Seducente e misterioso, The Witch è l’horror che ha impressionato il Sundance Film Festival.
Spregevoli e decrepite, donne vestite di nero a cavallo di una scopa, così rappresentate nell’iconografia popolare ed artistica. «Non ho paura delle streghe […] tantomeno di nessun’altra creatura fatta eccezione per l’essere umano» diceva Francisco Goya quando dipinse il loro volo dentro alle Pitture Nere nei primi anni dell’Ottocento. Al rogo! Al rogo! Torturate le puttane del Demonio, guaritrici e miscredenti! Le streghe sono oggi dentro ad ogni cosa, simbolo di persecuzione e da sempre capri espiatori per definizione. Il cinema e la letteratura lo sanno bene quanto possano raccontarci quelle donne così versatili, seducenti e tentatrici, femministe o autoritarie, impaurite da loro stesse e dalla loro magia spesso incontrollabile. Le streghe e la stregoneria entrano a far parte della cinematografia in maniera trasversale e multiforme: commedie, fantasy o cartoni animati, ma è soprattutto nell’horror che trovano sempre la linfa vitale della quale nutrirsi. Questo lo sa bene Robert Eggers, giovane regista esordiente al suo primo lungometraggio, che con The Witch: a New England Folktale (2015) (ri)porta sul grande schermo gli aspetti più fiabeschi e conturbanti del Male.
Siamo nella Nuova Inghilterra del 1630, prima dei processi sommari di Salem, quando una numerosa famiglia di integralisti viene cacciata da una colonia anglicana. Il capo d’accusa? “arroganza presuntuosa”. Il nucleo è composto da padre, madre, la primogenita Thomasin (Anya Taylor-Joy), Caleb, i gemellini Jonas e Mercy, il neonato Sam. Tutti assieme costruiranno un nuovo insediamento alle porte del bosco nero, pronti a riprendere in mano la loro vita e la coltivazione del granturco. A far precipitare gli eventi sarà la prematura scomparsa del piccolo Sam, rapito (presumibilmente) da un lupo mentre gioca con Thomasin alle soglie della selva. Intanto il dubbio si insinua, i sospetti crescono e le preghiere non bastano. L’angelica Thomasin è forse una serva del Demonio? Oppure è Black Philip – il caprone nero del gregge che capeggia nella locandina del film – ad essere esso stesso il Male sotto mentite spoglie? Cosa si nasconde dietro lo sguardo inespressivo di quella bestia?
Domande che troveranno risposta solo nel finale, quando tutta la poesia della pellicola si consumerà nel vortice inevitabile del dramma familiare. Eggers confeziona così un’opera estremamente stratificata, in cui la cornice di riferimento è la melassa culturale delle nuove Americhe all’inizio della loro formazione. La lingua inglese dell’epoca, con le conversazioni originali riprese da The Practice of Piety di Louis Bayley, riporta alla mente questa condizione estrema in cui i coloni si trovano ad edificare e sopravvivere alla loro esistenza. C’è poi il tormento della fede e della ricerca perpetua di una redenzione senza fine, dinanzi alla quale le fragilità umane non possono nulla ma vengono messe invece inesorabilmente a nudo. Dentro questa duplice cornice, la figura di Thomasin – in età post-adolescenziale – si carica del potenziale emancipante dell’adolescente che sfida i limiti imposti dagli standard familiari nel 17° Secolo. Ecco la metafora, ecco l’eresia: come una strega, la prima figlia è pronta a sovvertire i ruoli e le gerarchie parentali, è pronta a mettere metaforicamente in discussione i costumi ed i dogmi di quel mondo là.
The Witch è inoltre un prodotto esteticamente sublime, con atmosfere lugubri che richiamano alla mente il paese del maestro M. Night Shyamalan tratteggiato in The Village (2004) – grazie anche all’ampio utilizzo delle luci naturali in fase di ripresa – capace di fondare tutta la sua forza su ciò che non viene mostrato e sulla miseria della condizione di quei decenni. Tutto nel lavoro di Eggers è dosato in modo attento, tale da abbassare le difese dei miscredenti per poi colpirli (non solo visivamente) proprio al centro dello stomaco, nel basso ventre.
Non sappiamo, come è stato già ripetutamente affermato, se The Witch sia o meno il film horror dell’anno, se sia destinato a passare nel dimenticatoio o ad affermarsi come una piccola gemma in un groviglio di mediocrità. Quel che sappiamo di certo è che esso ha ricevuto la benedizione (si fa per dire) di Jex Blackmore, portavoce femminile della congrega Satanic Temple, la quale ha definito il film «un’esperienza satanica trasformativa che, nella sua chiamata alle armi, diviene atto di sabotaggio spirituale e liberazione dalle tradizioni oppressive dei nostri progenitori». Quale migliore sintesi per un lavoro costato circa tre milioni di dollari e che ne ha riscosso, dopo una sola settimana dalla sua uscita nelle sale americane, ben 25 milioni?
Le fattucchiere nella cinematografia recente:
Protagoniste in almeno due delle serie tv contemporanee più interessanti – American Horror Story Coven (2013) e nella seconda stagione di Penny Dreadful (2015) – le streghe e la stregoneria tornano a far paura sul grande schermo tra il 2012 ed il 2013, con due pellicole che affrontano la tematica in modo completamente differente ma entrambe ben riuscite: rispettivamente The Lords of Salem (conosciuto in Italia sotto il nome di Le streghe di Salem) di Rob Zombie e Las brujas de Zugarramurdi (tradotto come Le streghe son tornate) di Alex de la Iglesias. Inutile poi ricordare – visto anche il rapporto budget/incasso – l’enorme successo di The Blair Witch Project (1999), di Daniel Myrick e Eduardo Sanchez, trasformatosi ben presto in un cult anche per essere stato in grado di riportare a galla la cifra stilistica da falso documentario. Più lontano dalla figura della fattucchiera in sé, ma di sicuro più vicino alle pratiche di magia nera, The Skeleton Key (2005) – del britannico Iain Softley, già autore dell’ottimo K-Pax – una pietra miliare per chi scrive ed assolutamente da recuperare per chi invece se lo fosse perso per strada.
Titolo: The Witch: a New England Folktale
Titolo originale: The VVitch: a New England Folktale
Regia: Robert Eggers
Attori: Anya Taylor-Joy, Ralph Ineson, Kate Dickie
Genere: Horror
Durata: 92 minuti
Paese: Stati Uniti, Canada
Anno: 2015
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