Noi siamo come il sognatore che sogna e poi vive dentro il sogno. Ma chi è il sognatore? La recensione del episodio 14 del revival di “Twin Peaks”.

[Attenzione! L’articolo può contenere spoiler!]

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Fin dalle sue origini, in “Twin Peaks” i sogni sono sempre stati importanti, profetici e metafisici. Un sognatore è un viaggiatore che raggiunge un certo tipo di conoscenza, non sempre chiara o immediata, ma ispiratrice di una nuova consapevolezza. Dunque, attraverso un sogno Gordon riunisce gli indizi che erano sempre stati davanti a lui e giunge ad un’epifania. La raggiunge attraverso una guida, Monica Bellucci, interprete di se stessa, che con le sue parole innesca una catena di rielaborazioni di ricordi e informazioni.

Il ricordo più rilevante è quello di Phillips Jeffries, un potente omaggio a David Bowie, che rievoca una delle scene più enigmatiche di “Fuoco cammina con me”. A quel tempo, il comportamento di Jeffries ci lasciò tutti confusi. Perché affermare con tale insistenza che quello non fosse Cooper? Solo adesso capiamo cosa allora l’agente voleva dire a Gordon. Pensare che Lynch abbia atteso 25 anni per svelarci questo mistero, mi fa scoppiare davvero la testa!

Reazioni esplosive

Jeffries era come sfasato a livello temporale. Sapeva che Cooper sarebbe stato sostituito dal suo doppio ma, quando elargisce tale informazione, era ancora troppo presto: quello era ancora il vero Cooper! Dunque, questo ricordo viene archiviato da Gordon per avere un senso più ampio solo col tempo. Ogni cosa ha un suo significato nell’opera di Lynch, ma viene a galla unicamente quando il suo creatore è pronto a parlarne. Mai prima.

“Noi siamo come il sognatore che sogna e poi vive dentro il sogno.” ripete Monica Bellucci, citando “Eternal Stories from the Upanishads” di Thomas Egenes, “Ma chi è il sognatore?” Semplicemente Gordon? Ma con Lynch nulla è semplice. Non è un caso che sia proprio Gordon a sognare perché Gordon non è solo Gordon, ma è anche David Lynch, il creatore di tutto questo universo. “Twin Peaks” è la fantasia incarnata di Lynch che mai come in questa stagione ha avuto il sapore di un sogno con i suoi no-sense che hanno in realtà senso, i misteri intrinseci e le sue rivelazioni. Un lungo sogno in cui siamo stati invitati ad immergerci. Quindi, siamo noi i sognatori? In fondo, non siamo forse rimasti anche noi, come i suoi personaggi, intrappolati nei segreti di “Twin Peaks”?

“Tutto quello che vediamo e sembriamo non è che un sogno dentro un sogno?” ci si domanda attraverso le parole di Edgar Allan Poe. Il sogno dentro al sogno. Lynch che sogna d’essere Gordon che a sua volta sogna, proprio come il celebre racconto zen riguardo il maestro Chuang-Tzu. Il maestro sogna d’essere una farfalla che sogna d’essere Chuang-Tzu finché l’uomo, svegliandosi, si chiede: lui esiste davvero oppure è solo il sogno di una farfalla? Gordon e Lynch, il creatore e il creato, si fanno carico di questa riflessione perché sono gli unici che incarnano tale concetto e così la verità viene a galla: esistono due Cooper. Uno è l’oscuro Cooper fuggito dal carcere, mentre l’altro (Dougie) è agli agenti ignoto… fino a quando la fede rinvenuta nello stomaco del Maggiore Briggs non rivela una sconcertante informazione: Janey-E è la sorellastra di Diane!

Quelle notizie che non ti aspetti

E se questo dato non fosse semplicemente una coincidenza (creata da Lynch, ovviamente)? Se Janey-E fosse complice di Diane? Fino a questo istante, l’indifferenza di Janey-E per la confusione di Dougie sembrava da imputare al fatto che, in seguito ad un incidente, il marito avesse avuto dei problemi simili in passato, ma se invece la donna fosse la custode del secondo doppio di Dale? Ma se così fosse, non avrebbe dovuto già “azionarsi” per finire Dougie?

Del segreto dei due Cooper vengono finalmente a conoscenza anche Bobby, Andy, Hawk e Truman che, seguite le coordinate lasciate da Briggs, raggiungono Jack Rabbit, ovvero un “grande ceppo” (non è stata forse anche la Signora Ceppo a guidarci fin qui?), porta su un altro mondo. A varcare la porta, però, non è Bobby, bensì Andy, il “puro” per eccellenza fra i cittadini di Twin Peaks, colui che era sempre stato uno spettatore degli eventi, proprio come noi. Nella Loggia Bianca Fireman, il Gigante, decide di rilasciare la sua conoscenza ad Andy attraverso un sogno ad occhi aperti. Da questo viaggio Andy torna “diverso”, più risoluto e consapevole su ciò che deve essere fatto, tra cui proteggere Naido, la ragazza cieca che Dale aveva incontrato nell’episodio uno.

Sogni e segreti si aprono a noi, proprio come una Rosa Blu. Proprio come il volto di Sarah Palmer che ci affaccia su un’inquietante realtà. Come Laura aveva svelato la sua natura benigna, mostrando la propria luce, dietro al volto della signora Palmer si annidano caotiche tenebre. Fra le immagini possiamo intravedere persino la mano di Laura a cui manca un dito, proprio quello in cui indossava l’anello di giada. E se sotto la pelle di Sarah Palmer fosse nascosta la Madre?

Laura Palmer: “Mamma, sei sicura di sentirti bene?”

A tre passi dalla fine, ormai siamo pronti a svegliarci. O quasi.

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