“Morto non significa scomparso”. La recensione di The Haunting of Bly Manor.
Se state cercando una serie tv con scene sanguinolente e violenza sfrenata, The Haunting of Bly Manor non fa per voi. La nuova creazione di Mike Flanagan rispetta il suo stile usuale e spaventa attraverso meccanismi raffinati, lunghe attese e colpi di scena tremendi.
Tutto comincia quando un gruppo di conoscenti si raduna in una grande villa per assistere al matrimonio di due ragazzi: la sera prima delle nozze i convitati si siedono davanti al fuoco e una di loro comincia a raccontare una storia di fantasmi ambientata in questa Bly Manor, una villa abitata da due bambini da poco orfani, la governante, il cuoco e la giovane giardiniera: al gruppo si aggiunge, assunta dall’assente zio dei due piccoli, una nuova tata, Dani, che fin dall’inizio comincerà a percepire strane presenze e indiscutibili bizzarrie sul suolo di Bly.
Pian piano comincerà a scoprire, assieme allo spettatore, la storia nascosta di Bly, che, in un modo o nell’altro, ruota attorno all’immenso lago all’interno della tenuta.
Trattasi di una storia di fantasmi quindi, esattamente come la precedente serie di Flanagan, Hill House, e infatti stavolta la produzione si è ispirata liberamente alle novelle di Henry James, in particolare Giro di vite: non ci troviamo davanti una storia cruenta se non in brevi frangenti, ma nemmeno una favoletta piena di spaventi facili sulla linea di The Conjuring.
The Haunting of Bly Manor ha un ritmo apparentemente lento che molto presto si rivela snervante nel migliore dei modi: nelle larghe inquadrature si cela un solo, piccolo movimento che non ci dovrebbe essere, all’ultimo momento un’ombra si fa materiale, ma è proprio la schiettezza con cui l’anormale appare all’improvviso, senza musica, senza nessun avvertimento, a far saltare sulla sedia lo spettatore.
Inoltre, più la trama prosegue, e più saranno le dinamiche tra i personaggi stessi a contribuire alla tensione: presto diventa chiaro che ogni abitante, a Bly, hadei segreti sommersi così come la casa stessa cela qualcosa di terribile tra i corridoi o forse nelle profondità del lago.
Sempre in pieno stile Flanagan, il vero orrore è il dramma personale di ciascun protagonista, inseguito ancora prima dalle entità maligne di Bly dai propri rimorsi, da consapevolezze terribili o da ricordi angoscianti.
Già in Hill House avevamo assistito alla casa che diventa specchio di ciascuna voce, ma forse stavolta l’espediente narrativo funziona ancora meglio, la storia è più snella, rapida e godibile, e forse essendo più rapida genera ancora più ansia.
Forse è una delle caratteristiche che rende Mike Flanagan uno dei creatori contemporanei più innovativi del genere, e che sicuramente si distingue come sua cifra stilistica, questa sua grande cura dei personaggi, complessi e terribilmente umani che costringono ad affezionarsi a loro, in contrapposizioni a tipici schemi dell’horror, tra inseguimenti e apparizioni, che però assumono un sapore completamente diverso quando coinvolgono donne e uomini che lo spettatore sente così vicini: le storie di Flanagan sono doppiamente nere, perché oltre a far spavento fanno anche piangere, e The Haunting of Bly Manor non fa eccezione in merito.
La serie inoltre è sorretta egregiamente dalla recitazione degli attori, tutti eccezionali, ma degni di menzione speciale i due bambini protagonisti, Amelie B. Smith e Benjamin Aisworth, che sostengono una prova attoriale degna di due adulti senza nemmeno un cedimento.
In conclusione, sicuramente The Haunting of Bly Manor è una visione perfetta per il periodo ottobrino ed in vista di Halloween; è una favola classicamente gotica, a partire dall’ambientazione nella nebbiosa villa inglese, all’atmosfera resa sempre più tetra dalle apparizioni notturne e contornata da bambole abbandonate, carillon malinconici e chiese vuote, senza diventare mai noioso o “già visto”.
Titolo: The Haunting of Bly Manor
Regia: Mike Flanagan
Attori: Victoria Pedretti, Oliver Jackson-Cohen, Amelia Eve
Genere: Horror, Drammatico
Episodi: 9
Anno: 2020
Paese: USA