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Tina strappa vene – Storie Horror

Tina strappa vene [Racconti horror]
Tina strappa vene [Racconti horror]

Tina strappa vene [Racconti horror]
Tra le varie “storielle” o leggende che dir si voglia, quella che mi ha più lasciato l’amaro in bocca, non è famosissima, ma è ancora viva nel ricordo di moltissime persone dell’Agro aversano. Viene chiamata in diversi modi; “L’amore di Tina”, o “Tina due cuori”, o peggio ancora, “Tina strappa vene”, ed altri titoli non troppo eleganti da scrivere. Nata ad Aversa nel 1950, finii in manicomio nel 1966, e si potrebbe dire: semplicemente per essersi innamorata. Chi la conosceva la ricorda come una ragazza timida e riservata, poi, incontrò Corinna, una giovane del nord, arrivata nella cittadina Normanna da sola.

Per Tina, quella ragazza rappresentava tutta la spensieratezza e il senso di libertà di cui lei necessitava. Fu subito amore, ma un amore che non poteva essere palesato per la “stranezza” del caso. Infatti le due non vivevamo certo a San Francisco, e a quei tempi era assurdo il solo pensiero che due donne potessero stare insieme in tutta libertà come una coppia. I genitori di Tina credenti e timorati di Dio, ovviamente non riuscivano a tollerare nemmeno la semplice idea di quanto affermato dalla figlia, ed a seguito di crescenti discussioni e limitazioni, portarono la giovane in uno stato di profonda depressione.

Tina così decise di suicidarsi, si chiuse in bagno, e non trovando alcun oggetto per tagliarsi le vene, in preda alla disperazione, cercò di strapparle via dai polsi a morsi. I genitori la ritrovarono sanguinante sul pavimento, in fin di vita, e sotto consiglio del medico, concordarono che l’unica soluzione fosse quella di farla rinchiudere in manicomio.

Non tutti i mali vennero per nuocere, seppur legata e con una mascherina in pelle sulla bocca, per la giovane fu una liberazione essere in quel posto, perché segretamente, la sua Corinna riusciva a trascorrere tantissimo tempo con lei. Non ci volle molto a far giungere la voce di quegli incontri clandestini ai genitori di Tina, i quali si videro costretti a chiedere aiuto a dei malviventi, ed in comune accordo, trovarono come unica soluzione “razionale” quella di far sparire per sempre la giovane Corinna.

I criminali ovviamente adottarono i loro metodi, e la ragazza fu prima violentata e poi uccisa senza alcuna remora, legando il suo corpo ad un albero nei giardini dell’ospedale psichiatrico, proprio in corrispondenza della cella di Tina. Dal momento che Corinna esalò il suo ultimo respiro, in quel preciso istante, anche il cuore di Tina smise di battere, per poi ricominciare a battere il doppio nel suo petto. Le loro anime si erano ritrovate e unite. Tina riuscì a liberarsi dalle sue catene e a scappare dalla sua cella. Uccise tutte le persone che incontrò durante la sua fuga, inservienti, dottori e persino altri detenuti nel lunghissimo corridoi del manicomio; poi, sparì nell’oscurità di quell’enorme struttura senza essere mai più ritrovata.

Molte persone giurano di aver sentito battere quei cuori all’interno di quelle spesse pareti ancora oggi là dove tutto è abbandonato e tace, o almeno dovrebbe. Quelle due anime, si erano promesse un amore etereo che hanno mantenuto, seppur le persone, cieche ed infami, hanno cercato di dividere in terra, contrariamente a come cita una ben nota frase da chiesa.

Questa è una delle tante leggende che circondano quel posto, ma valeva la pena riportarla alla luce, perché, a mio avviso, carica di passione, malinconia e soprattutto di spaventosi misteri. Di seguito alcune foto del manicomio allo stato attuale, voi, trascorrereste una notte in questo posto? Personalmente no, ma passo lì molti pomeriggi lasciandomi trasportare dalle atmosfere, e per scoprire leggende nemmeno troppo antiche.

Manicomio Aversa – scale verso i seminterrati
Manicomio Aversa – strada circostante l’ospedale
Manicomio Aversa – una delle stanze per i pazienti
Manicomio Aversa – protesi per gli arti inferiori di uno dei pazienti
Manicomio Aversa – ingresso per il personale

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