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La forma dell’acqua – Recensione

The Shape of Water - Recensione

La favola d’amore che sfiora il cuore attraverso il potere del silenzio. La recensione di The Shape of Water.

Finalmente, sbarca nelle sale The Shape of Water (La forma dell’acqua), ultimo capolavoro del genio Guillermo del Toro. Non a caso proprio il 14 febbraio, il giorno di San Valentino. Una storia straordinaria, che si presenta come una perfetta alchimia visionaria tra immagine e sentimento.

Ambientata durante il periodo della Guerra Fredda, The Shape of Waterracconta le vicende di Elisa, ragazza muta, e di un misterioso uomo anfibio, trovato in Amazonia e imprigionato dal governo USA per studiarlo. La compassione e la curiosità della giovane la porteranno ad innamorarsi di questa creatura affascinante ed intelligente, per cui sarà disposta a tutto pur di salvarla. Due mondi diversi si incontrano e si sfiorano in un laboratorio, scoprendo un sentimento senza confini né forma, capace di travolgere ogni cosa, proprio come l’acqua.

Guillermo del Toro ci regala, come solo lui sa fare, un’opera meravigliosa e poetica. Sebbene il tema della bella e della bestia sia un classico, il regista stravolge il mito e lo riscrive in maniera del tutto originale, dove l’apparenza viene scartata per toccare qualcosa di più concreto. Infatti, l’amore non viene mostrato nella sua forma più romanticamente banale, bensì nella forza del sacrificio e dell’altruismo che innalzano i protagonisti. Come piace spesso a del Toro, poi, i “mostri” sono creature più umane dell’essere umano stesso, la cui crudeltà è rappresentata dal personaggio di Michael Shannon, sempre perfetto nel ruolo del cattivo. Tuttavia, essere umani vuol dire essere capaci del coraggio di vedere oltre, di andare oltre grazie alla forza dei sentimenti.

La scelta dei protagonisti è incredibilmente azzeccata. Ad indossare la maschera dell’uomo anfibio è il talentuoso Doug Jones, incarnazione vivente delle creature più surreali di del Toro, da Abe Sapien in Hellboy al fauno e all’orco de Il labirinto del fauno. Il bellissimo trucco, rigorosamente artigianale è un rivisitazione perfetta dell’originale Gill-man. Jones, mimo di professione, riesce a comunicare con la sola fisicità tanto l’innocenza quanto la fierezza di una creatura selvaggia, che non può essere né capita, né scoperta dagli esseri umani, ma solo accettata così com’è.

Mostro della Laguna e mostro de La forma dell’acqua

In ugual modo, Sally Hawkins, la protagonista femminile, è perfetta nella parte. Senza l’uso delle parole, la sua Elisa riesce non solo a comunicare, ma letteralmente a farti vivere nel suo mondo, tanto che la stessa colonna sonora del film non è altro che estensione del suo pensiero. In quest’opera non c’è un personaggio che stoni. In particolare, personalmente, mi è entrata nel cuore Zelda, l’estrosa migliore amica, interpretata da una bravissima Octavia Spencer.

In una pellicola in cui sono i silenzi a parlare, dato che i protagonisti non hanno voce, la fotografia e gli effetti speciali accompagnano con grande maestria questa favola d’amore. Ecco, quindi, tingersi lo schermo di un susseguirsi di colori, dal blu più scuro al verde più brillante che, invece di raffreddare, riscaldano.  Esplorare il mondo immaginifico di del Toro è sempre qualcosa di sorprendente: che si tratti di robottoni (Pacific Rim) o di fantasmi di sangue (Crimson Peak), Guillermo del Toro resta un poeta del cinema.

Non è una sorpresa che la pellicola stia, quindi, riscontrando consensi sia tra gli spettatori che nei vari festival. Già dal 2017 si è aggiudicato non solo decine di candidature per la regia, il cast e la fotografia, ma ne ha già vinti altrettanti, tra cui il “Leone d’Oro” per il miglior film alla 74° mostra internazionale di Venezia e il Golden Globe 2018 per il miglior regista e la migliore colonna sonora originale, creata da Alexandre Desplat. Ora, all’orizzonte non restano che gli Oscar a cui il film è stato candidato a quasi tutti le categorie principali, dal miglior regista alla miglior attrice, dalla miglior sceneggiatura originale alla miglior fotografia.

Tuttavia, The Shape of Water era una pellicola molto attesa dai fan di del Toro, dato che si vociferava ormai da una decina d’anni che il regista desiderasse girare un remake de Il mostro della laguna nera di Jack Arnold (1954). L’idea di del Toro era quella, però, di realizzare una pellicola dal punto di vista di Gill-Man, che non convinse all’inizio l’Universal, tanto da scartarne il progetto.

Fortunatamente, del Toro è una persona che non si arrende e lo ringrazio per tale costanza che ci ha regalato quest’opera, nata nella testa del regista da bambino, come ha confessato lui stesso, quando aveva immaginato un lieto fine per Kay e Gill-Man. Da fan di Hellboy, inoltre, non posso non vedere in questo film anche la triste storia d’amore di Abe Sapien, di cui ritornano ovviamente non solo un po’ le fattezze dell’uomo anfibio, ma anche la sua passione per le uova.

The Shape of Water è un film che è capace di parlare al pubblico, nonostante si fondi sul potere dei silenzi. Da vedere assolutamente.

Titolo: La Forma dell’acqua
Titolo originale: The Shape of Water
Regia: Guillermo del Toro
Attori:  Sally HawkinsOctavia SpencerMichael Shannon
Genere: Fantasy, Drammatico, Horror
Durata: 123 min
Anno: 2017
Paese: USA

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