici hollywoodiani a tema “futuro distopico” e strizzando l’occhio a serie tv zombesche come The Walking Dead. Camioncini dei gelati luminescenti, infetti che fanno capriole e macchinine telecomandate vanno a condire scenette estremamente ridicole che in realtà vorrebbero risultare divertenti. Rimangono gestite dignitosamente le scene drammatiche che, anche se per poco, fanno inumidire gli occhi, ma risultano non pervenute le scene di eroismo, punto di forza in Train to Busan. A quanto pare la pandemia a Busan non ha solo ucciso tutti i protagonisti, ma ha anche sotterrato ogni buona intuizione presente nel primo capitolo. Lo sterminio delle idee si è compiuto, l’apocalisse artistica è giunta.
Titolo: Peninsula
Titolo originale: Train to Busan 2
Regia: Sang-ho Yeon
Attori: Dong-Won Gang, Jung-hyun Lee, Re Lee
Paese: Corea del Sud
Anno: 2020
Genere: Horror, zombie-movie
Durata : 116 minuti