Scena del crimine: Londra fine 1800. Al calar del sole in un atmosfera cupa e umida fitta di nebbia ecco comparire la follia di Jack lo Squartatore, probabilmente sorta dal fuoco degli inferi, destò il panico generale al punto che una moltitudine di persone suggestionabili a quei tempi fu convinta che il maligno fosse ritornato sulla terra.
Il suo nome rievoca ancora oggi una sensazione gelida di puro terrore, lo stesso che attraversò la città come una lama affilata proprio come quella utilizzata dal nostro protagonista. Jack lo Squartatore è entrato nell’immaginario collettivo come l’emblema del killer seriale, lucido, scaltro e contraddistinto da una furia omicida degna di un demone. Il suo caso è stato così eclatante proprio perché sconvolse la Londra borghese e perbenista di fine 800. Infatti da subito fu stilato un quadro psicologico del personaggio che venne riportato fino ai giorni nostri: una figura spietata e squilibrata nata dall’ambigua società vittoriana rigida di giorno e squallida e misera di notte. Jack non rappresentò solo lo stereotipo del serial killer, in quanto riuscì a portare a galla lo sdoppiamento dell’intera società londinese. Della storia e soprattutto della sua lama diabolica ne siamo tutti a conoscenza, le sue vittime, cinque prostitute sfigurate e sezionate terribilmente (Mary Ann Nichols, Annie Chapman, Elizabeth Stride, Kate Eddowes, Mary Jane Kelly) sono figlie di quella società malsana che mieteva vittime tra alcool e povertà; sapete che tutt’oggi a Londra è possibile passeggiare per le vie dei quartieri Aldgate e Whitechapel attraverso un vero e proprio tour: due ore di informazioni e dettagli su come Jack lo squartatore abbia colpito nel 1888, per scoprire quello che fu il campo d’azione di Jack, a quei tempi ghetto degradato e malfamato.
La follia che ha reso Jack un omicida così spietato e singolare fu il suo comportamento “sbeffeggiante” rivolto alle autorità del tempo, eh si, lui non divise solo la società perbenista di Londra bensì evidenziò anche l’inefficienza delle autorità lasciando messaggi subliminali accanto alle proprie vittime rivolti a Scotland Yard, disseminando panico totale. Ma nonostante ciò, non lasciò mai alcuna traccia di sé. Sono molteplici i casi di efferati omicidi seriali avvenuti nel corso della storia, ma solo quello di Jack lo Squartatore è divenuto sinonimo di mistero e tutt’oggi oggetto di tesi e studi da parte di criminologi; infatti le ipotesi di chi potesse essere stato ce ne sono tantissime, pellicole e fiumi di inchiostro sono stati spesi per questo personaggio che ha agito in silenzio e in punta di piedi dissolvendosi così come l’umida nebbia londinese.
È risaputo che avesse un’accurata conoscenza anatomica del corpo umano, che sapesse utilizzare lame e bisturi con precisione. Il caso ha avuto vari indagati: come un medico russo Michael Ostrog, un altro medico Stephenson, l’avvocato Druitt, un calzolaio, John Pizer. Ma nessuno di questi, analizzati nel dettaglio, furono associati in toto al vero identikit del killer. Una tesi, ritenuta da molti verosimile, è riportata nella pellicola “From Hell” (2001) con Johnny Deep tratto dal romanzo grafico From Hell di Alan Moore ed Eddie Campbell dedicato a Jack lo Squartatore. La storia è basata su una cospirazione di tipo massonico istigata dal medico di corte della Regina Vittoria, Sir William Gull, il quale organizzò gli omicidi in modo da evitare uno scandalo dovuto ad un presunto matrimonio segreto tra l’erede al trono, il Principe Albert Edward, con una donna cattolica da cui questi avrebbe avuto un figlio. Nel film viene riportata fedelmente la storia di Jack con la reale cronologia dei suoi omicidi, le vicende vengono analizzate e rielaborate dall’occhio di un investigatore interpretato da Deep il quale salverà l’ultima delle prostitute nel mirino di Jack, Mary Kelly (ma solo nella fiction), in quanto nella realtà nessuna delle protagoniste bersaglio dello Squartatore riuscì a mettersi in salvo e soprattutto proprio su quest’ultima fu riversata tutta la ferocia del killer.
Di recente è stato nuovamente rielaborato il caso e attraverso le tecnologie odierne si ritiene che il vero Squartatore fosse stato un immigrato polacco di origini ebree, chiamato Aaron Kosminski, all’epoca poco più che ventenne, affetto da turbe mentali, secondo l’analisi del dna rinvenuto su una stoffa sulla scena di uno dei delitti, si ritiene che lui sia il vero Jack lo Squartatore. Probabilmente la storia ha trovato con questa ennesima analisi un nome. Che possa essere stato un artista, un medico o un uomo comune, a noi non interessa in quanto ci piace fantasticare su di una figura così leggendaria, ciononostante dobbiamo riconoscere a questo personaggio di essere stato il precursore di cosiddetti “Delitti perfetti”.