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Thirst – Recensione

Thirst - Recensione
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Il vampirismo secondo Park Chan-Wook. La recensione di Thirst

Thirst è un film horror del 2009 scritto e diretto da Park Chan-wook, con Song Kang-Ho, Kim Ok-Vin, Shin Ha-Kyun, Kim Hae-Sook e Park In-Hwan, che ha vinto il Premio della Giuria al 62º Festival di Cannes ed è liberamente ispirato al romanzo “Teresa Raquin” di Émile Zola. Plaion (Koch Media) lo riporta alla luce inserendolo nella sua etichetta dedicata all’horror Midnight Factory, proponendolo in Limited Edition DVD, blu-ray e in VOD sul proprio canale di Amazon Prime Video.

Sang-hyun è un prete cattolico devoto e che si sacrifica per il prossimo. Dopo essersi offerto volontario per un esperimento volto a trovare una cura al letale virus Emmanuel, nonostante l’esperimento fallisca e finisca in pericolo di vita, riesce a ristabilirsi completamente tramite una trasfusione di sangue. Unico superstite di 500 cavie umane, viene osannato come un santo miracolato, ma ben presto scoprirà che a toccarlo sarà stata una maledizione più che una benedizione. Sang-hyun è infatti diventato un vampiro assetato di sangue, e mentre cerca di scoprire come vivere questa nuova condizione senza procurare morte e sofferenza al prossimo, si innamora di una ragazza che era una sua amica d’infanzia.

Bakjwi (pipistrello in coreano), titolo originale di questa pellicola, dura due ore e 14 minuti, minutaggio abbondante al quale Chan-wook però ci aveva da tempo abituato, anche con i suoi film più noti come Mr. Vendetta, Old Boy, Lady Vendetta e Mademoiselle. Questa volta però dirige un horror, un film sui vampiri atipico, un racconto soprannaturale che unisce sacro e profano, umanità e bestialità, bene e male, amore e odio.

La pellicola di Park Chan-Wook è elegante, sofisticata, ironica e profonda. Una profondità che viene raggiunta tramite l’esplorazione psicologica dei personaggi, cominciando dal prete Sang-hyun, che si trova a vivere il conflitto tra la fede e la sua nuova natura di vampiro, allegoria del Male, del Diavolo. Il sacerdote percorre il suo viaggio di mutazione accompagnato dalla sua forte vocazione al divino, mentre la primordiale bestialità del vampirismo cerca di sopraffarlo e ridurlo a mostro sanguinario e senza raziocinio. Park Chan-Wook fa evolvere i suoi personaggi, che diventano in alcuni casi eroi, in altri carnefici. Scopriamo man mano le più piccole sfaccettature dei protagonisti, e capiamo la loro complessità e mutabilità nel tempo: simpatici, dolci e leali, con lo scorrere dei fotogrammi diventano subdoli, meschini e insopportabilmente inetti e raccapriccianti.

Come accade in molti film di vampiri di qualità, il vampirismo è un pretesto per raccontare altre tematiche care al genere umano. In Thirst si evidenzia il potere: con la mutazione in vampiro cambiano i ruoli nella catena alimentare, la supremazia fisica pone i protagonisti al di sopra degli homini sapiens. Prima loro pari, poi semplicemente cibo. Il nostro prete deciderà di non diventare un cinico predatore, e di soddisfare la sete atavica di sangue procurandosi nutrimento in modi alternativi e meno dannosi possibili per il prossimo, in perfetta coerenza con la sua fede cristiana.

La pellicola è ricca di generi: dalla black-comedy, al film romantico, ed è intrisa di una potente carica erotica, anche grazie alla sensualissima Kim Ok-Vin che interpreta un personaggio dalle mille sfaccettature, capace di passare dal bene al male di fronte allo stupore del pubblico totalmente incapace di capire come si svilupperà la trama. Thirst è un film meraviglioso ingiustamente oscurato dal successo mondiale di Old Boy, che merita l’attenzione di tutti gli amanti del cinema. 

Titolo: Thirst
Titolo originaleBakjwi
Regia: Park Chan-wook
Attori: Song Kang-Ho, Kim Ok-Vin, Shin Ha-Kyun, Kim Hae-Sook, Park In-Hwan
Paese: Corea del Sud, USA
Anno: 2009
Genere: Horror, drammatico
Durata: 134 minuti

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