Vivere ai tempi del Medioevo non deve essere stato semplice né tantomeno gratificante. Dimenticatevi la libertà di espressione e il tanto decantato girl power! Un’era durante la quale bastava davvero poco per essere accusati di stregoneria, (somministrare a qualcuno un erba medicinale era già abbastanza per essere messi al rogo); e non solo, si finiva in grossi guai semplicemente con una scappatella extraconiugale (se fosse ancora in voga, grazie ai Social, si sarebbe decimata la popolazione mondiale).
La legge, non era assolutamente clemente, anzi, i sistemi di tortura attraverso le cosiddette macchine del dolore erano tra i più variegati tramite cui l’essere umano poteva dare sfogo alle fantasie più sfrenate con aggeggi cruenti e scenografici.
Non so voi, ma ogni qual volta si parla di condannati durante i cosiddetti -tempi bui- mi viene in mente Giordano Bruno e la sua tremenda morte con la lingua in giova, serrata da una morsa affinché non potesse parlare, denudato e legato a un palo e poi “ovviamente” arso vivo.
La storia ci insegna che il Medioevo è stato il periodo più caldo e sanguinario in fatto di persecuzioni e torture, alcune delle quali talmente tremende da guadagnarsi un inchino persino dal leggendario Pinhead il suppliziante.
Colpevoli, magari innocenti, venivano impalati, squartati, bruciati o murati vivi, crocefissi in diverse posizioni, fatti a pezzi e perché no, trascinati da cavalli.
Chiarito il concetto, procediamo per ordine crescente di sofferenza:
(1) La battitura dei piedi, metodo che veniva praticato in Europa durante il Medioevo e nel Rinascimento, e probabilmente ancora in molti posti al mondo.
(2) Il metodo della tortura dell’acqua, che consisteva nel versare nella gola della vittima, litri e litri di acqua provocando una sensazione di morte imminente. Secondo alcuni, tali tecniche sono ancora in auge nella nostra era in quanto ritenute valide durante gli interrogatori. Infatti, la tortura dell’acqua viene ancora praticata nel carcere di Guantanamo (Cuba).
Storicamente si parla anche della (3) tortura dell’acciaio fuso, simile a quella dell’acqua, ma in questo caso veniva versato un materiale decisamente più caldo e pesante!
Tra le vittime dei metodi di tortura più cruenti, ovviamente ci sono le streghe, o presunte tali, alle quali veniva spesso praticata (4) La tecnica della tavola. Uno dei sistemi più in auge nel Medioevo, secondo cui la vittima veniva legata mani e piedi a quattro funi montate su rulli, e poi, venivano tese, finché non procuravano la totale slogatura e persino il distacco delle articolazioni.
Alle streghe fu dedicata anche la tortura denominata (5) Lo strappaseno: consistente in una pinza con uncini che veniva utilizzata per fare ciò che potete tutti immaginare dallo stesso nome.
Ai traditori, dissidenti e nemici di battaglia erano praticate tecniche come (6) Lo spacca-ginocchia, metodo molto apprezzato anche durante l’inquisizione spagnola. Costituito da una morsa provvista di punte che veniva applicata al ginocchio del malcapitato e mano a mano stretta con una vite.
Da non tralasciare (7) La tecnica della sega, una delle torture più lente e dolorose, prevedeva il sezionamento del corpo lungo l’asse longitudinale. Il condannato veniva appeso a testa in giù in modo da far affluire il sangue alla testa in modo tale, da mantenerlo in vita il più tempo possibile. (Dal nome non vi aspettavate per caso un happy ending?)
Quando si parla di tortura, visivamente parlando, il metodo che credo più noto, è quello de (8) La ruota, in base al quale, la vittima veniva legata sulla ruota di un carro, poi braccia e gambe venivano spezzate a martellate.
(9) Lo spappolatesta era una sorta di casco montato su un torchio (cimelio che forse non sarà difficile trovare nei musei del genere). Esso veniva ovviamente applicato al cranio e causava una morte “abbastanza” dolorosa.
Insomma gli aguzzini del Medioevo di certo ne avevano di pelo sullo stomaco per adottare torture del genere alla gente, ma allo stesso tempo avevano anche una spiccata dose di fantasia per la scelta dei nomi che spesso rasentava il grottesco; come nel caso de (10) L‘asino spagnolo, uno degli strumenti più diabolici della storia. Consistente in un palo di legno a sezione triangolare dai lati lisci e i vertici particolarmente acuminati. Il condannato di turno veniva messo a cavalcioni del tronco in modo che il suo peso gravasse sullo spigolo; e come se non bastasse venivano aggiunti dei pesi alle caviglie. Un altra variante, era (11) La culla di Giuda (o cavallo di giuda), una piramide di legno su cui veniva fatto sedere il condannato appeso sia per le braccia che per le gambe. Poi ancora la cosiddetta (12) Pera di ferro, un sistema a vite che apriva la bocca fino a slogarla.
Insomma, per quanto terrificanti, questi strumenti di malvagità fanno ancora oggi riflettere, in quanto, purtroppo, non sono frutto di leggende o invenzioni, ma cruda realtà che si tramanda, capace di far scuola ai più efferati omicida dell’ultimo secolo, e spesso incentivandoli. Ovviamente, queste sono solo alcune delle tecniche medievali, sappiamo bene che ne esistono tante altre, e ci piacerebbe leggerne altre nei commenti del nostro blog, quindi, malati mentali e storici, nonché inutili saccenti che ci seguite, date sfogo alla vostra insana fantasia!