Arriva su Netflix l’inedito slasher movie messicano ambientato in un campeggio. La recensione di Romina.
Sei amici, un campeggio, una serie di eventi imprevisti, questi sono gli ingredienti principali del lungometraggio messicano Romina, uscito su Netflix da qualche settimana. Una novità che sorprende non poco, perché pur essendo vero che gli horror in lingua spagnola sono numerosi e di qualità, quelli provenienti dal Messico scarseggiano da sempre. Per giunta è uno slasher movie, sottogenere molto più tipico dei vicini di casa americani. Potrebbe essere la nascita di un nuovo genere? Vediamolo in dettaglio.
La trama è semplice ma non lineare, perché il film inizia con l’ interrogatorio di Romina, una ragazza timida e silenziosa, ma che sembrerebbe essere coinvolta in qualche modo in un massacro avvenuto nei pressi del lago circostante. Da qui inizia un flashback di prima che avvenissero gli omicidi, partendo dalla storia di sei ragazzi in viaggio per andare in campeggio proprio dalle parti di quel lago. Uno di loro è Diego, un amico proprio di Romina. Inutile dire che la gita non andrà come pianificata.
Fin qui tutto bene, la trama, pur non essendo originale, è un classico, quindi risponde alle aspettative. Addirittura il nome scelto per il lago sembrerebbe un tributo a Venerdì 13: Lago de Cristal, molto simile al più famoso Crystal Lake. Eppure, vedendo il film, la sensazione non è quella che ci si aspetterebbe. Il motivo è da ricercarsi nel fatto che Romina è un prodotto low budget, e lo si nota soprattutto a causa del montaggio, il sound design e la colonna sonora. Non serve essere degli esperti per notare dei fastidiosi cambi di audio durante alcuni stacchi, oppure per sentire delle musiche in sottofondo che sembrano totalmente inefficaci per creare tensione e incoerenti rispetto alle immagini. Dall’altro lato bisogna riconoscere agli attori i giusti meriti: sono infatti molto convincenti.
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Purtroppo la scarsa qualità della postproduzione abbassa di molto il livello della pellicola, creando continui blackout nel processo di immedesimazione.
Vista la trama e le difficoltà tecniche riscontrate nella produzione di Romina, verrebbe da pensare che forse il film ne avrebbe giovato se fosse stato girato in stile found footage.
Per tutta la durata del film si ha la sensazione che ci siano sequenze fuori luogo. Tutto ciò è accentuato dal fatto che la prima parte sembra diretta con cognizione di causa, si ha quasi l’impressione che il regista sapesse come iniziare il film, ma non come finirlo.
Lascia interdetti anche il trattamento del personaggio principale, Romina. All’inizio viene presentato come elemento cardine della storia, mentre con il passare del tempo diventa sempre più marginale. Anche in questo caso quindi troviamo un’incoerenza molto evidente tra la parte iniziale e quella sucessiva.
Le scene horror? Ci sono, ma non sono sicuramente d’impatto come ci si aspetterebbe da un film slasher. non sono assolutamente verosimili e questo è un grosso limite.
Riassumendo, Romina è un film horror che non raggiunge neanche lontanamente la sufficienza. Pochi elementi apprezzabili e la scarsa qualità generale della pellicola lasciano allo spettatore lo spiacevole retrogusto di un film amatoriale.
Titolo: Romina
Titolo originale: Romina
Regia: Diego Cohen
Attori: Francisca Lozano, Arantza Ruiz, Oliver Nava, Claudia Zepeda, Walter Bercht, Roberto Beck, Victor Bonilla
Genere: Horror, Thriller
Durata: 77 min
Anno: 2018
Paese: Messico