Torna Twin Peaks, da oggi con il 50% di follia in più. La recensione dell’episodio uno e due.

Twin Peaks - terza stagione - episodi 1 e 2
Twin Peaks – terza stagione – episodi 1 e 2

In fondo, ce lo aveva promesso.

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Ti rivedrò ancora fra 25 anni…

 Con queste parole Laura Palmer si congedava dall’Agente Dale Cooper nell’ultimo e scioccante episodio della serie, intitolato Oltre la vita e la morte. Da uomini di parola quali sono, David Lynch e Mark Frost, creatori de I segreti di Twin Peaks, a 26 anni di distanza ci riportano nei meandri onirici di una delle serie televisive cult più suggestive di sempre. 26. Un anno di ritardo causato dai problemi tecnici legati alla complessa post-produzione dei 18 episodi di questa terza e nuova stagione che ci attende.

Sono gli stessi pini, le medesime cascate che scorrono al ritmo dello storico intro musicale, senza più quella caratteristica patina fotografica anni ’90. È un ritorno. Tuttavia, il messaggio degli autori è da subito chiaro: la terza stagione sarà molto diversa dalle precedenti. Si va avanti sempre, ci si evolve pur restando gli stessi. Le prime due puntate, percepite più come un lungo prologo introduttivo alla stagione, lo sono una chiara dimostrazione. Macabre. Deliranti. Tetre. La serie non vuole essere un nostalgico rientro, un qualcosa di già visto e vissuto, ma una visita a un posto famigliare con occhi nuovi.

Una delle più evidenti differenze tra passato e presente è la localizzazione in cui si svolgono le vicende. New York, Buckhorn e Twin Peaks. La rossa sala d’aspetto della Loggia Nera. Quattro luoghi diversi per quattro enigmi. Infatti, Twin Peaks viene visitata solo per brevi momenti in cui si ha l’occasione di scorgere alcuni “amici” di vecchia data. La sensazione è proprio quella di un luogo sospeso nel tempo dove tutto è rimasto invariato. Ancora una volta, però, un sasso colpisce questo lago placido e la Signora Ceppo, la compianta Catherine E. Coulson morta qualche giorno dopo aver girato quelle stesse scene, mette in allerta il vicesceriffo Hawk (Michael Horse). Qualcosa è scomparso a Twin Peaks ed è legato all’agente Cooper, partito dal paese 25 anni orsono, ma solo Hawk può ritrovarlo, poiché è connesso al suo retaggio. Il ceppo non sbaglia. Però, come viene fatto notare, è proprio Cooper ad essere scomparso.

L’agente Dale Cooper, infatti, per tutto quel tempo è rimasto intrappolato nella stanza rossa della Loggia Nera, dimensione metafisica tra il mondo dei vivi e quello dei morti, mentre il suo corpo è occupato da Bob che, come un suo doppelgänger malvagio, lascia solo morti al suo passaggio. Bob, però, teme il suo ritorno alla Loggia e sembra essere supportato nella nostra realtà da Phillip Jeffries, agente dell’FBI fuori servizio da diversi anni, interpretato all’epoca da David Bowie. Cosa stia architettando non è ancora chiaro così come le sue intenzioni. Cosa rappresenta l’asso di picche con le vestigia di un simbolo cornuto? Cosa sta cercando Bob? Inoltre, c’è una connessione tra lui e la scatola di vetro a New York?

La scatola parrebbe essere un nesso dimensionale, un condotto tra qui e un altro mondo in effetti. Strane creature vi compaiono al suo interno, persino Cooper per qualche breve momento quando cade nella “non esistenza”. Con la scomparsa improvvisa di Laura Palmer e la caduta fuori dalla stanza rossa, il ritorno al suo corpo sembra essere stato volutamente deviato. Ma da chi? Da Bob? O forze più oscure di lui avanzano?

Come al solito guardare Twin Peaks risveglia mille domande e ben poche risposte all’inizio, ma è questo è il gioco di Lynch e Frost: aprire porte, porre enigmi, mostrare indizi e tenere in sospeso, incantando, allucinando e smarrendo un po’ lo spettatore. Lynch non ha perso di certo il suo tocco, marcando di più l’accento sul lato dark, agghiacciante e onirico (o sarebbe meglio dire da incubo) della serie. Sono passati i tempi del “mettere a nudo un poco alla volta” così come accadeva nelle prime stagioni in cui la perfetta Twin Peaks si svelava essere una dimora d’orrori umani e soprannaturali. Lo spettatore sa già che nulla è come sembra, quindi Lynch va oltre, va incontro allo scabroso, al sangue e all’ignoto, dimostrando che a Twin Peaks arde ancora un intenso fuoco. Non ci resta che camminare con lui.

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