The Green Inferno vs Cannibal Holocaust: Cannibalismo, atrocità di ogni genere su animali ed esseri umani sono solo alcuni degli scabrosi temi presenti in uno dei filoni più disturbanti di sempre, i Cannibal-movie.
Un genere molto controverso ed in alcuni casi confuso con gli snuff movie per la veridicità delle scene. Ora a più di trent’anni di distanza da Cannibal Holocaust di Ruggero Deodato tornano alla ribalta gli indigeni cannibali, grazie a The Green Inferno di Eli Roth. Ad essere sinceri, eccetto rare eccezioni, le pellicole sul cannibalismo ce le eravamo quasi scordate; sostituite da morti viventi, demoni e mostri vari, che ci hanno fatto perdere di vista quanto cruda possa essere la nostra realtà, sì, parlo del mondo reale, quello in cui in diverse parti del globo sono ancora presenti civiltà primitive, cannibali, il cui confronto con il mondo esterno è in grado di scatenare appunto un inferno in terra.
Tornando al nostro “confronto”, l’accostamento tra le due pellicole è doveroso e del tutto ovvio, in quanto lo stesso Roth ha dichiarato, in più interviste, di essere un ammiratore di Deodato, considerato il padrino indiscusso dei cannibal-movie.
Per chi non conoscesse ancora Cannibal Holocaust, il film è suddiviso in due parti. La prima denominata The Last Road to Hell, incentrata sulla spedizione in Amazzonia compiuta dal professor Monroe incaricato di ritrovare quattro reporter scomparsi…
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dei quali troverà solamente i resti. La seconda si chiama, ed ecco l’omaggio di Roth, Green Inferno e mostra le riprese compiute dai reporter con atti di violenza estrema da loro perpetuati ai danni di animali e aborigeni. La conclusione è la memorabile frase del professore “Mi sto chiedendo chi siano i veri cannibali”. [/SPOILER]
L’intero film è da intendersi come un atto di accusa verso la barbarie occidentale. Tutt’oggi da moltissimi critici, è considerato il film più violento e controverso mai realizzato in tutta la storia del cinema. In effetti la scena più famosa e raccapricciante è quella della ragazza indigena violentata e impalata. Questa fu anche la scena che più di tutte sollevò il sospetto che Cannibal Holocaust fosse uno snuff movie. In realtà la ragazza fu fatta sedere su un sellino legato a un palo e le fu messo un paletto appuntito sulla bocca, per dare la sensazione che il legno le avesse trapassato tutto il corpo. Comunque, il regista dichiarò che la ragazza che interpretava la parte era veramente spaventata.
Invece, il lavoro si Roth si presenta decisamente meno cruento, anzi, cerca di soffocare la crudeltà con l’ironia, lontano dalle grottesche imitazioni, The Green Inferno mostra locations realistiche e indios credibili, molto simili a quelli di Deodato, e soprattutto di sicuro ci fa riflettere sul fatto che spesso e volentieri ci accorgiamo che l’horror, anche il più estremo e provocatorio, è solo un’allegoria di quello che ogni giorno accade nel mondo, dove la follia umana regna sovrana.
Non possiamo definirlo un semplice remake però. Roth rende omaggio al film di Deodato già nel titolo, scegliendo The Green Inferno che nella pellicola del 1980 indicava la seconda parte della storia, cambiando trama e personaggi.
La formula è semplice: se vi è piaciuto Cabin Fever e Hostel allora apprezzerete di sicuro Green Inferno. La quota di sangue e violenza è cospicua ma meno ingombrante rispetto a pellicole come Hostel: la divisione tra buoni e cattivi è netta, e il colpo di scena finale sembra lasciare aperta anche la possibilità di un sequel. In realtà secondo rumors provenienti dagli States già sarebbe in progetto la seconda parte del film, che dovrebbe intitolarsi Beyond The Green Inferno, diretto da Nicolás López, regista cileno che ha già collaborato con Roth, che si occuperà anche della sceneggiatura in collaborazione con Guillermo Amoedo.
Anche se Deodato non ha apprezzato questo omaggio, ritenendo The Green Inferno come un puro prodotto con la pudicizia americana e un’estrema crudeltà splatter, dobbiamo riconoscere ad esso di aver contribuito a rendere unici film di questo genere riportando alla luce pellicole anni 70-80 che forse oggi giorno nessuno andrebbe più a vedere.
[…] di Cabin Fever e dei due Hostel, rende omaggio a Cannibal Holocaust di Ruggero Deodato (leggi The Green Inferno vs Cannibal Holocaust), pietra miliare del genere cannibalistico in voga negli anni ’70 e ’80 con il suo ultimo film […]
[…] può dire che il sottogenere horror cannibal movie sia nato in Italia, si perché furono proprio registi italiani come Umbero Lenzi e Ruggero Deodato […]