Un giallo dell’epoca vittoriana. La recensione di The Limehouse Golem.

The Limehouse Golem - Recensione
The Limehouse Golem – Recensione

The Limehouse Golem è un film thriller-horror inglese del 2016, diretto da Juan Carlos Medina, una new entry nella regia, reduce infatti solo da un altro film intitolato Painless del 2012. Così come si può riscontrare nel suo film debutto, anche in The Limehouse Golem, Juan Carlos presenta una storia che punta più sul lato drammatico e personale dei vari protagonisti, ma mentre in Painless la location è un piccolo villaggio nei Pirenei spagnoli del 1931, in questo nuovo lavoro si viene catapulti in una Londra vittoriana, nel pericoloso e tetro quartiere di Limehouse.

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Londra, 1880, strani e spietati omicidi continuano a susseguirsi nel quartiere di Limehouse. La dinamica e la crudeltà di queste uccisioni sono grottesche e, non per ultimo, capeggia un alone di paura e mistero dovuti alla figura dell’assassino che si autoproclama “Golem”, una leggendaria e perfida creatura della mitologia ebraica. Ad indagare sui casi viene incaricato il veterano ispettore di Scotland Yard John Kildare (Bill Nighy, volto noto del cinema e della tv, attivo dalla fine degli anni ’70, ma che, mi perdonerete, per me è prima di tutto il patrigno di Shaun ne L’Alba dei morti dementi), supportato dall’agente George Flood (Daniel Mays, diverse partecipazioni in alcuni film, ma nulla di rimarchevole). Seguendo alcune piste nel tentativo di individuare il famigerato killer, i due si imbattono nel caso di Lizzie Cree (Olivia Cooke, attrice nel film Ouija), un’attricetta di teatro della compagnia del famoso Dan Leno (Douglas Booth), accusata di aver avvelenato il marito commediografo John Cree (Sam Reid). Il marito di quest’ultima infatti, è uno dei tre sospettati di Kildare e provare la sua colpevolezza potrebbe, oltre che risolvere il caso, salvare anche la vita della moglie stessa, condannata alla pena di morte.

Gli elementi per un ottimo film ci sono tutti: la cupa e grigia Londra vittoriana che richiama film spettrali come Sweeney Todd, il teatro cabaret dell’epoca un po’ comico un po’ grottesco, una coppia di investigatori che suonano come Sherlock Holmes e il fedele Watson, una serie di omicidi cruenti e un killer crudele e spietato che ricorda Jack lo Squartatore. In un mix di cose già viste e spunti presi da ogni ramo della letteratura, parte un film che promette bene ma che lascia un po’ di amaro in bocca nel momento preciso in cui lascia andare la componente horror-thriller per affrontare la drammaticità delle vicende della protagonista Lizzie e del mondo che la circonda e che rispecchia alcuni aspetti della marcia società vittoriana. Progressivamente la trama si affievolisce e non riesce più ad attrarre lo spettatore.

The Limehouse Golem è tratto dall’omonimo romanzo di Peter Acroyd del 1994 ma, a differenza del libro, il film lascia ben poco all’immaginazione. Juan Carlos Medina non arriva nemmeno a metà film che già ha scoperto tutte le sue carte e offre troppi spunti per lasciar individuare facilmente come andrà avanti la storia. I colpi di scena che cerca di infilare a forza non sono altro che uno dei finali previsti. Un vero peccato considerando l’inizio carico e pomposo che sembrava regalare qualche emozione in più. The Limehouse Golem è un film che merita comunque d’essere visto, ma che poteva decisamente dare di più.

Titolo: The Limehouse Golem
Titolo originale: The Limehouse Golem
Regia: Juan Carlos Medina
Attori:  Bill Nighy, Olivia Cooke, Douglas Booth, George Flood, Sam Reid, Maria Valverde
Genere: Thriller/horror
Durata: 105 minuti
Anno: 2016
Paese: Inghilterra

 

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Amante dell'horror, dell'arte, della musica heavy metal e della scrittura, amo i gatti e colleziono tatuaggi in giro per il corpo. Ex modella goth, riempio le giornate con film, serie tv e videogames. - L'oscurità; è lei la mia vera luce. (Pinhead) -
the-limehouse-golem-recensioneThe Limehouse Golem è tratto dall'omonimo romanzo di Peter Acroyd del 1994 ma, a differenza del libro, il film lascia ben poco all’immaginazione. Juan Carlos Medina non arriva nemmeno a metà film che già ha scoperto tutte le sue carte e offre troppi spunti per lasciar individuare facilmente come andrà avanti la storia. I colpi di scena che cerca di infilare a forza non sono altro che uno dei finali previsti.